| | | OFFLINE | | | Post: 15 Post: 15 | Registrato il: 02/02/2009 | EgiTToPhiLo/a | Suddito | |
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03/02/2009 10:59 | |
Ritengo che decontestualizzare le due entità sacre, dal prodotto architettonico, possa rendere più complicata la comprensione del loro significato.
Pertanto, leggere l'opera come prodotto unitario basato sulla sintassi compositiva, sul linguaggio architettonico e sul codice permette di penetrare con più facilità all'interno dell'unicum morfologico che l'architetto del periodo ha assemblato nell'opera progettata.
Come sottolineato nell'intervento precedente Horus e Thot non rappresentano l'Alto e Basso Egitto ma più semplicemente sono la rappresentazione del Sole e della Luna.
La loro contrapposizione o meglio la tensione tra i due elementi trova, anche, nella corda tesa la raffigurazione di questo concetto e nel nodo il giusto equilibrio tra forze che sono in antitesi tra di loro.
In questo caso è possibile estendere il concetto al cartiglio soprastante, infatti, il compito del faraone egiziano o del re meroitico, come prosecutore della cultura egizia, è quello di assicurare il benessere ai propri sudditi facendo rispettare la Legge e quindi il Maat.
Quando si verifica la contrapposizione o il giusto equilibrio tra il giorno e la notte?
La risposta è agli equinozi.
Così verificando l'orientamento del Tempio sul posto è possibile notare che questo si sviluppa secondo una direttrice che da ovest va verso est.
Quindi l'orientamento est-ovest racchiude già alcuni concetti che l'architetto del periodo ha enfatizzato con l'ausilio di altri elementi simbolici e non.
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