Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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La Grande Piramide di Cheope

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2009 12:07
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EgiTToPhiLo/a
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17/01/2009 12:38
 
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Per quanto riguarda il punto C) è forse il caso di ricordare che la particolarità fu evidenziata dall’abate Moreux, direttore dell’osservatorio astronomico di Bourges. Egli divise il perimetro di base, stimato all’epoca, con l’altezza calcolata e ottenne un coefficiente di circa 3,1416, pressoché uguale al vero valore del pi greco (circa 3,141593).
Al riguardo Cimmino scrive a pagina 30 del suo “Storia delle piramidi:

«[…] dividendo il perimetro di base della piramide – che oltre tutto all’epoca non era misurabile in quanto sepolto sotto la sabbia e i detriti – per il quadrato della sua altezza, ottenne per il π il valore di 3,1416 (in realtà assai vicino a quello famoso di» 3,1428 di Archimede […].»

dimostrando una superficialità nell’affrontare il problema e una pessima conoscenza della geometria elementare.

Sempre ipotizzando il lato di base uguale a 440 cubiti (230,384 m.) e l’altezza uguale a 280 cubiti (146,608 m.) si ha un’ottima definizione del coefficiente pi greco, che notoriamente definisce in un cerchio il rapporto fra circonferenza e il diametro.

Considerando un cerchio con circonferenza uguale al perimetro del quadrato di base della piramide si ottiene un diametro di circa 293,334 m. e conseguentemente un raggio uguale a circa 146,667 m.
Questo valore sarebbe pressoché uguale all’altezza della piramide (errore circa 0,04 %), per cui si può ipotizzare che Cheope abbia voluto realizzare una piramide che in qualche modo richiamava un cerchio, la cui circonferenza sarebbe stata uguale al perimetro di base della piramide e il raggio uguale alla sua altezza.
In tal modo il coefficiente caratteristico dei cerchi sarebbe stato uguale a circa 3,142857, evidenziando un errore rispetto al valore reale pi greco (circa 3,141593) pari a circa 0,040 %.

Detto questo il ragionamento è valido per qualunque cerchio, la sezione della palla di nostro figlio come per la sfera terrestre.
In quest’ultimo caso, considerando una circonferenza meridiana di 40009152 m. e un raggio polare di 6356912 m. si avrebbe avuto un valore del coefficiente di circa 3,146901, mentre considerando una circonferenza equatoriale di 40076594 e un raggio equatoriale di 6378388 si avrebbe avuto un valore del coefficiente di circa 3,141593.
Considerando valori medi si avrebbe avuto un coefficiente di circa 3,144243
Si ricava pertanto che l’ipotetico cerchio-piramidale di coefficiente 3,142857 si avvicina di più alle caratteristiche del cerchio equatoriale di coefficiente di circa 3,141593 rispetto all’ellisse polare di coefficiente di circa 3,146901.

L’argomento è stato trattato in modo esauriente da Ian Lawton e Chris Ogilvie-Herald nel loro “Il codice di Giza” pagg. 146-150.
Gli autori mettono a confronto i valori di pi greco e phi con le caratteristiche di alcune piramidi della IV dinastia e trovano un coefficiente per la piramide di Cheope di circa 3,140 e un errore percentuale di 0,047 (le piccole differenze sono dovute ai differenti valori di base e altezza considerati dagli autori).
Dal loro lavoro si evince come la ricerca delle caratteristiche del cerchio sia evidenziata anche nella piramide di Medium.

L’eccezionale definizione del pi greco deve far riflettere. Per prima cosa bisognerebbe avere l’onestà scientifica di riconoscere che il coefficiente del cerchio fu definito al più tardi durante la IV dinastia e ammettere che i Greci, così come riconobbe Erodono, scopiazzarono a piene mani nella Biblioteca di Alessandria.

L’argomento non può però essere limitato a un mero studio matematico.
Io ho ipotizzato nel mio libro che le dimensioni della piramide di Cheope erano tali da esaltare certi numeri sacri e che il passaggio da sezione della piramide a cerchio contenesse un altissimo simbolismo religioso. La piramide avrebbe simboleggiato il passaggio dalla vita terrestre (quadrato di base) alla vita celeste (facce triangolari rappresentanti la trinità del Creatore). Questa caratteristica uguale per tutte le piramidi sarebbe stata esaltata da Cheope assimilando la sezione della sua piramide a un cerchio, simbolo geometrico del Creatore.
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