Pizia in Egitto 2008

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pizia.
00giovedì 25 novembre 2010 17:21
Andata! Macchina libera in mezz’ora di lavoro, circa.

Piccola mancia a chi ci ha salvato, con contrattazione a quattro pure quella:
“10 lire” dice Ibrahim.
Il ragazzo protesta.
“Ma dagli qualcosa in più, ci ha levato da un bel pasticcio!”
“Dagli altre 10 lire, almeno!”
Non del tutto soddisfatto il ragazzo se ne va, con il suo asinello, che per tutto il tempo è rimasto a guardarci con aria indifferente.

Riprendiamo il giretto contenti per aver fatto anche l’esperienza dell’insabbiamento, di aver imparato qualcosa in più sul deserto, sulla sabbia e sulle dune.


Qui si vede bene in cosa consiste la recinzione dell'area archeologica lato deserto, una transenna metallica

L’orgoglio dell’autista professionista è appena un po’ scalfito, ma non abbastanza per non riprendere a gironzolare su e giù, con più cautela, da terra filmo ancora questo magnifico sfondo di cielo e piramidi.
Ci spingiamo a sud e ad ovest quanto è ragionevole, poi arriva l’ora di ritornare, il periodo di noleggio sta scadendo.


Com'è guardare da un finestrino e vedere l'immenso Sahara?
Vista verso ovest



Le altre piramidi, vista verso sud

Oltre al brivido del deserto Paolo ha anche provato il traffico egiziano, circa un chilometro di strada costeggiando il canale, nell’ora di punta (o quasi).

Basta, dopo questo siamo stanchi e serviti e ce ne torniamo in hotel, ma è questa una vacanza o un tour de force?

Trovo sabbia persino nei calzini a forza di scavare distesa quasi sotto alla macchina, e ho bisogno di una doccia, poi riposo, cena fuori da Felfela, partita a biliardo nella sala giochi del Sofitel e per le 23 nanna!
pizia.
00giovedì 25 novembre 2010 17:22
La giornata è stata intensa, abbiamo fatto esperienze extra che nessun turista (normale) chiede mai di fare, forse perché non vuole, non è interessato, non pensa sia possibile.

Invece l’Egitto è un paese pieno di risorse, con una cultura particolare molto interessante da scoprire.
In questi giorni abbiamo anche avuto modo di farci raccontare qualche storia di vita ordinaria.

Per pochi giorni evitiamo una grande festa dell’Islam, forse la più grande, in cui viene ricordato l’episodio, raccontato anche nella Bibbia, in cui Abramo è chiamato dal Signore a sacrificare il suo unico figlio Isacco.

E’ un episodio fondante nella storia del popolo ebraico, non solo riguarda uno dei patriarchi più importanti e il “plantageneta”, ma in particolare spiega quale sia la forza della fede.
Si tratta di una festa mobile, essa viene fissata di anno in anno in Arabia Saudita, in base a calcoli definiti sul calendario lunare, deve cadere circa a 60 giorni dalla fine del Ramadam.

In questa occasione chi può effettua il pellegrinaggio santo alla Mecca, tutti gli altri festeggiano a casa, con un pensiero sempre rivolto al viaggio da fare almeno una volta nella vita, prima possibile.
Tutti si alzano prima dell’alba per compiere la prima preghiera nel tempo giusto.

Poi le famiglie intere vanno alla Moschea ed assistono alla lettura della Parola, seguita dai commenti degli Anziani Sapienti.
Al ritorno a casa con la famiglia riunita si effettua il sacrificio rituale dell’agnello, simboleggiante l’agnello con cui Abramo sostituì all’ultimo momento il figlio Isacco sull’altare, grazie al tempestivo intervento divino.

Non è obbligatorio sacrificare un agnello, ma a seconda delle possibilità della famiglia e del numero di invitati si possono sacrificare vari animali da carne, dalla pecora al manzo, persino il cammello.
pizia.
00giovedì 25 novembre 2010 17:23
Esso viene macellato in casa o comunque privatamente, la sua carne pulita e divisa in tre porzioni.
La prima è destinata alla famiglia e verrà consumata subito, il giorno della festa.
La seconda è per gli amici e verrà consumata durante i 4 giorni seguenti, per la durata dei festeggiamenti.

La terza parte viene donata alle famiglie povere, che non possono permettersi la carne e ce ne sono ancora molte, inoltre si coglie l’occasione per portare qualcosa in più, per fare le elemosine, sempre in rapporto alle proprie possibilità.

In quei giorni le preghiere giornaliere saranno sei, una in più rispetto alle 5 dei giorni ordinari.
E’ davvero una festa molto sentita, in cui viene anche ribadita l’importanza della famiglia come nucleo fondante della società, e la carità, la necessità di provvedere e aiutare i meno fortunati.
Le scuole chiudono per una settimana, da domenica 7 a domenica 14 quest’anno e chi può sta anche a casa dal lavoro.

Analogamente, chi può fra noi, eviti di andare in Egitto o altri paesi arabi in questo periodo, lasciamo che passino la loro festa senza averci tra i piedi, anche se chi lavora con i turisti sarà presente lo stesso, una flessione nella richiesta lavorativa penso sia abbastanza gradita.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:48
Doveva essere la giornata del riposo prima del rientro a casa, un ritaglio di tempo tutto per noi, per fermarci e guardare la vita egiziana, e invece chiamiamo di nuovo Ibrahim per andare in giro in città.

Gli chiediamo di vedere il villaggio egiziano, quello in cui dei figuranti replicano i mestieri dell’antico Egitto, ma non ci siamo intesi bene così ci ha portato alla città vecchia, nel centro del Cairo, forse perché ne avevamo parlato nei giorni scorsi e sapeva che una visita programmata lì ci era stata annullata.

Ma sì, va tutto bene ugualmente!

Ne ho approfittato per vedere qualcosa di molto famoso.
Il giro in auto è stato piuttosto ampio, siamo passati sul ponte sul grande Nilo, in prossimità di un’isola [Rhoda?] lasciata ancora incontaminata, di fronte ai moderni quartieri residenziali di Maadi.

pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:50

Maadi oltre l'isola, anche lì sotto c'è qualcosa di predinastico, lo so... [SM=x822718]

Non solo è sfuggita all’edificazione selvaggia fatta di grandi palazzi in cemento armato vicini vicini, ma è ancora utilizzata da agricoltori, tutti forniti della loro casetta in architettura tradizionale, in mattoni crudi di terra e tetto con foglie di palma.

Le famiglie abitano nelle case ad un solo piano, adiacenti alle stalle, entro cui alla sera ricoverano materiali, attrezzi e bestiame.

Il loro posto di lavoro è appena fuori dalla porta di casa, campi, palme, canne e papiri, il fondamento dell’economia contadina.

Attraverso una breccia in un muro intravediamo l’area archeologica di Fustat, il luogo della prima fondazione islamica del Cairo, poi procediamo fino all’ingresso del quartiere copto, di origini molto antiche.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:51
Lì lasciamo la macchina e l’autista e proseguiamo a piedi, ci diamo appuntamento nello stesso posto all’una.
Passeggiamo da soli, dove ci porteranno i piedi?


Ecco la prima immagine del quartiere Copto al Cairo


Suggestive vie molto tranquille, lontane dal traffico cittadino

Forse ci sentiamo tranquilli perché il quartiere è frequentato da molti turisti, due più o due meno…
Subito incontriamo la chiesa sospesa detta el Moallaqa ed entriamo.


El Moallaqa, ingresso sulla via

Ha un aspetto molto arabeggiante, lo stile è decisamente islamico, molto lontana dalle chiese a cui siamo abituati noi.

Si entra in un vestibolo che si affaccia sul cortile pavimentato, attorno prospettano le finestre degli ambienti annessi, tutti gli affacci sono rivolti verso l’interno, cioè verso il cortile, da qui entra luce ed aria.

L’esterno invece presenta alti muri perimetrali chiusi o con aperture molto piccole e schermate.

E’ un atteggiamento di chiusura tipico delle società mediterranee, dall’impero romano in poi, ma che dico, da tempi ben precedenti, una tradizione che affonda le radici nella storia egizia più antica.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:51

Mosaico contemporaneo

La casa nasce come “recinto”, particolarmente in queste zone in cui la necessità di un “riparo” è poco sentita, soprattutto per tenere la propria famiglia e la propria privacy lontano dal resto del mondo e allo stesso modo verranno costruiti una grande quantità di edifici.


prima corte interna


Meraviglia di gioco geometrico su due piani

Salendo una scalinata si arriva ad un’altra corte a cielo aperto, con impluvium, dopo questa la chiesa vera e propria, anche se non lo sembra molto.



E’ un’aula formata da quattro parti, separate da file di colonnine.

Il soffitto ligneo è costituito da travature dalla forma elaborata, non dà la stessa impressione di assialità e slancio verso l’alto tipici della chiesa “nostrana”.

Sulle pareti intorno trovano posto molte edicole con icone, tutte addossate le une alle altre per una sorta di horror vacui e in fondo nessun altare.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:52
Insomma, poco riconoscibile nella nostra spazialità cattolica, ma molto internazionale.


greco e arabo

Non so se il suo fascino sia dovuto alla commistione derivata dalla sua vicinanza spaziale ai luoghi dell’Islam, oppure a quel filo sottile che dovrebbe dividere le due confessioni cristiane, concretizzato nelle realizzazioni.

La soddisfazione dei bisogni quindi, siano essi necessità rituali piuttosto che di sopravvivenza, evidentemente diversi almeno in qualche particolare.


particolare sopra-porta

Ho girato un po’ in quest’ambito ma non sono riuscita a capire perché viene detta “la sospesa”, cioè so perché , ma da dentro non si capisce, oppure non ho saputo vedere l’indizio del suo essere sospesa.
Forse girando attorno si capisce meglio, allora usciamo, proseguendo lungo la strada diretta alla torre detta Bastione di Babilonia, qui è l’ingresso del Museo Copto.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:53
Prendiamo il biglietto ed entriamo, espletando le solite formalità di sicurezza, passiamo il bagaglio a mano nello scanner e noi attraverso il portale metal-detector, naturalmente la macchina fotografica viene bandita subito quale strumento del demonio e stavolta non riesco a dissimularla, vogliono proprio trattenerla alla reception.

Speriamo bene!

Il giardino è bellissimo, architettura araba pura, anche nella scelta e disposizione del verde, perfettamente domato, per stare dentro ai ristretti spazi costruiti.

Il Museo è abbastanza nuovo, almeno nella sua forma attuale, tutto è nuovo e segnalato bene, con abbondanza di indicazioni, quindi troviamo facilmente l’accesso all’esposizione permanente dei reperti copti.

La raccolta è vastissima, si va dal periodo greco a quello romano, all’epoca cristiana per finire con l’inizio dell’era islamica.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:53
Salta agli occhi l’impostazione attuale, ordinata e pulita, chiaramente comprensibile sia per ciò che riguarda gli spazi, che per quanto riguarda l’aspetto didattico e conservativo.

Poche lampade integrano la luce naturale del sole, che filtra ben dosata attraverso le finestre arabescate dai treillage in legno, anche l’illuminazione è perfetta, sfruttando al meglio il contributo delle giornate eternamente serene, non potrei immaginare niente di meglio.

Le sale sono disposte su 2 piani, in un edificio dotato di 2 cortili interni, attorno ai quali si snoda il percorso espositivo.

In ogni sala una carta schematica dell’Egitto porta i nomi delle principali località della cultura copta, soprattutto le sedi dei grandi monasteri funzionanti dal secolo I al secolo VIII.

Una o più stanze consecutive sono dedicate ad una ordinata esposizione dei pezzi provenienti tutti dalla stessa località, il cui nome si ritrova opportunamente evidenziato sulla cartina.

Ci vorrebbe una giornata intera solo per vedere il Museo e invece stavolta mi sono presa troppo poco tempo per terminare la visita in modo sufficiente, riesco a malapena a vedere tre serie di stanze; mi sono lasciata ingannare dai programmi dei principali operatori turistici, che in un giorno visitano tutto e fanno anche lo shopping, e a me non basta nemmeno come aperitivo.

pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:54
I reperti copti sono per la maggior parte frammenti di rilievi.
Li classificherei nel seguente modo:

1) fregi con decorazione astratta, geometrica oppure fitomorfa molto stilizzata, con tipici elementi decorativi quali greche, croci uncinate ed ansate, volute e spirali, trecce e cordoni, losanghe e foglie, i quali sono ancora oggetto di studio durante i primi anni delle scuole di disegno, accademie, esami universitari …
Per la progettazione di questi motivi è evidente l’uso disinvolto, di certo risalente ai tempi più antichi, di squadre, compassi e altri strumenti del disegno tecnico, infatti, la maggior parte di essi risulta da una ritmica associazione di elementi geometrici semplici, come archi di cerchio, quadrati, triangoli…
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:55
2) ankh, sì proprio quello, l’elemento “vita” della scrittura sacra egizia, amuleto carico di grande potere, ricorre con una inaspettata frequenza.
Probabilmente, la grande fortuna di questo segno è stata la sua diffusione e il successo ottenuto presso il popolo.
Se vogliamo dare qualche credito all’ipotesi della sua derivazione da una stilizzazione della figura umana avvenuta migliaia di anni fa in ambito sahariano, possiamo anche comprendere l’immediatezza mediatica del segno.
La tradizione cristiana degli inizi accoglie subito questo segno e lo consacra al pari della croce detta “greca” (tutti i bracci uguali), dal cui modello si evolverà in seguito quella cristiana propriamente detta (braccio di base più lungo), per conservarla e tramandarla fino ai giorni nostri.
Proprio per la confidenza con l’uso degli strumenti di cui si diceva prima l’ansa dell’ankh tende a diventare perfettamente circolare, collegata al punto di incrocio delle braccia con un piccolo tratto rettilineo.
Le braccia assumono un aspetto svasato verso le estremità e i loro margini si incurvano alla ricerca dell’arco di cerchio perfetto.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:56
3) fregi naturalistici derivati non solo dalla più pura tradizione ellenistica, ma anche dalle raffigurazioni simboliche egizie.

L’acanto è la pianta tipica della decorazione artistica greca del periodo della maturità; il capitello delle colonne in stile corinzio rappresenta un cesto di foglie di acanto e anche lo stile romano detto “composito” adotta spesso particolari di questa pianta.
Per la vicinanza spazio-temporale della cultura copta a quella classica, ma anche per la grande disponibilità di edifici in disuso da spogliare per il riutilizzo dei materiali, gran parte di queste decorazioni vanno a finire nei conventi e nei monasteri.

La vite è un’altra pianta di grande successo nell’antichità classica, ma ha dalle radici molto profonde (e non solo in senso figurato) nella cultura locale egizia.
Sarebbe interessante indagare quanto la tradizione egizia dinastica, molto amante dei frutti e del vino dati da tale pianta, sia responsabile della sua diffusione e fortuna durante il periodo cristiano.


Lanterna, sul muro esterno della chiesa el Moallaqa

Già dai tempi di Kagemni, come possiamo vedere nella sua mastaba, compaiono scene campestri con l’illustrazione del ciclo del vino, ma è certamente da molto prima che la pratica colturale e la lavorazione del frutto erano applicate.
Tutto questo complicato procedimento ha ispirato il pensiero simbolico dalla notte dei tempi, con i suoi procedimenti complessi e le trasformazioni misteriose, così facilmente paragonabili alla vita, alla rinascita ai più grandi misteri dell’uomo.
Ricordate quella tomba famosa per il suo soffitto insolitamente decorato a vigna, con grappoli appesi? Forse il disegno è ingenuo, si potrebbe definire “naif”, e per questo solleva sempre la compassione dei critici d’arte di matrice classicista, ma possiamo giudicare se l’intento dell’artista fosse ancora una volta quello di allontanarsi dalla realtà trascendendola, aborrendo la fedeltà fotografica, per avvicinarsi ancora una volta alla forma pura, quella geometrica.
Come ogni oggetto reale, una volta disegnato e stilizzato,perde la sua fisicità, tende sempre di più al simbolo, al punto di diventare segno geroglifico, poi ieratico, infine demotico, trasformazione a cui abbiamo assistito variamente durante i millenni di storia, culminante con la genesi di altri segni dei quali ormai si è perduta la matrice egizia.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:56
4) Scene di mitologia greca e/o romana, sempre a causa della vicinanza culturale e della disponibilità pratica di materiale sfruttabile, proveniente da antichi edifici in rovina, oppure oculatamente, con atti di sincretismo studiati, alcuni miti trovano posto nella tradizione teologica cristiana.
Teatro di tali accorpamenti non è Roma, non è la Grecia, ma l’Egitto copto.
Troviamo bassorilievi con Veneri che nascono dalle acque, motivi adottati come metafora di bellezza nascente dalla purificazione; ricordiamo come il concetto di “bello” e di “buono” siano molto vicini per gli antichi, per gli egizi in particolare esisteva una sola parola in grado di esprimere entrambi i concetti: “nefer”.
Solo molto più tardi si punta il dito sulla differenza, spiegando come il “bello” può essere ingannevole, celando qualcosa di “non buono”.
Orfeo è un altro personaggio molto rappresentato; nel culto funerario classico si ricorre spesso alla raffigurazione del suo mito, ma in ambito cristiano egli viene assunto a simbolo del Cristo stesso, come pastore a capo del suo gregge, affascinante guida in grado di capire la musica, simbolo dell’armonia dell’universo.
Dioniso e Bacco si possono ricondurre al ciclo della vita attraverso il ciclo della vigna, essi sovrintendono mentre gli uomini lavorano e si divertono.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 17:59
5) Madonna con bambino Gesù in braccio, spesso mentre allatta.
Inutile dilungarsi su questo, ne abbiamo parlato in molte occasioni, l’iconografia della mamma con bambino ha un potere davvero eccezionale, gli esperti di propaganda di tutti i tempi lo sanno e lo sfruttano.
Sicuramente derivata dalle analoghe immagini di Iside col piccolo Horus e ancora prima dalle statue delle regine madri col giovane erede in braccio.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 18:00
6) Nuova iconografia cristiana. Santi, martiri, Cristo in gloria in cielo racchiuso in mandorle di luce, gli apostoli, la Madonna, gli Evangelisti.
Questi ultimi talvolta assumono le sembianze dei loro simboli, cioè un angelo, un leone, un’aquila e un toro.
A dir la verità non potrei giurare che pure questa sia iconografia cristiana pura, a me ricordano tanto i 4 figli di Horus…
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 18:01
Oltre alla decorazione a bassorilievo, su cui mi sono dilungata fin troppo, ci sono anche decorazioni pittoriche e a commesso litico.

I motivi ricorrenti sono circa gli stessi; la pittura è una tecnica molto più rapida della scultura, ma non solo, essa permette anche dei ripensamenti, maggiore flessibilità nella scelta di scene e soggetti, quindi amplia le possibilità dell’artista, aprendo a una vasta gamma di varianti.

L’Egitto fu certamente una terra fertile anche per il fiorire delle arti; grazie alla sua lunga tradizione permise lo sviluppo di particolari capacità artigianali, sia nella lavorazione delle pietre, anche le più dure, sia per la produzione delle polveri colorate da usare come pigmento in pittura e per la colorazione delle fibre tessili.

Infatti un materiale molto sfruttato fu la stoffa, infatti tessuti preziosi come le stoffe copte se ne vedono raramente nella storia; qui i motivi descritti trovano nuove ed interessanti applicazioni.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 18:01
Il lino è sempre il più diffuso, ma la lana non è più un tabù, riabilitata grazie alla simbologia pastorale, strumento favorito dalla nuova religione.

La fibra può essere tinta in filo, quindi usata per la trama o l’orditura delle pezze; come nei telai moderni, l’alternanza dei fili colorati realizza l’effetto del disegno.

Per ottenere un disegno in “bianco e nero” è sufficiente usare due tinte a contrasto.

Esistono anche esempi di ricamo a ritaglio: le stoffe colorate a “bagno”, cioè monocromatiche, vengono ritagliate secondo il disegno, quindi montate con ago e filo su una stoffa di supporto, generalmente più robusta, di colore neutro o bianca.

Le basi del ricamo moderno, come noi lo conosciamo, erano già state gettate, qui, in Oriente, in Egitto.
Il filo, e quindi la stoffa risultante, possono essere molto fini, come un tulle o un voile, in modo da poter essere lavorate in “piastrelle” da applicare sui vestiti o da comporre in fregi a striscia.

Venivano applicate ad ago sopra a tuniche più grossolane, creando una grande quantità di nuovi tipi di abito, gli antenati degli attuali paramenti sacri dei religiosi.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 18:03
La carta è certo il materiale della sapienza egizia per eccellenza.

In questo periodo al papiro si accostano carte ricavate da altre fibre vegetali e si diffonde la pergamena.

Il perché non lo saprei dire, non ho ancora ragionato molto sui motivi che portarono ad un così largo uso del nuovo supporto quando invece già ne esistevano di tanto comodi ed economici.

Forse il papiro non è una pianta facilmente coltivabile al di fuori dell’Egitto, essa necessita di un clima molto caldo e di molta acqua sia per la crescita della pianta che per la lavorazione della carta, ingredienti difficili da combinare al di fuori della Valle del Nilo.

Per quanto riguarda le capacità artigiane credo non sia richiesta maggiore abilità per la produzione della carta di papiro rispetto al foglio di pergamena, non dal punto di vista tecnico (so che sono due lavorazioni ben differenti), ma dal punto di vista dell’impegno.

Questi sono i primi libri a forma di “libro” e non di “rotolo”.

Ne ho visto uno molto apprezzabile del II secolo, ma immagino se ne conoscano di più antichi.

Ecco gli antenati delle pagine miniate dai monaci amanuensi dei monasteri italiani ed europei (tutto ciò fa un po’ “Nome della Rosa”…).

Vangeli, Atti degli Apostoli, Lettere di Paolo e Apocalisse variamente scritti in greco, ebraico, copto e arabo, decorati con scene tratte dagli scritti come illustrazioni del testo (e non viceversa come nelle scritture sacre egizie!), incorniciati da fregi con gli stessi motivi già descritti.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 18:03
Infine oreficeria ed ebanisteria.

L’arte di lavorare metallo, legno, pietre, avorio e altri materiali più o meno preziosi per ottenere oggetti di grande valore, trova posto nei monasteri, uniche sedi in grado di fornire una certa sicurezza e garanzia, in maniera analoga a quanto accadeva in epoca dinastica presso i grandi templi.

Qui le gerarchie si rafforzano, aprendo ancora una volta la strada alla conquista del potere temporale da parte degli ecclesiastici.

Gli oggetti preziosi sono realizzati in stile bizantino e in stile arabo.

Ho potuto solo vedere al volo queste cose deliziose, passando nei corridoi alla ricerca dell’uscita, perché il tempo a disposizione per la visita al quartiere copto era terminato e il nostro taxista ci aspettava sul luogo dell’appuntamento e non volevamo farlo aspettare troppo.
pizia.
00sabato 27 novembre 2010 18:05
Qui finisce il diario del mio viaggio, il 4 dicembre 2008 alle 12.45 il nostro volo è partito da Cairo e siamo tornati a casa, con un bagaglio in più, tutto ciò che abbiamo imparato sull'Egitto...
emilioraffaele
00sabato 27 novembre 2010 18:41
Lo trovo bello e utile, un'esperienza di viaggio da leggere ogni tanto
pizia.
00domenica 28 novembre 2010 20:34
Grazie, spero possa servire [SM=g1361791] [SM=g1361791] [SM=g1361791]
-francis-
00domenica 28 novembre 2010 20:37
Re:
pizia., 27/11/2010 18.05:

Qui finisce il diario del mio viaggio, il 4 dicembre 2008 alle 12.45 il nostro volo è partito da Cairo e siamo tornati a casa, con un bagaglio in più, tutto ciò che abbiamo imparato sull'Egitto...




Un bagaglio che durerà tutta la vita...

pizia.
00domenica 28 novembre 2010 22:35
Qualcosa sì, il resto dipende dalla mia memoria... meno male che avevo scritto tutto, in un paio di anni avevo già dimenticato un sacco di cose! [SM=x822747]
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