Ed ecco che, trascorso solo qualche giorno dall'annuncio degli esami condotti sul busto di Nefertiti (di cui stiamo discutendo qui:
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8463902 e di cui avevamo già preventivamente parlato qui:
freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=7899311&p=4, illustrando anche l'articolo scientifico apparso in proposito), si leva la voce di Henri Stierlin a condannarlo come un falso.
Condanna ufficializzata per mezzo di un libro pubblicato da Infolio, il cui titolo parla da sè:
"Buste De Nefertiti ; Une Imposture De L'Egyptologie"; 137 pagine in cui l'autore spiega cosa lo ha condotto a trarre le sue conclusioni.
Il Prof. Stierlin non è certo l'ultimo arrivato in fatto di arte Egizia. Nato ad Alessandria d'Egitto, laureato in storia dell'arte, vanta numerose pubblicazioni a tema. Tra queste lo splendido volume pubblicato da White Star, col titolo "
Le opere dei Faraoni".
La tempistica è, indubbiamente, perfetta. Entro ottobre verrà aperto al pubblico il nuovo Museo Berlinese che ospiterà il busto della Regina, quale primadonna.
Nessuna chance, tuttavia, secondo il Professore: il busto è un falso. Piuttosto Art Nouveau, forse già Art Decò, troppo vicino alle mode del tempo della scoperta da parte di Borchardt. Queste le ragioni che lo hanno spinto a investigare, all'incirca per un quarto di secolo. Chiaramente gli erano necessari argomenti validi per contrastare l'opinione pubblica. Non sarebbe stato facile.
Il busto è ricoperto di gesso, con un nucleo di pietra. Questi materiali eludono facilmente qualsiasi analisi per la datazione cronologica. In quanto alla pittura, è indubbiamente del periodo. Borchardt aveva scoperto grandissime quantità di pigmenti risalenti all'epoca dei faraoni.
Seguendo una serie di indizi, Henri Sterlin ha tuttavia voluto ricostruire la probabile storia del reperto.
All'origine, a suo dire, non vi era alcuna intenzione malevola. E' fatto noto che Borchardt abbia riportato alla luce numerose teste appartenenti a Nefertiti. Ma tutte frammentarie e mancanti di parti fondamentali. Per tale ragione avrebbe richiesto al suo scultore/restauratore di costruirgliene una, integrando le parti mancanti con l'ausilio dei rilievi che ritraevano la Regina.
Sfortuna volle che proprio in quel periodo i regnanti di Sassonia si trovassero in viaggio lungo il Nilo. Durante una sosta a Tell el-Amarna, due delle principesse restarono estasiate di fronte al busto policromo, a loro dire sublime. Chi avrebbe osato contraddirle, rischiando di commettere il crimine di "lesa Maestà"?
Nel 1913 l'opera lascia l'Egitto alla volta di Berlino, destinata all'abitazione del mecenate della campagna di scavo. Solo sotto pressione da parte degli estimatori dell'arte, Borchardt, nel 1923, accenna brevemente alla sua pseudo-scoperta.
Ma ecco che è troppo tardi per ritrattare. Il busto entra in pompa magna nelle collezioni pubbliche e la grande menzogna ha inizio.
Tutto potrebbe sistemarsi nel 1930, con un Egitto che si ritiene vittima di saccheggio. Si prevede uno scambio. Restituire il busto e ottenere qualche bellissima statua. Ma l'accordo verrà meno a causa dell'intervento di Hitler. Il Fuhrer adora quel reperto, riconosce in Nefertiti una principessa Hittita e, di conseguenza, appartenente alla razza Ariana. Non intende separarsene.
Probabilmente il volume del Prof. Stierlin, pubblicato con discrezione per non subire pressioni dall'autorità coinvolta, non sarà destinato a creare un grande scompiglio, almeno secondo il parere dello stesso autore. Attorno a Nefertiti, la convinzione di autenticità persiste da quasi un secolo, al punto da definirla "la Gioconda di Berlino".
Tuttavia proprio i recenti avvenimenti inducono alla riflessione. Dietro il comunicato con cui il Neues Museum ammette l'esistenza di importanti "ritocchi" a carico del busto (scomparsa la gobba sul naso e le rughe, modellati alla Marlene Dietrich gli zigomi per rendere il volto di Nefertiti più vicino agli ideali femminili della prima metà del XX secolo), potrebbe forse celarsi un primo passo verso la verità?