I cosiddetti “coni funerari”
Con questa definizione ci si riferisce abitualmente a piccoli oggetti d’argilla (che si presentano con lunghezze comprese tra gli 8 e i 30 cm) a base piatta, rinvenuti nelle necropoli Egiziane.
Occorre però fin da subito riferire che il nome attribuitogli già dai primi Egittologi potrebbe trarre parzialmente in inganno. Budge, ad esempio, sosteneva che questi elementi non si presentano necessariamente sotto forma di cono, ma possono avere svariate forme: rettangolare, piatta, in foggia di cuneo o anche di campana. Alcuni hanno rivelato essere a corpo cavo. Inoltre, c'è chi ritiene che non siano nati con funzione funeraria, come invece altri sarebbero propensi a credere.
Esemplari rinvenuti nei siti di Buto, Balat ed Elefantina vanno fatti risalire all’intervallo di tempo compreso tra il Protodinastico e l’Antico Regno. A quell’epoca erano apparentemente utilizzati come decorazioni architettoniche. Alla stessa epoca appartengono oggetti del tutto simili rinvenuti in Mesopotamia, il che suggerirebbe una qualche influenza Mesopotamica sulla primeva architettura Egizia.
Queste antiche decorazioni potrebbero, dunque, essere gli antenati dei “coni funerari”, sebbene non sia possibile affermarlo con assoluta certezza. Si suppone che, per naturale evoluzione, trovarono successivamente applicazione nelle tombe, a partire dall’XI Dinastia del Medio Regno, prevalentemente nell’area Tebana. Restarono diffusamente in uso fino all’Epoca Tarda.
I "coni" erano compresi nella muratura, sul bordo superiore della facciata della tomba, o nella piramide che faceva parte del complesso funerario, in modo che la loro base restasse a vista. Dapprincipio, tuttavia, sulla stessa non compariva alcuna iscrizione. Soltanto in seguito, durante il Nuovo Regno, vennero inscritti con formule funerarie contenenti il nome del defunto e/o dei suoi congiunti, i suoi titoli, a volte con una sua breve biografia o un epitaffio o anche semplicemente i soli riferimenti.
"Coni" rinvenuti nella Tomba Tebana TT333
L’ampia diffusione dei "coni" ci ha consentito di entrare in possesso di numerosi esemplari. Molti di questi risalgono al Nuovo Regno, specie alla XVIII Dinastia. Sono circa 400 e per buona parte di essi non conosciamo ancora l’originale collocazione. Un dettaglio che suggerisce quanto ancora resti da scoprire nei siti di Tebe Ovest. Altri provengono da più a sud, dalla Nubia, ma stranamente possediamo un solo esemplare rinvenuto a Deir el Medina.
Fin dagli albori dell’Egittologia, molti sono stati gli studiosi che si sono interessati ai “coni funerari”, nel tentativo di interpretare le svariate funzioni che suggeriscono le dimensioni, le forme e i colori che li caratterizzano. I più grandi sono quelli risalenti ai periodi più remoti, mentre quelli adottati a partire dal Nuovo Regno, di dimensioni più contenute, erano, in origine, resi vivaci da pigmenti blu, bianchi e rossi di cui oggi si conserva soltanto qualche traccia.
Studi specifici condotti su circa 600 esemplari lascerebbero supporre che possano avere una qualche connotazione con gli ufficiali di alto rango, ma allo stato attuale non ci è consentito confermare o confutare questa associazione.
Per un lungo periodo di tempo si è data particolare rilevanza soltanto alla base inscritta. Una preferenza che ha indotto gli studiosi del XIX secolo persino a tagliarli, letteralmente, eliminando pressocchè l’intero corpo e conservando soltanto la parte finale.
"Coni" di Montuemhat - 650 a.C.
Due degli esemplari esposti sono stati visibilmente privati della loro parte superiore
Borchardt, Ricke e altri Egittologi, che ebbero occasione di osservarne alcuni esemplari
in situ, avanzarono l’ipotesi che fosse la loro forma a suggerirne l’ubicazione, in qualità di fregi architettonici. Ritrovamenti avvenuti successivamente potrebbero effettivamente confermare la loro intuizione.
"Coni funerari" appaiono sotto forma di rappresentazione nei rilievi tombali, laddove l’artista ha inteso riprodurre la vista esterna di una tomba intatta. Questo ne farebbe elementi costitutivi di una complessa architettura, che quindi occorrerebbe assemblare con altri elementi di differente natura, attualmente sparsi per tutto il mondo, sì da poter ottenere la struttura architettonica nella sua interezza e da completarne l’originale significato con una certezza meno approssimativa.
Come già anticipato, questa funzione non è la sola che gli è stata attribuita. Alcuni Egittologi, ad esempio Maspero, identificano i "coni funerari" con i pani d’offerta necessari per il sostentamento del
ka. Altri vi riconoscono un simbolo del culto solare e quindi di rinascita, ovvero degli oggetti puramente devozionali. Altri ancora li identificano con dei sigilli simbolici, con funzione protettiva. La teoria più accreditata, ancora ai giorni nostri, è tuttavia quella che attribuisce ai "coni" il compito di identificare con precisione e proteggere colui che è proprietario della tomba.
Testi consultati:
- Gods of the Egyptians, E. A. Wallis Budge
- Oxford History of Ancient Egypt, Ian Shaw
- The archeological analysis of inscribed Egyptian funeral cones, Donal P. Ryan (articolo)[Modificato da -Kiya- 09/02/2011 08:14]