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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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L'Alba: analisi dell'Eresia Amarniana

Ultimo Aggiornamento: 03/09/2010 14:16
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- ShemsetRa -
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07/09/2008 09:45
 
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Re:
roberta.maat, 06/09/2008 15.58:


Non condivido l'idea che i re delle popolazioni vicine avessero poco da dire e da fare. Non dimentichiamo che,sebbene grande civiltà con storia millenaria, in terra d'egitto sono esistite dominazioni straniere in varie epoche anche difficili da estirpare.
Ritengo che il mantenimento dell'equilibrio fuori da Kemet sia stato un bel problema mai sottovalutato
...
Mi verrebbe di capovolgere le tue parole Pizia.......il re volge lo sguardo altrove perchè....... e non .....approfittiamo del re distratto !




Ma anche secondo me avevano molto sia da dire che da fare, però nessuno nel Vicino Oriente è mai stato in gradi di formare uno stato come quello egizio, tre millenni di continuità. Del resto non ne possiamo certo dare la responsabilità/merito al solo Narmer, è certo un'opera troppo grande e al di fuori delle capacità di un solo uomo, che può unificare uno stato sì e no per la durata della propria vita.
Evidentemente in egitto c'è qualcosa di unificante che va al di là del volere dei singoli, è una sorta di volontà collettiva, proprio ciò che sembra mancare agli stati del Vicino Oriente, meteore al confronto.
Inoltre, sempre secondo me, l'equilibrio fuori da Kemet è stato proprio sottovalutato, forse già dal regno di Amenhotep III, e di questo stato di cose ne da una bella interpretazione Aldred.
Naturalmente con questo non ho intenzione di convincere nessuno, è solo il mio (temporaneo) parere.
Nella seconda frase che ho citato non ho capito cosa metteresti al posto dei puntini:
Il re volge lo sguardo altrove perché è occupato in questioni teologiche di un certo spessore e alcuni capi asiatici approfittano di ciò per tentare di spezzare i vincoli (leggeri o pesanti) che hanno con L'Egitto; qualcuno mette in pratica anche politiche aggressive.
Questa la mia versione, la tua?

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- Waenra,
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07/09/2008 11:20
 
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Re: Re:
pizia., 07/09/2008 9.45:


Evidentemente in egitto c'è qualcosa di unificante che va al di là del volere dei singoli, è una sorta di volontà collettiva, proprio ciò che sembra mancare agli stati del Vicino Oriente, meteore al confronto.



Gli stati e staterelli del vicino Oriente sono sempre stati litigiosi fra di loro, si facevano guerra continuamente, si alleavano con l'uno o con l'altro salvo poi tradirsi "per qualche dollaro in più".
La situazione la descrive con dovizia di particolari Cimmino nei suoi due testi su Akhenten e Nefertiti e su Tutankhamen.
Il popolo egizio ha dimostrato di avere più senso dello Stato.


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07/09/2008 12:13
 
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Per pizia :
scusa i puntini ,ma volevo esattamente capolgere la tua frase, quella che espliciti nel secondo intervento, e cioè il re è distratto dal suo convicimento filosofico religioso metafisico quindi gli altri approfittano.
Io "ribalto la frase" cioè il re sa di pericoli che vengono da
equilibri molto precari e cerca un rifugio nell'ascetismo e nell'isolamento.
Non c'è una grandissima differenza tra i due pensieri, il mio e il tuo, e forse l'accaduto va inquadrato con meno estremismi concettuali.

Per Francis :
Il popolo egizio ha sicuramente un alto senso dello Stato e soprattutto una coscienza di sè che deriva da secoli durante i quali si è sviluppata una profonda identità. Questa identità ha permesso nel tempo il perdurare della civiltà nonostante le invasioni e l'accoglimento delle più diverse etnie.
Gli stati del vicino oriente infatti, dicevo un pò per scherzo e un pò per davvero, hanno la litigiosità nel DNA che da sempre motiva la difficoltà del raggiungimento di un equilibrio.
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- ShemsetRa -
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08/09/2008 00:04
 
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[SM=g999108] eh sì, un po' nel DNA forse sì!
Dunque tu hai maturato questa opinione, che il re dell'Egitto, lo stato senza uguali nella storia fino allora realizzata, preferisse gli studi religiosi piuttosto che impugnare la situazione orientale.
Forse anche lui aveva poca stima (come me) di quei capi-condottieri e pensava non valesse la pena di mettersi con loro, nè per mercanteggiare domini, nè per guerreggiare?
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08/09/2008 14:25
 
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Ma Pizia ! Se accettiamo questo pensiero facciamo di lui un visionario, un personaggio mistico, un filosofo, un asceta, un pazzo che ha perso il senso dello stato della monarchia, della Maat, del SUO paese !

E' così che lo vedono in molti io non so ancora se fu una vittima di eventi negativi e insormontabili o l'artefice di un sogno.....forse la razionalità mi fà propendere per la prima ipotesi.
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08/09/2008 16:08
 
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Cercando di riassumere, ci sono diverse possibilità.
Amenhotep III e Akhenaton:

1. sottovalutarono i disordini nei territori asiatici;
2. diedero ordine all’esercito di difendere i territori, ma questo non fu in grado di difenderli, per incapacità dei suoi generali o ordini vaghi e sbagliati da parte del faraone;
3. non si occuparono degli aspetti militari del regno, perché gravemente malati e coloro che avrebbero dovuto sostituirli non furono all’altezza di farlo;
4. non si occuparono degli aspetti militari del regno, perché presi dal rinnovamento religioso e dalle beghe col clero di Waset / Tebe;
5. non poterono dedicarsi agli aspetti militari del regno, perché in piena emergenza sanitaria e per l’impossibilità dell’esercito di esercitare una valida controreazione.

Ho sottolineato 5 delle più probabili cause dell’abbandono dei territori asiatici. Io ritengo che la motivazione del comportamento passivo dei due faraoni debba essere trovata nella 5° motivazione. Bisogna tra l’altro evidenziare come strategicamente potesse essere utile far credere al nemico e ai vari principi asiatici ribelli una sottovalutazione del momento storico e un disinteresse per motivi religiosi. Far sapere al nemico di essere in una situazione di crisi, per un’emergenza sanitaria, avrebbe comportato un accentuarsi delle ribellioni e la formazione di pericolose alleanze contro l’Egitto.
Il comportamento passivo e il fanatismo religioso di Akhenaton dovettero invece ingannare gli Ittiti e i principi ribelli, consentendo all’Egitto di riprendersi dall’emergenza sanitaria e controbattere le ribellioni già durante il regno di Tutankhamon.
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Scriba del
Tempio di Thot

08/09/2008 16:44
 
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Come già avevo anticipato, l'argomento è particolarmente interessante, ma non è sviscerabile solo facendo riferimento al periodo Amenhotep III-Amenhotep IV giacchè, semmai, in questo periodo giunsero solo "al pettine" molti di quei nodi che si erano creati precedentemente, vuoi nella politica estera vuoi, e specialmente, nella politica interna.

Io credo che un'analisi seria non possa prescindere, perciò da un esame socio-politico dei periodi storici antecedenti l'avvento di Akhenaton, quest'ultimo da individuarsi quale terminale di tutto il periodo, cui seguirà, con l'avvento dello stesso Tutankhamon, una restaurazione ancora una volta socio-politica nel senso più completo del termine che apparentemente sarà anche di tipo religioso.

E' ovvio, come è stato sottolineato, che non è possibile svincolare completamente la religione dalla politica giacchè, come nell'Islam odierno, le due cose coincidono; è tuttavia individuabile un percorso che è analizzabile sotto un duplice profilo che svincoli l'uno dall'altro; questo apparirà ancor più reale, nell'esame della politica estera e nel periodo antecedente all'eresia amarniana.

Un primo quesito che occorre porsi riguarda la capacità offensiva ed intimidatoria delle Due Terre; in parole povere, chi fu l'ultimo Re Guerriero della XVIII Dinastia?

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08/09/2008 17:08
 
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Evviva Hotep, finalmente una risposta che fà intendere la mia domanda iniziale ! E' vero che parliamo (scriviamo), riparliamo (riscriviamo) e ci sembra di aumentare la confusione ma.......manca la mimica facciale e il tono della voce ! Comunque sia però Giuseppe ha deciso di dare veramente rilievo all'aspetto socio-politico pur senza ignorare che religione e stato spesso sono sovrapposti. Grazie.
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Scriba del
Tempio di Thot

08/09/2008 17:22
 
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Ti ringrazio Roby.Maat, ma ti avevo detto (sia pur tanto tempo fa) che mi stavi invitando a nozze con questo argomento [SM=g999103] .
Io sono convinto che l'argomento da te proposto non sia affatto semplice e credo invece molto interessante una disamina completa che DEVE necessariamente tornare indietro nel tempo o, altrimenti, ci limiteremmo obbligatoriamente all'esame dei fatti che si imperniano sulla diatriba Amon/Aton.

La domanda che avevo posta era chi sia stato l'ULTIMO re guerriero della XVIII e sono convinto che il pensiero di tutti sia andato, necessariamente a Thutmosi III, alla sua ascesa al trono ed alle sue 17 campagne militari.

Ma un'altra domanda ci sorge sponstanea: sarebbe stato un Re Guerriero Thutmosi III se non ci fosse stato il precedente regno di pace della Regina/re Hatshepsut?

E ancora, cosa avvenne in campo religioso proprio durante il regno di Hatshepsut; abbiamo sempre parlato dell'eresia atoniana, ma ci siamo mai soffermati sull'innalzamento al ruolo di Dio principale di uno sconosciuto dio dell'area tebana che faceva parte di una ogdoade neppure poi così importante nel pantheon egizio?

Qui, secondo me, possiamo trovare i capisaldi del discorso innescato da Roby...
[Modificato da Hotepibre 08/09/2008 17:27]
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- Waenra,
MerytWaenRa, Semenet -
08/09/2008 18:40
 
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La butto lì, perchè l'ho letta ma non ricordo dove... capita quando si leggono molti testi sullo stesso argomento...
Era stato anche ipotizzato che Akhenaten fosse all'oscuro dei problemi esistenti nei domini asiatici perchè mai informato. In sostanza, i funzionari che ricevevano le missive, avrebbero sottovalutato il problema e non ritenuto opportuno mettere il re al corrente degli appelli che venivano lui rivolti.
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