Busto di Nefertiti: un falso?

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-francis-
00sabato 2 maggio 2009 11:43
Néfertiti, légende fêlée

Le Buste de Néfertiti, pièce maîtresse de l’égyptologie, serait-il un faux? Le Genevois Henri Stierlin, sciemment provocateur, l’affirme. La thèse est contestée.


Le destin des archéologues est de fouiller. Bien souvent, ils remuent des mois durant, voire des années, de maigres traces, de faibles éclats, des tessons infimes. L’émotion qui surgit sur un terrain de fouilles lorsque apparaît d’évidence une œuvre rare, un trésor en somme, est de nature éruptive, chavirante. On imagine la fièvre lorsque Ludwig Borchardt, éminent égyptologue allemand, découvrait, en 1911 à Tell el-Amarna, la capitale du pharaon «hérétique» Akhenaton (1390-1352 av. J.-C.), un atelier de sculpteur complet avec outils, modèles, ébauches et des pigments de couleur prêts à l’emploi.

Au fil des jours et des trouvailles, lui-même et son équipe comprennent qu’ils se trouvent sur le lieu de travail du célèbre sculpteur Thoutmosé. C’est là que va surgir pour l’histoire la plus belle des belles, Néfertiti, épouse d’Akhenaton. Il s’agit d’un buste à la polychromie saisissante, presque intact de surcroît, où la reine apparaît le regard borgne, le cou incroyablement gracile et la tête ceinte d’une imposante tiare-couronne. L’œuvre, au terme de maints épisodes rocambolesques et d’années de mise à l’écart, va s’imposer, dès 1924, comme la pièce maîtresse du Musée égyptien de Berlin et attirer, jusqu’à aujourd’hui, des foules compactes.
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D’emblée pourtant, à cause justement des circonstances troubles qui entourent la sortie d’Egypte de l’objet et qui en font à l’heure actuelle encore une pomme de discorde charnue entre le Musée du Caire et le Musée de Berlin, des questions sur son authenticité ont circulé pour s’évanouir ensuite. Henri Stierlin, historien de l’art genevois et photographe, auteur de nombreux ouvrages sur l’égyptologie, n’a pas cessé, lui, d’être troublé devant la beauté froide de la reine. Il publie aujourd’hui, au terme de plus de vingt ans de recherches, un livre quasi sacrilège au vu de la stature de l’œuvre incriminée: Le Buste de Néfertiti, une imposture de l’égyptologie.

Tout a commencé pour le Genevois par un sentiment de malaise. Henri Stierlin voit le buste pour la première fois en 1967. Deux éléments arrêtent son attention. L’absence de l’œil gauche tout d’abord, qui ne résulte manifestement pas d’une détérioration et qui se présente comme un inexplicable crime de lèse-majesté à la reine. Les épaules coupées verticalement de part et d’autre ensuite, une méthode peu usuelle dans l’art pharaonique mais très courante chez les sculpteurs occidentaux des XIXe et XXe siècles.

(Fonte: Le temps)
-Kiya-
00martedì 5 maggio 2009 20:24
Anche "Le Figaro" dedica spazio alla polemica, per il momento tutta Svizzero/Francese.

Oltre al dr. Stierlin ora si aggiunge un'altra voce: è quella di uno storico, il dr. Fietcher, che nel suo libro inchiesta sui falsari in archeologia, intitolato Faussaires d'Egypte, pubblicato dalla casa editrice francese Flammarion (pagine 252, euro 25) sostiene la tesi che vorrebbe classificare il busto della "Monna Lisa Egiziana" come un falso.

Si chiamano in causa le oscure vicende legate al suo rinvenimento, che ho già riportato nel precedente intervento, le quali, del resto, non sono mai state taciute, nemmeno in ambito Egittologico, da chi ritiene si tratti di un'opera originale.
-Kiya-
00mercoledì 6 maggio 2009 08:41
agli albori di questo thread era stato mosso l'interrogativo a riguardo della particolare forma del busto di Nefertiti, tanto più vicino a un erma greco, piuttosto che alle sculture egizie dell'epoca di pertinenza.

Ora vorrei sottoporre un altro esempio, la cui datazione è incerta, ma le caratteristiche che potrebbero inquadrarlo in epoca Amarniana sono numerose ed evidenti, al punto che ritengo possa trattarsi di una scultura riproducente Akhenaton (ma questa è una mia opinione personale). Altrettanto numerose, sempre a mio avviso, le caratteristiche comuni al busto della Regina:





Si tratta della cosiddetta "testa Salt", di cui vi ho accennato qui:


freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8034513&p=2
EGIZIA72
00mercoledì 6 maggio 2009 17:14
Storico arte, busto Nefertiti falso
Direttore Museo Berlino smentisce, non esponiamo opere dubbie
(ANSA) - ROMA, 5 MAG - Lo storico dell'arte Henri Stierlin ritiene che il famoso busto di Nefertiti conservato nel Museo Egizio di Berlino sia un falso del 1912. Stierlin sostiene che l'antico busto e' stato fatto sul sito di uno scavo, nel 1912, da un artista chiamato Gerardt Marks, su iniziativa dell'archeologo tedesco responsabile dello scavo, Ludwig Borchardt. 'Noi non mettiamo nel museo opere su cui abbiamo dubbi' ha replicato il direttore del Museo Egizio di Berlino.
www.ansa.it/site/notizie/awnplus/cultura/news/2009-05-05_105366...
-Kiya-
00mercoledì 6 maggio 2009 18:02
Personalmente, resto sulle mie posizioni. "Innocente, fino a prova contraria", ovvero originale finchè ciò non venga smentito da prove reali basate su analisi e non su ipotetiche ricostruzioni a cui si da luogo con quasi cento anni di posticipo sull'epoca a cui appartengono i fatti.

Scorrendo le pagine che compongono questa discussione troverete riferimenti ad analisi condotte sul colore, nello specifico sul blu della corona, che non hanno dato adito a dubbi sull'età del busto. Onestamente, ritengo che, se si fossero trovati tra le mani un oggetto risalente a 100 anni fa, piuttosto che a più di 3300, se ne sarebbero accorti.
antonio crasto
00mercoledì 6 maggio 2009 22:47
In un'analisi del libro "La Valle dei Re" di Otto Neubertt, ho sottolineato come l'autore, già Ufficiale della Marina del Fourer, affermi l'origine ariana dei faraoni, riferendosi in particolare al periodo di Amarna.
L'autore non spiega o non ho notato la spiegazione se l'affermazione è valida secondo lui per tutti i faraoni (razza dominante che avrebbe occupato l'Egitto nel periodo predinastico) o se come ritengo più probabile egli voglia riferirsi ai contatti con i Mitanni, notoriamente di origine indoeuropea / ariani.
Questo interesse per la razza pura potrebbe giustificare le varie e importanti scuole di Egittologia sorte in Germania e forse dare un avallo alla contraffazione del busto di Nefertiti, quale esempio di perfezione della razza ariana risalente addirittura a 3500 a.f.
Questa possibilità spiega inoltre perché Hawass parli di esami del DNA da condurre solamente in ambito Egiziano e di possibile non divulgazione dei risultati per sicurezza nazionale.
Avevo in altri post e forse in altri forum espresso che le paure di Hawass su un possibile sangue mitannico in Akhenaton, Nefertiti, Smenkhkara e Tutankhamon potevana essere collegate al terrore di aver sangue in comune con gli Ebrei, ma pensandoci bene potrebbe anche essere considerata una semplice questione di orgoglio nazionale. I faraoni più famosi devono essere, secondo Hawass, egizi al 100%, anche facendo carte false e nascondendo i risultati del DNA.

PS
Io ritengo:
Akhenaton figlio di Amenhotep III e Gilu Heba (Mitannica);
Nefertiti = Tadu Heba figlia di Tushratta, re dei Mitanni;
Smenkhkara figlio di Amenhotep III e Nefertiti;
Tutankhaton figlio di Mekataton e forse Smenkhkara.
-francis-
00giovedì 7 maggio 2009 10:59
Il busto di Nefertiti
patacca Art Déco?

Due storici mettono in dubbio l'autenticità del busto

È polemica sulla Monna Lisa egiziana. Due studiosi, uno svizzero, Henri Stierlin, e uno francese, Jean-Jacques Fietcher, contestano l’autenticità del busto della regina Nefertiti conservato all’Altes Museum di Berlino. Il capolavoro dell’arte egizio più celebre del museo della capitale tedesca non è che una volgare impostura Art Deco? Se lo chiede il quotidiano francese «Le Figaro», ricordando che supposizioni e voci stanno prendendo fiato dopo la pubblicazione da parte dello storico ginevrino Stierlin del libro «Le buste de Nefertiti, une imposture dell’egyptologie?», pubblicato dalla casa editrice francese Infolio (pagine 135, euro 18).

Un saggio «francamente provocatorio», sottolinea «Le Figaro», che intravede i colori di un vero e proprio giallo nella vicenda. D’altronde, che le cose non siano chiare, lo ammettono tutti i libri relativi a questo busto, che non tacciono il fatto che le circostanze della scoperta sono poco chiare, osserva Stierlin. Dubbi e perplessità sull’autenticità del busto di Nefertiti sono stati sollevati anche dallo storico Fietcher nel suo libro inchiesta sui falsari in archeologia, intitolato «Faussaires d’Egypte», pubblicato dalla casa editrice francese Flammarion (pagine 252, euro 25).

Nel 1911, a Amarna, la capitale del faraone «eretico» Akhenaton (1390-1352 a.C.), il marito di Nefertiti, l’archeologo tedesco Ludwig Borchardt entrò in quello che si sarebbe rivelato l’atelier del celebre scultore Thoutmes. Vi troverà utensili vari, arnesi da lavoro, colori e poi racconterà la sua grande meraviglia per le straordinarie scoperte. «Ma i suoi resoconti sono troppo imprecisi, troppo vaghi per essere onesti», afferma senza mezzi termini Henri Stierlin. La descrizione dei reperti rinvenuti è giudicata «laconica», sbrigativamente stringata, osserva Stierlin; in particolare quella del busto è definita semplicemente «in uno stato di conservazione miracoloso».

Borchardt si è sempre rifiutato di mostrare il suo diario delle scoperte, osserva con malizia Stierlin. E l’Altes Museum che custodisce questo documento non ha concesso allo studioso ginevrino l’autorizzazione a consultarlo. Quello che è certo è che bisognò aspettare ben dodici anni, il 1923, perchè Borchardt accettasse di redigere un rapporto dettagliato sul ritrovamento della statua di Nefertiti, conclude ancora una volta malizioso Henri Stierlin.

Fietcher ha espresso dubbi sull’autenticità egiziana del busto anche per le fattezze del volto raffigurato: «il suo viso è troppo fine per essere vero». Per risolvere il giallo occorrerebbero esami scientifici rigorosi, scrive «Le Figaro», ma, ad esempio la datazione con il carbonio 14 non darebbe risultati certi, dal momento che la scultura è in calcare e pietra con dei pigmenti minerali, mentre sarebbero necessari degli elementi organici.

Al Louvre, Guillemette Andreu-Lanoe, direttrice del dipartimento delle antichità egiziane, non crede alla tesi della falsa Nefertari: «Conosco bene il direttore del Museo di Berlino e non avrebbe esitazione a identificare un falso reperto, come del resto ha già fatto tante volte».

(Fonte: La Stampa)
-Kiya-
00giovedì 7 maggio 2009 13:07
Re:
antonio crasto, 06/05/2009 22.47:


Questo interesse per la razza pura potrebbe giustificare le varie e importanti scuole di Egittologia sorte in Germania e forse dare un avallo alla contraffazione del busto di Nefertiti, quale esempio di perfezione della razza ariana risalente addirittura a 3500 a.f.
Questa possibilità spiega inoltre perché Hawass parli di esami del DNA da condurre solamente in ambito Egiziano e di possibile non divulgazione dei risultati per sicurezza nazionale.
Avevo in altri post e forse in altri forum espresso che le paure di Hawass su un possibile sangue mitannico in Akhenaton, Nefertiti, Smenkhkara e Tutankhamon potevana essere collegate al terrore di aver sangue in comune con gli Ebrei, ma pensandoci bene potrebbe anche essere considerata una semplice questione di orgoglio nazionale. I faraoni più famosi devono essere, secondo Hawass, egizi al 100%, anche facendo carte false e nascondendo i risultati del DNA.




In pratica, Antonio, tu ritieni che Borchardt potrebbe essere stato spinto a far fabbricare un busto, con caratteristiche tipicamente ariane, al fine di avallare le affermazioni di Hitler, in base alle quali i faraoni dell'epoca rappresentasero la razza perfetta e quindi ariana per antonomasia?

Ora non vorrei sbagliare, ma le affermazioni del Fuhrer in tal senso non furono conseguenti all'arrivo del busto a Berlino? Non fu proprio la bellezza di Nefertiti ad ammaliarlo al punto da definirla una bellezza tipicamente ariana?

Il libro di cui riferisci, fu pubblicato nel 1956 e, inoltre, il riferimento all'interesse dell'autore, sviluppatosi dopo la Seconda Guerra Mondiale, confermerebbe che ci troviamo di fronte ad ideologie successive al ritrovamento del busto.


In merito al possibile "timore" di Hawass: anche se dovesse essere confermato che i Faraoni fossero Egizi al 100%, resta sempre il fatto che sono gli egiziani odierni a non potersi considerare loro discendenti diretti per la stessa percentuale. Tenuto conto di tutte le conquiste da parte straniera subite dall'Egitto dopo la XXVI dinastia, a conti fatti, di Egizi puri ne sopravvissero ben pochi.


antonio crasto
00giovedì 7 maggio 2009 14:35
Io non avevo considerato questa problematica fino a ieri. Mi ha veravigliato l'aggettivo usato da Neubert "ariano". Ho quindi considerato il culto della razza pura del nazismo e il fatto che i faraoni da Thutmose IV a Amenhotep IV sposarono pricipesse dei Mitanni (popolazione indoeuropea associata in qualche modo agli Hurriti).
Io non so che cosa sia successo e se è nato prima l'uovo o la gallina.
E' possibile che la passione per l'Egitto sia nata in Neubert dopo la fine della guerra, ma è possibie che egli non abbia dimenticato i discorso della razza pura.

Per quanto riguarda il busto di Nefertiti bisogna considerare che l'idea che sia stato trafugato nascosto in una cassa sotto cocci di scarso valore sembra alquanto inventata.
Se ci sommiamo che le indagini scientifiche sembrano rivelare un riadattamento di una testa precedente, non ci vuol molto ad ipotizzare che la testa di Nefertiti possa essere una prova costruita in laboratorio della purezza della razza ariana e delle sue glorie passate.

Non sto dicendo però che credo alla truffa archeologica imbastita da Hitler o da suoi collaboratori. Sto semplicemente analizzando i fatti.
Hotepibre
00giovedì 7 maggio 2009 15:09
...mi sembra quanto meno pretestuoso questo discorso sulla presunta "modernità" del busto di nefertiti... da quel che ho letto, non mi pare si sia mai fatto cenno ad esame della sostanza di cui il busto è fatto, ne', tantomento, dei pigmenti della colorazione. Se si trattasse di un falso direi che la cosa potrebbe perciò essere facilmente rilevabile!

Anni fa venne sottoposta ad indagine una statua lignea del 1300 poichè la si riteneva un falso. All'esame del legno risultò che effettivamente aveva 700 anni, ma quel che non sfuggì agli investigatori fu non solo il pigmento che conteneva sostanze non usate nel 1300, ma i segni d'uso di un particolare scalpello che, nel 1300, non poteva esistere. Inutile dire che il legno era stato ricavato dalle travi di un'antico casolare delle campegne umbre.
Diego Baratono.
00venerdì 8 maggio 2009 08:12
La "vexata quaestio" mi ricorda molto da vicino le famose "teste di Modigliani" ...
-Kiya-
00venerdì 8 maggio 2009 08:23
In merito ai pigmenti della colorazione, gli esami sono stati eseguiti. Ne ho riportato i link agli esiti nelle passate risposte.

I pigmenti si sono rivelati essere antico egizi a tutti gli effetti, ma la mozione di Stierlin si basa sul fatto che Borchardt ebbe modo di rinvenire quantità tali di pigmenti originali, da potersi permettere di ricrearli fedelmente.
-francis-
00venerdì 8 maggio 2009 10:15
Et si le portrait le plus célèbre de l'art égyptien était un faux?
Le buste de Néfertiti du Musée de Berlin a plusieurs fois été mis en cause, malgré les dénégations indignées des autorités du musée. Mais, cette fois, l'enquête minutieuse d'Henri Stierlin pourrait bien emporter la conviction que, décidément, la belle épouse du pharaon Akhenaton est le fruit d'une imposture.

L'historien se montre à juste titre méfiant devant une oeuvre trop unique, alors que l'époque amarnienne (XIVe siècle av. J.-C.) a fourni tant de portraits royaux. Port de tête, épaules coupées, structure même du buste - une très épaisse couche de plâtre sur âme de pierre - sont presque sans exemple. La fraîcheur des couleurs, obtenues grâce à des pigments antiques d'origine minérale (ce qui rend toute datation par carbone 14 inopérante), peut surprendre, et l'on se demande pourquoi la reine est borgne: l'oeil gauche n'a jamais existé. Mais si ces éléments éveillent le doute, les conditions de la "découverte" en 1912, et la destinée du buste durant la dizaine d'années qui suit, intriguent davantage encore.

Pourquoi si peu de détails dans les rapports de fouilles de l'archéologue Ludwig Borchardt (1863-1938), pourtant très soignés habituellement ? Pourquoi n'en donner qu'une photographie partielle et inutilisable ? Pourquoi une pièce aussi exceptionnelle échappe-t-elle aux règles habituelles de répartition des oeuvres entre l'Allemagne et l'Egypte? Pourquoi n'est-elle pas remise aussitôt au Musée de Berlin, mais déposée pendant de longues années chez un mécène de la fouille ? Pourquoi Borchardt fait-il tout son possible pour éviter que la tête ne soit exposée au public, y réussissant pendant douze ans? Pourquoi, enfin, rédige-t-il seulement en 1923, peu avant la première exposition publique, un rapport scientifique bâclé et invraisemblable?
On laissera au lecteur le soin de découvrir la clef de l'énigme, ne révélant qu'un élément qui n'enlèvera rien au suspense palpitant qu'entretient Stierlin : si faux il y a, ce n'est pas à des fins mercantiles, mais à titre expérimental et donc scientifique. L'honneur est sauf!

(Fonte: Le Monde)
antonio crasto
00venerdì 8 maggio 2009 10:56
Re:
-francis-, 08/05/2009 10.15:


...
Stierlin : si faux il y a, ce n'est pas à des fins mercantiles, mais à titre expérimental et donc scientifique. L'honneur est sauf!
(Fonte: Le Monde)



No caro Stierlin!!!
Se il busto è falso, non ci sarebbe niente di scientifico. Si tratterebbe di una truffa archeologica a fini politici, un tentativo di esaltare la razza ariana. Sarebbe l'ultimo retaggio di un nazismo ormai condannato dalla storia.



-francis-
00venerdì 8 maggio 2009 13:07
Il libello che espone le teorie di Henri Stierlin sul famosissimo busto di Nefertiti è piombato sulla dirigenza dell’Altes Museum di Berlino come una bomba. E la polemica si allarga come gli anelli nello stagno smosso da una sassata. Un falso. Una patacca art déco. Così il controverso studioso svizzero definisce il busto della regina egizia, che ha incantato milioni di appassionati e archeologi.

Ci troviamo dinanzi a una provocazione o a una teoria seria ed approfondita?

Il celeberrimo busto fu ritrovato nel dicembre del 1911 da una missione della Deutche Orientgesellschaft, diretta dall’archeologo Ludwig Borchardt, nell’atelier dello scultore Thutmose. Un busto che sembra quasi incompiuto, poiché privo dell’occhio sinistro, ma con i colori realistici e tenui di una vitalità straordinaria. La grande corona blu sormonta un volto con un accenno di sorriso, che increspa delle labbra pressoché perfette e lo sguardo magnetico, fiero, seppure incompleto, rapisce inevitabilmente l’attenzione. Un vero capolavoro, giunto a noi da un’epoca particolarissima.

Siamo in una fase storica, politica e culturale molto difficile: il regno del cosiddetto faraone eretico Akhenaton (1390-1352 a.C.). Gli stravolgimenti che la dinastia di questo sovrano provocò riguardavano anche i canoni artistici con cui scultori e pittori rappresentavano la realtà. Ecco comparire infatti, lo stile cosiddetto amarniano (dalla città di Amarna, in quel periodo la capitale del regno): nelle figure umane, specialmente in quelle che rappresentavano il sovrano e la sua famiglia, il mento e le labbra si fanno prominenti, i corpi e le membra si allargano all’altezza dei fianchi, alla ricerca di un realismo talmente esasperato da sfiorare la caricatura. Nell’ultimo periodo di questa fase storica, tuttavia, è possibile notare un ritorno ai valori estetici del passato, con figure più regolari e meno “deformi”.

Proprio a questa fase risale il famoso busto. Nessun nome compare su di esso, però gli studiosi sono concordi nell’attribuire questo ritratto, fin dal suo ritrovamento, alla regina Nefertiti.

“La bella è giunta”. Un nome che richiama l’epiteto della dea Hator, che, secondo il mito dell’occhio solare, era rientrata in Egitto dalla Nubia. Alcuni hanno ritenuto si trattasse di una principessa straniera, venuta dall’Asia Minore, e ciò avrebbe giustificato tale nome, ma era consuetudine per le principesse straniere conservare il loro nome originario, senza cambiarlo in nomi egizi. La mancanza di documenti a riguardo, infatti, ha fatto cadere del tutto questa ipotesi.

Indubbiamente si trattava del personaggio femminile più importante del regno di Akhenaton. Non venne mai chiamata “figlia” o “sorella del re”, come era d’uso appellare le spose del faraone, e probabilmente le nozze avvennero prima dell’ascesa al trono del sovrano. Akhenaton e Nefertiti formarono una coppia saldissima e affiatata, tanto che nell’iconografia reale, essi sono ritratti sempre insieme, in situazioni e atteggiamenti molto naturali, che comunicano una grande intimità e tenerezza. Immagini che rivelano un aspetto profondamente umano della coppia reale e della vita familiare: da lei il faraone ebbe sei figlie, e anche se verso la fine del regno non compare più nelle raffigurazioni, alcuni studiosi ritengono che ella sia sopravvissuta al marito.

Di certo, grazie anche a ritratti come il busto sotto accusa, è nota la bellezza e la leggiadria della misteriosa regina. Un mito di bellezza, che questo busto, in quasi 90 anni dal suo ritrovamento, ha conservato intatto e che difficilmente potrà dissolversi.

(Fonte: IL sussidiario.net)
-Kiya-
00venerdì 8 maggio 2009 13:42
Re: Re:
antonio crasto, 08/05/2009 10.56:



No caro Stierlin!!!
Se il busto è falso, non ci sarebbe niente di scientifico. Si tratterebbe di una truffa archeologica a fini politici, un tentativo di esaltare la razza ariana. Sarebbe l'ultimo retaggio di un nazismo ormai condannato dalla storia.






Il tutto aggravato anche dalla diatriba che va avanti da decenni, a riguardo della pretesa di restituzione avanzata dall'Egitto, nei confronti della Germania.
Sono in curiosa attesa dell'opinione di Hawass. Dato l'eco mediatico della notizia, dubito che tarderà a intervenire.


antonio crasto
00venerdì 8 maggio 2009 16:02
Re:
-francis-, 08/05/2009 13.07:


...
Siamo in una fase storica, politica e culturale molto difficile: il regno del cosiddetto faraone eretico Akhenaton (1390-1352 a.C.).
...
Ecco comparire infatti, lo stile cosiddetto amarniano (dalla città di Amarna, in quel periodo la capitale del regno): nelle figure umane, specialmente in quelle che rappresentavano il sovrano e la sua famiglia, il mento e le labbra si fanno prominenti, i corpi e le membra si allargano all’altezza dei fianchi, alla ricerca di un realismo talmente esasperato da sfiorare la caricatura. Nell’ultimo periodo di questa fase storica, tuttavia, è possibile notare un ritorno ai valori estetici del passato, con figure più regolari e meno “deformi”.

Proprio a questa fase risale il famoso busto. Nessun nome compare su di esso, però gli studiosi sono concordi nell’attribuire questo ritratto, fin dal suo ritrovamento, alla regina Nefertiti.
...
Alcuni hanno ritenuto si trattasse di una principessa straniera, venuta dall’Asia Minore, e ciò avrebbe giustificato tale nome, ma era consuetudine per le principesse straniere conservare il loro nome originario, senza cambiarlo in nomi egizi. La mancanza di documenti a riguardo, infatti, ha fatto cadere del tutto questa ipotesi.
...
Akhenaton e Nefertiti formarono una coppia saldissima e affiatata, tanto che nell’iconografia reale, essi sono ritratti sempre insieme, in situazioni e atteggiamenti molto naturali, che comunicano una grande intimità e tenerezza. Immagini che rivelano un aspetto profondamente umano della coppia reale e della vita familiare: da lei il faraone ebbe sei figlie, e anche se verso la fine del regno non compare più nelle raffigurazioni, alcuni studiosi ritengono che ella sia sopravvissuta al marito.
...
(Fonte: IL sussidiario.net)



Visto che mi fatte fare la critica degli articoli, ho individuato alcuni punti dell'articolo di Emanuele Procacci.

Commento:

L'errore macroscopico è individuabile nella durata di regno di Akhenaton. I 38 anni (1390-1352 a.C.) sono stati letti quasi sicuramente nella cronologia di Amenhotep III.

Che le rappresentazioni dell'ultimo periodo rispecchino un ritorno al valore estetico del passato è un'invenzione dell'autore, pensata forse per giustificare la regolarità e bellezza del busto di Nefertiti.

Che le principesse straniere sposate dai sovrani egizi abbiano mantenuto il loro nome originario non è vero. Esse sicuramente adottarono un nome egizio.

In merito all'unione fra Akhenaton e Nefertiti, l'autore si dimentica di giustificare la separazione, forse consensuale, nel 12° anno di regno.




-Kiya-
00domenica 10 maggio 2009 13:20
"Stierlin is not a historian. He is delirious,"
Come immaginavo Hawass non ha tardato a rendere noto il suo parere, in merito alle dichiarazioni pubblicate da Stierlin. Esordisce con una frase, il contenuto non lascia adito a dubbio alcuno:

"Stierlin non è uno storico. Sta delirando".


Così il Segretario dello SCA chiarisce il suo pensiero a riguardo della polemica che, in questo momento, circonda il famoso busto di Nefertiti, sottolineando che è assurdo sostenere che si tratti di un'opera moderna, basandosi sulle caratteristiche che lo contraddistinguono.
Bisogna infatti tener presente che i reperti di epoca Amarniana finora trovati posseggono tutti peculiarità proprie che li contraddistinguono da quelli appartenenti alle altre epoche.
Si sofferma sull'affermazione di Stierlin che, nel suo libro, evidenzia l'assenza dell'occhio sinistro nel volto della Regina, assenza che sarebbe stato un insulto da parte dello scultore, se effettivamente il busto fosse stato plasmato dalle mani di Thutmose o di altro artista della corte di Akhenaton. Una mancanza inconcepibile. Ma Hawass controbatte sostenendo che l'occhio, in origine, fosse stato completato e solo successivamente danneggiato (un riscontro che mi piacerebbe poter approfondire, dato che non risultano esserci segni a giustificare danno alcuno).

Certamente le affermazioni di Stierlin offriranno ad Hawass un'occasione in più per approfondire sulle vicissitudini che hanno riguardato il reperto. E probabilmente, contribuiranno a far sì che la sua richiesta di restituzione si faccia ancora più insistente. Il Segretario dello SCA, infatti, promette di indagare a dovere quali furono le circostanze che, in seguito alla scoperta, fecero sì che il busto lasciasse l'Egitto alla volta di Berlino.
Hotepibre
00lunedì 11 maggio 2009 08:52
Re:
-Kiya-, 08/05/2009 8.23:

In merito ai pigmenti della colorazione, gli esami sono stati eseguiti. Ne ho riportato i link agli esiti nelle passate risposte.

I pigmenti si sono rivelati essere antico egizi a tutti gli effetti, ma la mozione di Stierlin si basa sul fatto che Borchardt ebbe modo di rinvenire quantità tali di pigmenti originali, da potersi permettere di ricrearli fedelmente.



...potrebbe anche darsi, ma le conoscenze chimiche dell'epoca di Borchardt, in ogni caso, non potrebbero superare un "esame" fatto al giorno d'oggi con le metodologie di analisi esistenti. Mi sa tanto che (e per una volta tanto sono d'accordo con ZH) 'sto Stierlin è una "bufala"... altro che teste di Modigliani.

Quanto all'occhio mancante... e se fosse esistita davvero una Merihathor [SM=x822715] ?


Scherzi a parte, non mi risulta che l'orbita vuota abbia mai contenuto alcunchè; in nessuno dei "sacri" testi che ne trattanto, mi è mai capitato di leggere che siano state rinvenute tracce che possano in qualche modo essere prova che quell'occhio sia mai stato incastonato.

-Esclusa l'ipotesi romantica, ma basata sul nulla, dello "sfregio" dello scultore/amante deluso;

-escluso che si tratti di un "modello" poichè in tal caso non si giustificherebbe la completezza dell'opera fatto salvo solo quell'unico particolare;

-escluso che i canoni amarniani possano aver spinto l'autore a rappresentare la Regina senza un occhio poichè effettivamente "orba", giacchè tale particolare, paradossalmente, proprio per quegli stessi canoni, sarebbe stato ripetuto in ogni rappresentazione della Regina;

...direi che ancora ogni ipotesi è buona...
antonio crasto
00lunedì 11 maggio 2009 09:12
C'è da considerare altre due ipotesi.
La regina divenne "orba" dopo il 12° anno di regno di Akhenaton, a causa di una cataratta o altra malattia. Lo scultore ritrasse fedelmente la regina, ma l'opera fu scartata e rimase nel laboratorio dello scultore.
L'opera potrebbe essere rimasta incompiuta e mai ritirata a causa della morte della regina, durante il possibile colpo di stato o per malattia.
-Kiya-
00lunedì 11 maggio 2009 09:41
Ipotesi n.3:

la Regina non morì prima del suo Sposo, ma con l'investitura di Tutankhamon e della nuova Sposa Reale, assommati al progressivo abbandono di Akhetaton (per il quale ci volero almeno 3 anni), l'opera restò incompiuta nella bottega di Thutmose.
antonio crasto
00lunedì 11 maggio 2009 10:45
Certo che incollare un occhio!
Sembrano i tempi biblici dei nostri ospedali!
E dire che Nefertiti era sicuramente raccomandata!

Ogni ipotesi sulla mancanza dell'occhio sinistro sembra irreale e la teoria del falso "nazista" mi sembra sempre più accettabile.
-Kiya-
00lunedì 11 maggio 2009 11:59
se di falso si tratta, eseguito con l'intento di elevare la razza ariana, perchè imperfetto?
Teie
00lunedì 11 maggio 2009 13:46
Giustissima osservazione, Kiya.
Ma l'imperfezione potrebbe essere stata lasciata ad hoc?
Poi vorrei sapere perchè, come hai scritto:
""""""Il busto è ricoperto di gesso, con un nucleo di pietra. Questi materiali eludono facilmente qualsiasi analisi per la datazione cronologica""""""
Perchè non si possono fare analisi? E se ciò fosse vero, cari scienziati ed archeologi, è ora di finirla!
Basta chilometri di discussioni inutili se non si può scientificamente dimostrare nulla. Ce lo teniamo così com'è e ci teniamo pure il dubbio.
A meno che........a meno che non serva a risvegliare l'interesse sul reperto a chissà quale fine.

Teie

-Kiya-
00lunedì 11 maggio 2009 14:03
Il grosso limite, sul fronte delle analisi, è che sembra che anche una datazione al C-14, qualora si stabilisca di eseguirla, non possa fornire risultati certi. Non so dire se questo dipenda dal fatto che il busto è ricoperto di gesso e che questo materiale, pertanto, non trattenga materiale organico, o se le ragioni siano altre.
Certo non è possibile rilevare campioni dal nucleo, poichè significherebbe danneggiare il busto. In ogni caso, anche il calcare, da quanto leggo, è da ritenersi pressocchè totalmente inorganico.

A questo punto, tanto vale considerare un'ulteriore ipotesi (forse assurda, ma mi sembra che di sparate se ne siano pubblicate anche troppe, ormai... una più, una meno...):

possiamo considerare la possibilità che il reperto originale, ossia quello risalente ad epoca Amarniana, sia, in realtà quello che attualmente è definito nucleo e che, il rivestimento in gesso dipinto corrisponda, invece, a quanto applicato in epoca recente per "camuffare" la testa?
In fondo nei resoconti dell'epoca si legge che Borchardt, per portare fuori dall'Egitto indisturbato il busto, lo fece rivestire con argilla. Magari era gesso e l'artista moderno si fece prendere un po' la mano...

Hotepibre
00lunedì 11 maggio 2009 17:12
...questa già mi pare un'ipotesi condivisibile, ma, ripeto, a questo punto non ci sarebbe stato bisogno di "riprodurre" i pigmenti originali e poi, esportazione clandestina per clandestina (anche lei?), perchè perder tempo a "camuffare" qualcosa che doveva, in ogni caso, passare inosservata? Sarebbe stato pià facile, a questo punto, camuffare un busto di pietra da... pietra che nonda busto semi-perfetto.

Certo, un'analisi al carbonio 14 foprse avrebbe dato un "range" abbastanza vasto, ma comunque sarebbe stato possibile stabilire un'"antichità" che un reperto del 1900 (o giù di lì) non avrebbe avuto.

Continuo a ritenere che sia possibile un'analisi del gesso (e senza danneggiare il reperto) così come un'analisi spettrografica dei pigmenti e credo si tratti di analisi "non invasive".

Mi risefvo, tutavia, di chiedere a colleghi chimici e biologi per avere ulteriori chiarimenti sulle possibilità moderne di individuare la datazione di un reperto, o, comunque, di indicarne la "modernità" o meno.
-Kiya-
00lunedì 11 maggio 2009 18:46
Giuseppe, qualora ne avessi l'opportunità, gli proporresti le analisi che riporto a seguire:

www.unive.it/media/allegato/facolta_scienze/Workshop/2007/documenti/E_ORSE...

vorrei conoscere il loro parere a riguardo della possibilità, o meno, che quel particolare tipo di blu possa essere stato perfettamente ricreato, senza destare sospetto alcuno.
-Kiya-
00lunedì 25 maggio 2009 23:41
Il busto di Nefertiti è ancora "nell'occhio del ciclone".
Ma questa volta non è additato come falso, anzi, si osserva l'intenzione opposta, ossia quella di riscattarne l'originalità, appoggiando per l'ennesima volta la mozione egiziana che ne pretende la restituzione.
Il tutto a scapito di un altro reperto.

Eh sì! stavolta l'accusa di falso è rivolta proprio a quell'oggetto che, soltanto nei giorni scorsi, abbiamo appreso essere stato "barattato" da Borchardt, per riuscire così a portare il busto fuori dall'Egitto, in modo lecito.
Rolf Krauss, egittologo, sostiene infatti, in un articolo pubblicato recentemente da "Spiegel", che il reperto modellato ad hoc, su mandato dello stesso Borchardt, sia in effetti l'altare votivo che rappresenta la famiglia reale di Akhenaton nell'atto di onorare Aton, attualmente esposto al Museo del Cairo!

Insomma, sembra ce la stiano mettendo proprio tutta per trasformare l'odierna Egittologia in quanto di più simile a una telenovela...
-francis-
00lunedì 1 giugno 2009 10:59

È l'immagine stessa della femminilità: il trucco di quegli occhi perfetti, uno appena offeso dal tempo, ha ispirato signore e visagisti per decenni. Nefertiti, la «Bella è giunta», questo il significato del suo nome, sposa di Akhenaton, vissuta più di tremila anni fa, ha fatto giungere fino a noi il mito della sua bellezza attraverso il suo busto. Perfetto. Ma per due autorevoli studiosi quel busto è una patacca, un falso. Il mondo dell'archeologia è in subbuglio da alcune settimane, dall'uscita dei libri: «Il busto di Nefertiti, un falso dell'egittologia», dello svizzero Henri Stierlin, e «Falsari d'Egitto» del francese Jean-Jacques Fietcher. I due storici percorrono strade diverse, ma giungono alla stessa conclusione: l'antichissimo busto di Nefertiti, rinvenuto attorno al 1912 durante gli scavi nella zona di Tell el-Amarna, una città sul Nilo a metà strada tra Luxor e Il Cairo, dall'archeologo Ludwig Borchardt è falso. Fu in realtà commissionato dallo studioso ad uno scultore dell'Art Nouveau, Gerard Marks, che lo realizzò pacchianamente secondo i canoni estetici dell'epoca, ma usando pitture e materiali antichi. Fu fatto per dare un'idea di come lavoravano gli antichi egiziani, poi l'oggetto piacque tanto, soprattutto a un principe tedesco, che alla fine i due decisero di lasciar credere che fosse un originale. A sostegno della tesi gli studiosi ricordano che le circostanze del ritrovamento furono, ed è storia, mal spiegate e peggio documentate. «Il suo viso - taglia corto Jean-Jacques Fietcher - è troppo fine per essere vero». E dice qualcosa, al di là degli esami scientifici, che tutti pensano guardando quel volto e quel collo perfetti: è una bellezza che sembra fatta per colpire gli uomini e le donne del '900. Non si è fatta attendere la risposta di Wildung Dietrich, direttore del Museo Egizio: «Noi non mettiamo nel museo opere su cui abbiamo dubbi, con 700 mila visitatori che riceviamo ogni anno. Una tomografia, l'analisi del materiale e la documentazione completa della sua storia ha dimostrato la sua autenticità». Lo sostiene un'altra prestigiosissima studiosa: Guillemette Andreu-Lanoe, direttrice del Dipartimento delle antichità egiziane del Louvre: «Conosco bene il direttore del Museo di Berlino e non avrebbe esitazione a identificare un falso». Un modo per sapere la verità ci sarebbe: tagliare il collo della bella Nefertiti per un'esame interno. Ma questo nessuno, proprio nessuno, sembra volerlo fare.

(Fonte: Il Tempo)
-Kiya-
00lunedì 15 giugno 2009 09:24
Incurante del polverone sollevato dai due libri a sostegno dell'ipotesi di falso, l'Egitto torna all'attacco sostenendo, per voce di Hawass, di possedere documentazione tale da poter dimostrare l'effettivo "furto" del busto da parte tedesca.
Il Segretario dello SCA ha anticipato che ha l'intenzione di far pervenire al Museo di Berlino una richiesta di restituzione ufficiale, prima di ricorrere ad altre misure.
Dal canto suo, il Museo rende noto che sarebbe anche disposto a "prestare" momentaneamente il busto, per l'occasione dell'inaugurazione del nuovo Museo di Giza, ma che declina ogni responsabilità per eventuali danni che il viaggio potrebbe recare al reperto.

Mi sembra che vi sia una sorta di "ammorbidimento" da parte tedesca, vedremo cos'altro accadra...
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