Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Zacharia Sitchin - Il pianeta degli dei

Ultimo Aggiornamento: 11/08/2010 22:05
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15/06/2008 18:31
 
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Sitchin afferma che molti studiosi considerano l’Enuma elish:

«…una sorta di opera filosofica – la versione più antica dell’eterna lotta tra bene e male – oppure un allegoria dell’avvicendarsi di inverno ed estate, alba e tramonto, morte e resurrezione.
Se però guardiamo al racconto così come esso appare, e proviamo a considerarlo una semplice enunciazione di eventi cosmologici così come i Nefilim li avevano spiegato i Sumeri, troveremo nell’Epica della Creazione una spiegazione perfetta di avvenimenti che si erano probabilmente verificati nel nostro sistema solare.» Il pianeta degli dei pp. 204-205

Proviamo a mettere alla prova il criterio metodologico di Sitchin cioè di considerare l’Enuma elish “una semplice enunciazione di eventi cosmologici”, utilizzando sia la traduzione di Sitchin che quella di Bottéro-Kramer (BK), due fra i più noti assiriologi-sumerologi.

Sitchin: Quando nell’alto il Cielo non aveva ancora un nome,
e in basso , la Terra non era stata chiamata;
nulla, eccetto il primordiale APSU, il loro Genitore,
MUMMU e TIAMAT – colei che li partorì tutti; le loro acque erano mescolate insieme.
Non esistevano ancora canneti, né paludi.
Nessuno degli dei era stato ancora creato.
Nessuno aveva un nome, i loro destini erano incerti;
fu allora che in mezzo a loro presero forma gli dei (1:1-9)

BK: Quando Lassù Il cielo non aveva ancora nome,
E Quaggiù la terra ferma non era ancora chiamata con un nome,
Soli, Apsu-il-primo, loro progenitore,
E Madre (?) - Tiamat, genitrice per tutti loro,
Mescolavano insieme le loro acque:
Né banchi di canne vi erano ancora raggruppati
Né canneti vi erano distinguibili.
E mentre degli dei nessuno era ancora apparso,
Essi non erano né chiamati per nome né definiti da un destino,
In (Apsu-Tiamat) alcuni dei furono creati (1:1-9)

Sitchin: «Nella distesa dello spazio, gli “dei” – ovvero i pianeti – non sono ancora apparsi, non hanno un nome né un “destino” – un’orbita – fisso. Esistono solo tre corpi: “il primordiale AP.SU” (“uno che esiste fin dal principio”); MUM.MU (“uno che è nato”) e TIAMAT (“vergine della vita”). Le “acque” di Apsu e Tiamat erano mescolate, e il testo chiarisce che non si intendono le acque in cui crescono le canne, ma piuttosto le acque primordiali, gli elementi fondamentali dell’universo, dispensatori della vita.»

In verità il testo sembra chiarire il contrario, dire come traduce Sitchin non esistevano ancora canneti, né paludi è sottointeso che sarebbero esistiti, se dico che certi eventi sono accaduti sulla Terra quando non esistevano ancora gli uomini sottintendo che un giorno ci sarebbero stati non che non sarebbero mai esistiti.

Sitchin: «Apsu, dunque, è il Sole, “quello che esiste fin dall’inizio”. Vicino a lui sta Mummu, e dal racconto si comprende chiaramente che Mummu era l’aiutante più fidato, il messaggero di Apsu: una descrizione che corrisponde perfettamente a Mercurio, il piccolo pianeta che corre rapidamente attorno al suo gigantesco padrone. Ed era proprio questo il concetto che anche gli antichi Greci e i romani avevano del dio-pianeta Mercurio:il veloce messaggero degli dei. Più in là Tiamat, cioè il “mostro” che Marduk avrebbe in seguito mandato in frantumi, il “pianeta mancante”.»

Bottéro-Kramer traducono il termine MUMMU come epiteto di Tiamat, nella nota al testo infatti viene detto che:

«Il Mummu che precede Tiamat nel testo al verso 4 non è, in realtà, che un epiteo di quest’ultima, forse mal copiato (sta per ummu: «madre»?). lo si è spesso considerato, a torto, «una terza persona», apparsa nello stesso tempo nella diade originale. L’errore risale all’età antica, probabilmente ancora prima di Damascio, che ne sarebbe il primo testimone (?). Questo errore sarebbe stato anche favorito dalla designazione di «paggio» di Apsu in 1: 30sg.? Quanto all’interpretazione ce ne dà Damascio – forse seguendo altri o nella tradizione locale? Di «Il mondo intellegibile» -, un nome comune accadico, mummu ha potuto influenzarla. Siglifica infatti qualcosa di sostanziale, oggetto o soggetto della creazione, e si utilizza anche nel binomio bit-mummu: «locale, sala del mummu», per indicare di preferenza un annesso del tempio, dove si riparava, e forse si costruiva, il materiale del culto, cominciando dalle immagini e statue degli dei e che serviva anche forse come scriptorium. Vedi Chicago Assyrian Dictionary, M/2, pp. 197 sg. [Link

Se è vero quanto dicono Bottéro e Kramer scomparirebbe il pianeta Mercurio dal “sistema solare” di Sitchin.


- Segue -
[Modificato da Biceleon 15/06/2008 18:49]
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