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Misteri tra i tesori di Tutankhamon

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2006 08:20
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07/01/2006 17:31
 
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Pettorale di Tut
Guardando attentamente il pettorale di Tutankhamen, ho notato una sorprendente somiglianza, in realazione ai simboli contenuti, col "Caduceo" di Hermes.









Le "Ali" (dello Scarabeo), i "Serpenti" ai lati dell'Occhio di Horus, la "Pietra rara" Tectite Oro Libica o Silica glass (lo Spirito Solare)

Siccome sono anni che faccio ricerche sul Caduceo, l'averlo ritrovato nel pettorale di Tut mi sorprende non poco. Anche perchè vi è aggiunto l'Occhio di Horus, che dovrebbe rappresentare l'Occhio Divino, onnipotente e onnipresente, o "terzo occhio" della dottrina Buddhista.
A questo punto, non mi resta che constatare che lo stesso Caduceo abbia origini più antiche di quanto pensassi.

Chi ha informazioni più dettagliate in proposito, sul pettorale di Tut?


Wild h3art :sm214c:


[Modificato da Wild-h3art 07/01/2006 17.36]

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EgiTToPhiLo/a
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07/01/2006 17:55
 
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... quel simbolo è greco. I greci andavano a studiare in Egitto fin dai tempi antichissimi, dove padre della medicina di allora era il divinizzato 'Imhotep, quindi non ci trovo nulla di strano che questo abbia molto in comune con la simbologia egizia.
Terrei però a precisare che l'Occhio di Horus non ha davvero niente in comune con il Terzo Occhio del Buddismo. L'Occhio di Horus insieme all'Occhio di Osiris, sono gli occhi di Ra....
Sul silica glass so che si tratta di sabbia vetrificata naturalmente e che esitono alcune zone del deserto in cui si trovava. Non ho idea se quest'ultima venisse considerata sacra oppure no.

Però non ho capito che cosa vorresti sapere su questo pettorale... :)

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EgiTToPhiLo/a
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07/01/2006 18:04
 
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rileggendo , ho scritto una cazzata:
un occhio è di Ra, l'altro di Osiris....insieme sono gli occhi di Horus! :imb:
Sorry! :(
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EgiTToPhiLo/a
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07/01/2006 18:07
 
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Wild,
puoi dirmi per favore dove hai preso l'immagine? stavo cercando di interpretarne la simbologia, ma non riesco a vedere chi è raffigurato sul disco lunare...:)
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EgiTToPhiLo/a
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07/01/2006 18:19
 
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EgiTToPhiLo/a
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07/01/2006 18:34
 
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dunque...credo di aver trovato qualche cosa...

quanto segue è tratto da "Tutankhamon" di T.G. Henry James.
qui dice che lo scarabeo è realizzato in calcedonio traslucido...Lo scarabeo è l'elemento centrale della composizione. Normalmente viene rappresentato mentre spinge davanti a se il disco solare, con riferimento al percorso diurno del Sole-Ra, ma in questo caso lo scarabeo sorregge invece una barca solare che contiene l'Occhio di Horus rappresentante la luna (infatti è il sinistro) che viene espressamente rappresentata al di sopra di esso: la falce della luna con la raffigurazione del disco solare nel percorso notturno, con al suo interno tre figure che rappresentano il dio Thot, con la testa da ibis, il Re Tut al centro e Ra-Horakti con la testa di falco....parla ancora del significato dei vari simboli in esso contenuti......

Forse però Wild volevi sapere dello scarabeo...

07/01/2006 22:51
 
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Re:

Scritto da: Maat Ka Ra 07/01/2006 18.07
Wild,
puoi dirmi per favore dove hai preso l'immagine? stavo cercando di interpretarne la simbologia, ma non riesco a vedere chi è raffigurato sul disco lunare...:)



Ciao Maat. :D

Questo è la pagina web dove ho preso l'immagine, ma la foto è piccola

http://www.manipura.it/TectiteOro/scarabeo.jpg

presa dal sito:

http://www.manipura.it/TectiteOro/

ma non è molto interessante per una discussione sull'egittologia.

Ho fatto un ingrandimento, ma la qualità della foto non è buona. I personaggi in cima al pettorale non si vedono bene.

Comunque, i greci non erano i soli a "studiare" il Caduceo, e fare qualche piccolo viaggetto in Egitto a caccia di novità (forse c'ero anch'io in una esistenza passata... :( )
Dove vorrei arrivare lo sai ;) , ma probabilmente ci sono già arrivato per altre vie. Questa del pettorale è un'altra :idea:

In quanto ai simboli dei 2 occhi, Sole/Luna, l'antica Alchimia (parola di origine araba) ne accenna qualcosa.

|=)

(il Sole sta a destra e la Luna a sinistra)

Se non sbaglio, non fu la stessa Iside a rigenerare un nuovo occhio ad Horus, dopo che questi lo perse a causa di Seth durante una battaglia? :imb:


Wild h3art :sm214c:
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07/01/2006 23:10
 
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Re:

Scritto da: Hatshepsut76 06/01/2006 18.03
Ma.... e se invece si trattasse di una odppia macchinazione? Voglio dire: se Ay e Horemheb avessero ordito un ocmplotto ai danni di Tut? Essendo vissuti a contatto col faraone nel medesimo periodo credo che potrebbe essere possibile, non credete? :sm23:



Difatti è proprio questo che intendevo anch'io....
Non escludo la responsabilità di Ay in un complotto, ma credo che quest'ultimo sia stato mmanovrato da Horemheb.... che abbia funto da pedina per sviare i sospetti dalla persona del gewnerale, che aveva tutti gli interessi di uscirne pulito.
Come accennato nel post che ho inserito precedentemente, l'età di Ay rappresentava la garanzia ad una veloce salita al trono. Attendere qualche anno non sarebbe stato un problema, a quel punto.

Questo passaggio ha permesso ad Horemheb di uscirne indenne, per poi screditare agli occhi dei sudditi anche colui che lo ha anticipato e che probabilmente gli ha permesso di attuare il suo intento.... chi, più di Ay, era vicino a Tut?! E di chi il Re si fidava certmente ciecamente???! :sm19:
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07/01/2006 23:17
 
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Re:

Scritto da: Maat Ka Ra 07/01/2006 18.04
rileggendo , ho scritto una cazzata:
un occhio è di Ra, l'altro di Osiris....insieme sono gli occhi di Horus! :imb:
Sorry! :(



Perchè assimili L'occhio di Ra a quello di Horus?
e inoltre, cosa sai dirmi in proposito all'occhio di Osiride?

Ti basi su documenti specifici? perchè a quanto ne so l'Occhio di Ra e quello di Horus, hanno, nell'ambito religioso egizio significati differenti. E sorgono da due miti specifici. Uno è rappresentato con l'occhio sinistro (Ra), mentre l'altro col destro (Horus).

Il primo, è l'occhio che il Dio Ra manda sulla Terra a rintracciare Seckmet, dopo che lo stesso Dio Ra l'aveva inviata ad attuare la distruzione del genere umano, prima di pentirsene.
Poichè l'occhio tarda a tornare il Dio lo sostituisce con un altro e quando questi torna lo trasforma in ureo.

Il secondo rapppresenta la vittoria del bene sul male e risale al mito che vede Horus combattere contro Seth, battaglia entro la quale il figlio di Osiride perde l'occhio destro.

Dell'occhio di Osiride..... non ne so nulla .... [SM=x822736]
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07/01/2006 23:43
 
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Re:

Scritto da: Maat Ka Ra 07/01/2006 18.34
dunque...credo di aver trovato qualche cosa...

quanto segue è tratto da "Tutankhamon" di T.G. Henry James.
qui dice che lo scarabeo è realizzato in calcedonio traslucido...



Il fatto che si tratto di silica glass si direbbe appurato ormai, almeno in base a quanto sostenuto in proposito su questo articolo apparso su ArcheoGate (lo posto per intero, anche se lunghetto, perchè lo trovo interessante):

Il pettorale di Tutankhamon e il "Silica Glass"
di Alfredo e Angelo Castiglioni

Il 4 novembre 1922 avvenne, nella Valle dei Re in Egitto, una sorprendente ed eccezionale scoperta che coronava gli sforzi di un egittologo, l'inglese Howard Carter , (Kensington, 1873 -Londra 1939).
Si trattava dell'ingresso murato della tomba di un Faraone della XVIII Dinastia, Tutankhamon (morto diciottenne nel suo nono anno di regno, circa 1318 anni prima di Cristo), l'unica tomba di Tebe (l'attuale Luxor) ritrovata intatta con il suo corredo funerario, ad eccezione di limitati danni apportati dall'incursione di alcuni saccheggiatori che, disturbati, non riuscirono a completare il loro lavoro.

La scoperta fu il risultato di pazienti e perseveranti scavi finanziati , fin dal 1909, dal ricco collezionista inglese Lord Carnavon , il mecenate di Carter, (Highelere Castle,Hants,1866.- Cairo, 1923).
Il ritrovamento del tesoro del "Faraone dimenticato" suscitò un'incredibile interesse in tutta Europa. Teste coronate e semplici viaggiatori si riversarono nella Valle dei Re, dove Carter, per oltre un decennio, continuò nel lavoro di restauro e di classificazione dei reperti che la tomba racchiudeva.
Tra i tremilacinquecento oggetti del tesoro del "Faraone fanciullo" (molti d'oro, ornati di pietre preziose e semipreziose), c'erano alcuni pettorali finemente lavorati, attualmente esposti nel Museo Nazionale del Cairo.

La fama di Tutankhamon giunta fino a noi e ancor oggi largamente diffusa, è legata principalmente alla scoperta della sua tomba anche se non possiamo dimenticare che fu proprio questo faraone che segnò la fine dell' "eresia amarniana" del dio unico Aton, con il trasferimento della capitale da Akhetaton, (l'attuale Tell el -Amarna, città voluta dal faraone "eretico" Ekhnaton-Amenofi IV, 1348-1331, XVIII Din.) alla città di Menfi. Il "Faraone dimenticato" evidenziò questo importante avvenimento con il cambiamento del nome da Tutankhaton (immagine vivente di Aton) in Tutankhamon (immagine vivente di Ammon).

Alcuni anni fa, un ricercatore di Milano, Giancarlo Negro , visitando il museo del Cairo, avanzò l'ipotesi che lo scarabeo stercorario (Scarabaeus sacer) , simbolo della rinascita solare (che gli Egizi chiamavano Kheper o Kapri) incastonato al centro di un pettorale di Tutankhamon, non fosse di "calcedonio" (come si riteneva), ma fosse stato intagliato in un materiale più raro e prezioso: il "Silica Glass".

La conferma dell'esattezza dell'ipotesi avvenne qualche anno dopo da parte di una équipe italiana guidata dal prof. Vincenzo de Michele, conservatore di mineralogia e petrografia del Museo di Storia naturale di Milano, che, con analisi gemmologiche non distruttive svolte sotto l'attento sguardo degli archeologi egiziani, stabilì che si trattava di "Silica Glass", un vetro siliceo, conosciuto anche con la sigla Ldsg (Lybian desert silica glass).

Questo rarissimo e purissimo vetro naturale, composto al 98% di silicio puro, dai colori varianti dal bianco, al verde-giallo, al verde-azzurro, si trova in uno dei deserti più inaccessibili del pianeta: il "Great Sand Sea ", il "gran mare di sabbia" così chiamato dagli esploratori europei dell'800; una zona disabitata, non percorsa da carovane, priva d'acqua per centinaia di chilometri, dove la vegetazione è inesistente. Una zona caratterizzata da "cordoni" di grandi dune (alcune raggiungono e superano i 150 mt d'altezza), aventi un orientamento Nord- nord ovest.- Sud- sud est, in territorio egiziano in prossimità del confine meridionale tra Egitto e Libia.

Tra i "cordoni" di dune, che si estendono per centinaia di chilometri, si aprono ampi corridoi di sabbia compatta facilmente percorribili ma dove, sovente, si accumulano depositi di sabbia finissima, impalpabile come borotalco (chiamata dagli esploratori inglesi "sabbia liquida") che attanaglia i pneumatici dei "fuoristrada" e che richiede l'uso di apposite "scalette o piastre" per superarle e la riduzione delle pressione delle gomme a valori molto bassi per permettere al battistrada di allargarsi e "galleggiare" sulla sabbia, come le zampe dei dromedari.

Disseminati in queste "cordoni" si trova il "Silica Glass" , sotto forma di pezzi di varie dimensioni. Piccoli frammenti, molto trasparenti, levigati dall'azione eolica giacciono talvolta accanto a pezzi di media e grandi dimensioni che possono raggiungere e superare il peso di una ventina di chili.

Uno tra i primi a dare notizia dell'esistenza del " Silica Glass " fu l'inglese P.A..Clayton. Durante una missione di esplorazione geografica del Gran Mare di Sabbia, scoprì , il 29 dicembre 1932, alcuni pezzi di questo vetro naturale, da lui chiamato "Silica Glass".
Organizzò, successivamente, un'altra spedizione alla quale prese parte anche L.J. Spenser curatore della sezione mineralogica del British Museum di Londra.
Spenser ritenne di elencare questo particolare e raro materiale tra le pietre preziose; alcuni pezzi, portati in Inghilterra, furono tagliati e sono ancor oggi esposti, insieme a esemplari grezzi, nel Geological Museum di Londra.
A seguito di queste spedizioni alcuni giornali inglesi parlarono del mistero che avvolgeva il "Silica glass" chiedendosi se queste "gemme" del deserto provenissero da un altro pianeta.. All'epoca, infatti, furono in molti a ritenere che "il "silica glass" fosse giunto sulla terra dallo spazio.
Un mistero che rimase tale per molti decenni.
Dopo l'intervallo della seconda guerra mondiale, furono riprese, soprattutto negli ultimi decenni del secolo appena trascorso, le ricerche e le spedizioni nell'area del "Silica glass".
Anche se, a tutt'oggi, non sono stati ancora chiariti tutti i "misteri" che lo avvolgono, sappiamo (è la teoria più accreditata) che il "silica glass" si è formato circa 28,5 milioni di anni da oggi (età determinata per mezzo dell'analisi delle tracce di fissione), anche se alcuni studiosi parlano di 30 milioni di anni, e potrebbe essere stato "creato" da un meteorite, da una cometa o da un altro corpo celeste, il cui impatto sulla superficie terrestre avrebbe causato la fusione delle sabbie e dell'arenaria nubiana.
Tuttavia, successive ricerche, non sono riuscite ad individuare il "cratere d'impatto " per cui il prof. Romano Serra del dipartimento di fisica dell'Università di Bologna, ritiene che il corpo celeste sarebbe entrato nell'atmosfera terrestre ad una velocità elevatissima che ne provocò l'esplosione ad una altezza di 10-12 km. dalla superficie del deserto.
L'area venne investita da temperature elevatissime che, come sostiene il prof. De Michele, provocarono la fusione del quarzo della sabbia e, forse, lo portarono anche all'ebollizione. Il successivo, lento processo di raffreddamento del materiale ha determinato la trasparenza del silica glass, che si trova sparso in un area di 25 chilometri di diametro.
Tra le spedizioni effettuate nell'area del "Silica glass", ricordiamo quella svoltasi nei mesi di marzo e aprile del 1996 alla quale parteciparono anche i redattori del presente articolo, Alfredo e Angelo Castiglioni.
Durante la missione fu effettuata la raccolta e la pesatura del "silica glass" trovato in superficie sparso su zone preventivamente delimitate. L'analisi dei dati raccolti ha permesso di individuare anche l'area di maggior concentrazione del "silica glass" tra 25° 26' di latitudine nord e il 25° 26' di longitudine est.
Ci sembra importante riportare alcuni passi, ricavati dal diario della spedizione, in quanto, meglio di altre descrizioni, possono far comprendere il fascino che emana da questa misteriosa e preziosa
"gemma" del deserto.

"I frammenti di "silica glass" ci appaiono all'improvviso, sparsi disordinatamente sulla sabbia ai piedi delle grandi dune. Il sole, alto nel cielo, fa brillare il "silica glass" che riflette il blu cobalto del cielo. Sono gemme luminose che spezzano il monocromatico giallo-bruno della sabbia, punteggiato dal pietrisco annerito dalla "vernice del deserto". Al tatto appaiono levigate dalla continua e incessante azione eolica, protrattasi per milioni d'anni: la superficie vellutata, priva di angoli acuti e taglienti, assorbe rapidamente il calore della mano e il "silica glass" sembra "animarsi", mentre i raggi che attraversano la superficie mettono in evidenza il colore che, dal giallo, sfuma nel verde fino al bianco latteo.

Poco distante, numerose schegge di "silica" sono sparse a raggiera intorno ad un punto centrale dove alcuni pezzi appaiono lavorati. Qui, migliaia di anni fa, un uomo preistorico del Paleolitico Antico e Medio, ha ricavato da questo durissimo e tagliente materiale, lamine, raschiatoi, punte di freccia indispensabili alla caccia e alla vita quotidiana, in un ambiente un tempo ricco d'acqua e di verde che, ora, appare difficile da immaginare".




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