La Bibbia parla dell’impiego della popolazione ebrea per i lavori di completamento delle città deposito di Pitom e Ramses (almeno nel testo italiano). Si tratta di due città deposito e non della capitale del regno fatta edificare da Ramesse II. E’ ipotizzabile che queste città si trovassero nello Wadi Tumilat nel versante africano della via carovaniera che univa la regione di Canaan all’Egitto, passando per la penisola del Sinai.
Il fatto che il nome sia lo stesso di quello dei faraoni della XIX e XX dinastia non deve creare a mio parere eccessiva confusione. E’ molto probabile che da molto tempo la regione orientale del Delta fosse un possedimento di una qualche famiglia potente di nome Ramses. Così lascerebbe pensare la Bibbia quando dice che il faraone avrebbe concesso a Giuseppe e la sua famiglia di vivere nella terra di Ramses. Stiamo parlando di alcuni secoli prima dell’Esodo (430 anni secondo la Bibbia).
I biblisti ritengono questa ultima segnalazione errata, si dimenticano della città deposito e vogliono per forza ritenere che gli Ebrei stessero edificando Pi-Ramesse.
A mio parere così si distorce quel poco di verità storica che è contenuta nella Bibbia.
Per quanto riguarda Hatshepsut, ritengo che fra i probabili indizi che possono aver suggerito la tradizione della principessa del salvataggio biblico di Mosè o di un suo antenato si possa considerare:
- Hatshepsut e la sorella minore Neferubity nacquero molto probabilmente durante il regno dello zio Amenhotep I;
- esse non erano ancora figlie di re e forse per questo ebbero nomi non dinastici;
- secondo la tradizione ebraica Mosè venne salvato da una principessa di nome Bityah;
- i due nomi Neferubity e Bityah contengono entrambi il riferimento all’ape “bity” del Basso Egitto e sono così poco comuni da lasciar ipotizzare che possano essere riferiti alla stessa persona;
- è possibile che le due principesse abbiano trovato il neonato nella cesta o meglio che la madre del neonato abbia volutamente spinto la cesta verso le principesse e che Thutmose I o addirittura il faraone Amenhotep I abbia adottato questo neonato per accontentare le bambine;
- se effettivamente un certo neonato Mosè fu salvato da una principessa, è molto probabile che per raggiungere una posizione elevata a corte abbia avuto bisogno del sostegno della sua protettrice;
- il fatto che Hatshepsut si ritenesse principessa ereditaria e che essa divenne Grande Sposa Reale di Thutmose II e quindi sovrana d’Egitto porta a ipotizzare che un possibile suo fratello adottivo possa aver raggiunto una posizione molto elevata nell’ambito della corte.
Ritengo personalmente valida questa costruzione logica dei fatti, senza arrivare però ad asserire che l’eventuale fratello adottivo di Hatshepsut sia stato il protagonista degli episodi biblici del Mosè adulto (bisticcio col faraone, fuga a Madian, ritorno in Egitto e Esodo). Ritengo invece che la Bibbia abbia accomunato, come in altri casi, vari personaggi per cui il Mosè dell’Esodo potrebbe essere un discendente (nato forse dopo tre generazioni) del Mosè salvato da Hatshepsut e Neferubity.
Questa possibilità non aiuta nell’individuazione del faraone che, per vendicarsi degli Ebrei e per risentimento verso la principessa del salvataggio, decretò la damnatio memoriae del faraone donna Hatshepsut.
Il fatto che fra il salvataggio del neonato Mosè e l’Esodo possano essere passati vari decenni non è a mio parere sufficiente per chiedersi come abbiano fatto gli egizi a ricordarsi dopo molti anni dell’episodio del salvataggio.
Se il Mosè neonato divenne figlio adottivo di faraone e se lui e i suoi discendenti assunsero importanti incarichi a corte, è ipotizzabile che i sacerdoti di Amon abbiano registrato gli eventi e che questa intrusione di Ebrei a corte (forse non gradita al clero) possa essere stata ricordata per molti anni.
[Modificato da antonio crasto 02/07/2007 19.35]