In attesa delle ricerche di Pizia, vorrei aggiungere qualche altra considerazione. Intanto la discussione ritrovata da Kiya è molto pertinente con l’argomento Nabta Playa, perché immagino che in questo sito archeologico si consumassero riti religiosi ed anche sacrifici, in onore di qualche dio di quei popoli antichi, magari pratiche di contenuto “animistico” legate a principi vitali individuati in fenomeni naturali, esseri viventi e oggetti inanimati.
Credo che questo sia un principio comune ad ogni civiltà arcaica, a prescindere dal luogo in cui ha trovato origine, forse nella Valle del Nilo, o nella Mezzaluna asiatica, tra gli anfratti di grotte vicine alle coste della Francia odierna, l’Uomo ha da sempre percepito la necessità di una guida superiore, di una protezione da parte di un padre attento nel proteggerlo dalle insidie della natura.
Tornate indietro con la fantasia ed immaginate questi gruppi primitivi, mentre assistono ad una eclissi di luna, un fenomeno sconosciuto ai molti del gruppo ed inquietante, contrario alle regole molto semplici, che governavano i comportamenti razionali di quegli esseri. Io li vedo gridare e dimenarsi dalla paura, in cerca di un rifugio sicuro.
Con il tempo e lo sviluppo delle capacità cognitive, nasce la figura dello Sciamano, che sa interpretare ogni fenomeno ed è in grado di fare da tramite con gli spiriti del cielo e della terra. Si stabiliscono i luoghi e le procedure delle cerimonie, durante le quali gli eletti possono parlare con gli dei e si compiono sacrifici, anche umani. Perché stupirsi del fatto che i partecipanti ai riti, potessero mangiare parti del corpo dei sacrificati, o dei loro stessi defunti? Fino a non molto tempo fa questa pratica era ancora in uso presso diverse popolazioni del globo. E in Egitto?. Natale Barca ne parla nel suo libro sul Predinastico, accennando a numerosi ritrovamenti di ossa umane e non, sottoposte a scarificazione della carne (atto rituale?). Poi, se parliamo di sacrifici umani, ricordiamo che questi sono stati praticati almeno fino alla Prima Dinastia.
Insomma la religione è sempre esistita, all’inizio in modo non razionale, poi sempre più strutturata in riti e procedure necessari a stabilire un “ordine superiore” del mondo circostante, ma anche per stabilire regole condivise nei comportamenti umani. Il Faraone era il rappresentante di Ra sulla terra e costituiva la personificazione di tutti i faraoni succedutisi nei secoli prima di lui, fino ad arrivare a ritroso, ai seguaci di Horo, le anime di Pe e di Nekhen. Un legame antico, per una continuità immutabile nel tempo, simbolo di stabilità e di ordine, che è poi il segreto della longevità della civiltà egizia, certamente senza paragoni nella storia dell’uomo.