Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Il mestiere del ladro

Ultimo Aggiornamento: 10/05/2008 13:41
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EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
11/04/2008 18:11
 
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Leggendo la Biblioteca Storica di Diodoro Siculo mi sono imbattuto in questa strana notizia:

«Anche la legge egiziana relativa ai ladri era estremamente singolare, perché ordinava che quanti volevano praticare quest’attività iscrivessero il proprio nome nel registro presso il capo dei ladri e, come d’accordo, portassero immediatamente a lui la refurtiva, e che quanti erano stati derubati di qualcosa gli presentassero in modo analogo una lista dettagliata degli oggetti mancanti, aggiungendovi il luogo e il giorno e l’ora del furto. Poiché in questo modo tutti gli oggetti venivano prontamente ritrovati, chi ne era stato derubato doveva pagarne il quarto del valore, acquistando soltanto i propri. Infatti essendo impossibile trattenere tutti dal commettere furti, il legislatore trovò un espediente per cui ogni oggetto perduto sarebbe stato recuperato dietro pagamento di un piccolo riscatto» - I 80, 1-2

Stando ad una nota del testo “pare che questa strana consuetudine fosse effettivamente in vigore in Egitto”
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di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
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11/04/2008 18:22
 
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singolare, senza dubbio!

non mi ero mia imbattuta in questa "consuetudine" prima d'ora.

Chi è il curatore delle note del libro in questione?

certo non si riferirà ai ladri di tombe, sennò... hai voglia ad attender che qualcuno ne reclamasse il possesso! [SM=x822710]


scherzi a parte, non credo d'aver mai nemmeno letto nulla che si riferisse a furti diversi da quelli di tombe.

L'unica cosa che può venirmi in mente è che, essendo il "capo dei ladri" un possibile personaggio di spicco, ci fosse, in determinati periodi, una sorta di ufficializzazione di questo "mestiere", forse, appunto nel tentativo di dissuaderne l'intenzione. C'è da chiedersi come... visto che a pagare era il povero tapino derubato e non il furfante!
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La Divina Cantatrice
- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
11/04/2008 18:39
 
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[SM=g999108] Ma questo è un bel gioco ! Un lavoro retribuito che premia l'abilità e ......ridistribuisce il reddito ! [SM=g999097]
Che saggi mattacchioni questi antichi Egiziani !

Scherzi a parte.....non avevo mai sentito questa storia. [SM=x822706]
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EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
11/04/2008 18:47
 
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Re:
-Kiya-, 11/04/2008 18.22:


Chi è il curatore delle note del libro in questione?



Le note sono di Marta Zorat dottore di ricerca in storia antica all’Università di Siena.



L'unica cosa che può venirmi in mente è che, essendo il "capo dei ladri" un possibile personaggio di spicco, ci fosse, in determinati periodi, una sorta di ufficializzazione di questo "mestiere", forse, appunto nel tentativo di dissuaderne l'intenzione. C'è da chiedersi come... visto che a pagare era il povero tapino derubato e non il furfante!



Più che dissuadere, credo che il legislatore egiziano abbia cercato di indorare la pillola visto che era “impossibile trattenere tutti dal commettere furti”.


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- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
11/04/2008 20:06
 
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Le note sono di Marta Zorat dottore di ricerca in storia antica all’Università di Siena.



Grazie Biceleon, cerco subito qualche suo scritto, chissà che non abbia affrontato l'argomento [SM=g999103]




Più che dissuadere, credo che il legislatore egiziano abbia cercato di indorare la pillola visto che era “impossibile trattenere tutti dal commettere furti”.




magari era per lui, in prima persona, un valido mezzo di guadagno [SM=x822723] del resto, Diodoro Siculo non dice, ad esempio, dove andava a finire la refurtiva non reclamata
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wts rn n ՚ḫ n itn,
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11/04/2008 20:33
 
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la rete non offre spunti in merito. Ho però trovato il contatto mail della dott.ssa Zorat e mi sono permessa di disturbarla, per chiederLe notizie e fonti in proposito

Attendiamo un suo riscontro [SM=x822713]
11/04/2008 22:00
 
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che notizia curiosa!! Nemmeno io avevo mai sentito questa cosa!
In merito alla d.ssa Zorat, credo di aver risentito il suo nome, o quantomeno riletto.... [SM=x822735]
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

12/04/2008 22:13
 
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Adesso provo a dare una mia interpretazione.

Ho letto qualche favola egizia in cui si parla di ladri, ma non di tombe, proprio di ladri di beni materiali custoditi in ricche case o nelle borse dei viandanti, nel libro della Brunner Traut.
Le favole toccavano spesso questo argomento e talvolta il ladro veniva guardato con un occhio di riguardo, in particolare se riusciva a compiere delle imprese con notevole acume e inventiva.
In effetti a quel punto anche il furto può essere paragonato ad un mestiere.

Questi racconti, molto comuni, spesso perdevano durante il passaggio di bocca in bocca la loro origine favolistica e venivano spacciati per verità.
Inoltre i nostri egizi avevano sempre un atteggiamento scherzoso con i greci (li prendevano un po' in giro...) e si divertivano spesso a raccontare loro storie di vario genere facendo loro credere che fossero realmente accadute; il bello è che molti greci ci cascarono in pieno!

Sempre la Brunner Traut, che si occupa di mitologia comparata, trova che questa situazione del ladro ammirato e premiato si trovi spesso anche nelle altre mitologie, anche ai giorni nostri, e riporta altri esempi curiosi.
Se vi va, vi racconto una di queste favole, ma promettetemi di non addormentarvi.

Persino nella nostra legislazione il ladro, quando realizza la sua opera "con destrezza", può godere di certe attenuanti, come premio per una dimostrazione di abilità e come ulteriore "punizione" per il derubato, colpevole di ingenuità e in un certo senso anche di "adescamento".


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S3t n m3't -
12/04/2008 22:38
 
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procedi con il racconto, pizia., ti leggeremo volentieri ;)
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Scriba del
Tempio di Thot

13/04/2008 00:47
 
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Pizia ha scritto:

...Persino nella nostra legislazione il ladro, quando realizza la sua opera "con destrezza", può godere di certe attenuanti, come premio per una dimostrazione di abilità e come ulteriore "punizione" per il derubato, colpevole di ingenuità e in un certo senso anche di "adescamento".



...direi che non è proprio così, anzi!
L'art. 624 del C.P. riguarda il furto e prevede una pena fino a tre anni di reclusione; il successivo 625 le AGGRAVANTI tra cui, al n.ro 4) si legge:

la pena è della reclusione da uno a sei anni...se:
...omissis...
4. se il fatto è commesso con destrezza
..."



Quanto alla notizia di Diodoro Siculo riportata sopra (e di cui sinceramente neppure io avevo mai sentito nulla), direi che potrebbe anche trattarsi di una interpretazione dell'autore, o potrebbe essere svincolata dal contesto. Inoltre, la ricettazione (poichè è di questo che si sta parlando) era, ed è ancor oggi, un reato ancor più grave del furto in se. La legge italiana (art. 648 C.P.) prevede, tra le altre, la pena della reclusione da due ad otto anni.
Questo perchè se non ci fosse il ricettatore, il ladro cosa se ne farebbe delle cose rubate?

Non vorrei che Diodoro abbia male interpretato una consuetudine esistente non legalmente, ma solo negli ambienti ladreschi dell'epoca!
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