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La Nascita delle Civiltà

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    emilioraffaele
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    00 07/06/2011 19:10
    La Mezzaluna fertile
     

    Nascita delle Civiltà

     

    C'è un argomento che, più degli altri, mi appassiona profondamente e riguarda la nascita della Civiltà Egizia nella Valle del Nilo. Ho sempre pensato che, in un globo terrestre per gran parte attanagliato dal gelo dell'ultima glaciazione, l'Egitto avrebbe potuto essere una delle Regioni favorite dalle condizioni climatiche adatte ad ospitare la rivoluzione neolitica. E probabilmente è stato così.

     

    Il nostro desiderio di sapere e di conoscere, privo per molti di noi (diciamo quasi tutti) della possibilità di esperienze sul campo, viene alimentato e soddisfatto dagli studi svolti da altre persone: scienziati, antropologi, storici, che ricostruiscono, nell'insieme, la storia degli Uomini antichi. E bisogna ammettere che l'attendibilità delle informazioni acquisite, specie negli ultimi anni, è notevolmente aumentata, grazie anche ai nuovi strumenti scientifici a disposizione.

     

    Ora vi prego di regalarmi qualche minuto della Vostra attenzione, perché ho un grande desiderio di condividere con voi la lettura di un articolo pubblicato su National Gegraphic di questo mese e che mi ha dato molto da pensare, ed ha fatto modificare la mia visione dell'evoluzione delle civiltà del Mediterraneo, mettendo un po' a nudo le mie carenze in materia di storia ed archeologia, di tutta l'area non solo del Mediterraneo.

     

    Sto parlando delle scoperte effettuate presso il sito di Gobekli Tepe, nel sud della Turchia. Ho avuto l'occasione di fare un ampio giro in questa meravigliosa nazione e credo che le scoperte archeologiche siano solo all'inizio. Ora sono convinto che le scoperte effettuate, siano in connessione con la storia archeologica di tutti i paesi collocati nella cosiddetta Mezzaluna fertile, che si incuneava tra montagne e deserti, oltre gli attuali confini dell'odierna Turchia a occidente ed a nord (fino ai primi rilievi montagnosi), all'Iran ad oriente, estendendosi, fino alla Giordania, ma delimitato a sud dall'inclemente deserto siriano. In questo enorme territorio, favorito dalle condizioni metereologiche modificate, gli uomini del Neolitico selezionarono le loro sementi dalle erbe selvatiche ed impararono ad addomesticare gli animali, passando dall'attività di cacciatori-raccoglitori a contadini.

     

    Personalmente, fino ad ora, pensando al periodo Neolitico egizio, ragionavo sulla base dei ritrovamenti delle tombe e dei reperti ceramici, datati a seconda degli stili di decorazione e delle tecniche di cottura e lavorazione. Ma è esistito un periodo pre – ceramica? Ebbene si, almeno a Gobekli Tepe e nonostante ciò, 11.600 anni fa, sette millenni prima della grande Piramide diGiza, sono vissuti uomini che sono stati in grado di edificare il più antico tempio sinora conosciuto.

     

    Questo tempio ricorda vagamente Stonehenge, ma è edificato con pilastri di calcare finemente scolpiti a bassorilievo: una sfilata di gazzelle, serpenti, volpi, scorpioni, cinghiali selvaggi. All'epoca della costruzione, la grande maggioranza degli esseri umani viveva in piccoli gruppi nomadi che si sostentavano raccogliendo piante commestibili e cacciando animali selvatici. Per erigere il tempio, probabilmente fu necessaria la presenza nello stesso luogo, di più persone, di quante se ne fossero mai radunate insieme prima di allora. E la cosa straordinaria è che riuscirono a tagliare, scolpire e trasportare per centinaia di metri, pietre da 16 tonnellate, pur non avendo bestie da soma, né ruote. I pellegrini che arrivavano al santuario, vivevano in un mondo che non conosceva la scrittura, né i metalli, né il vasellame; a chi saliva dal tempio, quei pilastri incombenti dovevano apparire come giganti irrigiditi e gli animali scolpiti sulla pietra, tremolanti alla luce dei falò, come emissari di un mondo spirituale che forse la mente umana cominciava solo allora a concepire. Torniamo allo scavo di Gobekli Tepe. Il sito fu individuato a metà degli anni '90, grazie all'archeologo tedesco Klaus Schmidt, pochi centimetri sotto la superficie, lo studioso trovò una pietra scolpita in maniera elaborata e poi altre. Erano pilastri verticali disposti ad anello, col tempo furono messi in luce altri di questi anelli. Un rilievo geomagnetico effettuato nel 2003, ha svelato che nel sottosuolo restano almeno 20 anelli di pilastri ammucchiati alla rinfusa. I più imponenti misurano 5,4 metri e pesano 16 tonnellate. In un'altra zona della collina, è stata ritrovata la più cospicua raccolta di utensili di selce mai vista. I pilastri a T, secondo lo scopritore, sono esseri umani stilizzati: a confermarlo sarebbero le braccia scolpite che scendono ad ancolo dalle spalle di alcuni di essi, con le mani puntate al ventre, coperto da un perizoma. Le pietre guardano verso il centro dell'anello, come in un'assemblea o in una danza, forse è la rappresentazione di un rito religioso.

     

    Nell'8200 il sito era già stato abbandonato. Gli archeologi non hanno trovato traccia di abitazioni. Per scolpire ed erigere i pilastri, occorsero probabilmente centinaia di persone, eppure sul posto non c'era acqua, né sono state ritrovate tracce di attività agricola, di cucine comuni o di semplici fuochi da campo. Gobekli Tepe non era altro che un centro cerimoniale, i suoi abitanti, se mai ve ne furono, erano tutti addetti ai lavori. A giudicare dalle migliaia di ossa di gazzelle e uro, gli operai venivano sfamati con selvaggina cacciata altrove e poi portata fin lì. Insomma i costruttori del tempio erano cacciatori raccoglitori ed è stato come scoprire che qualcuno si era costruito un Boeing 747 in cantina, con un coltellino.. Il sito appare allo stesso tempo come il precursore di una civiltà nascente e l'ultimo grande simbolo di un passato nomade che stava per scomparire.

     

    Ora parliamo un momento di Gordon Childe, australiano trapiantato in Gran Bretagna, estroverso e marxista appassionato. Fu lui, negli anni '20, ad inventare il concetto di rivoluzione neolitica.

     

    La specie Homo Sapiens apparve circa 200 mila anni fa e per gran parte dei millenni successivi, subì piccoli mutamenti. Gli uomini vivevano in piccoli gruppi itineranti di cacciatori- raccoglitori. Poi avvenne il mutamento, la vera rivoluzione. Come folgorata da un'ispirazione improvvisa, una parte dell'umanità voltò le spalle alla vita di caccia e raccolta ed abbracciò l'agricoltura. Per coltivare i campi gli uomini dovettero smettere di girovagare e stabilirsi in villaggi permanenti, dove misero a punto nuovi utensili ed inventarono la ceramica. Per migliaia di anni gli uomini e le donne avevano vagobandato armati di rozzi strumenti di pietra, tagliando le spighe dei cereali e portandosele nel loro rifugio. Forse curavano e proteggevano piccoli campi, ma si trattava comunque di piante selvatiche. L'agricoltura nacque quando gli uomini cominciarono a coltivare , su terreni vasti e appositamente liberati dall'altra vegetazione, piante che, a causa di una mutazione, non si rompevano maturando. La popolazione crebbe vertiginosamente . In queste società era più facile scambiarsi le idee, così che anche il tasso di innovazione sociale e tecnologica, subirono una crescita repentina, facendo fiorire l'arte e la religione, segni distintivi della Civiltà.

     

    Solo una ventina di anni fa, la maggior parte degli studiosi era convinta di conoscere l'epoca, il luogo e la sequenza temporale in cui, grosso modo, si sviluppò la rivoluzione neolitica, il passaggio cruciale che determinò la nascita dell'agricoltura e fece si che gli Homo Sapiens, prima sparsi in piccoli gruppi, si radunassero nei primi villaggi agricoli, per poi fondare società tecnicamente raffinate, con grandi templi, torri, re e sacerdoti, ma il quadro è stato recentemente ridisegnato. Si riteneva (come riteneva Childe) che la rivoluzione neolitica fosse un evento unico, un colpo di genio improvviso, che si era verificato in un unico luogo, la Mesopotamia, tra i fiumi Tigri ed Eufrate, per poi diffondersi in India, in Europa ed oltre. L'idea prevalente fra gli archeologi, era che l'improvviso sbocciare delle civiltà, fosse in gran parte dovuto a cambiamenti climatici: il graduale riscaldamento, alla fine dell'era glaciale, avrebbe permesso, ad alcuni popoli, di iniziare a coltivare piante ed allevare animali in abbondanza. Le nuove ricerche, invece, fanno ipotizzare che la rivoluzione sia avvenuta per opera di molte persone, su un'area molto vasta e nell'arco di migliaia di anni. Già negli anni '50, dall'altro capo della Mezzaluna, quello occidentale, arrivarono scoperte che modificavano il quadro. Nell'area che oggi comprende Israele, i territori Palestinesi, Libano, Giordania e Siria occidentale, alcuni archeologi portarono alla luce insediamenti che risalivano anche al 13.000 a.C.. Questi villaggi, detti Natufiani, sorsero verso la fine dell'ultima glaciazione, quando il clima della regione cominciò a farsi relativamente caldo e umido. La scoperta dei Natufiani fu la prima crepa nella teoria della rivoluzione neolitica di Childe. Secondo lo studioso, l'invenzione dell'agricoltura era stata la scintilla che, determinando la nascita dei villaggi, aveva acceso il fuoco della civiltà. Ma i Natufiani, pur vivendo in insediamenti fissi abitativi, anche da centinaia di persone, non erano agricoltori, ma cacciavano gazzelle e raccoglievano segale, orzo e frumenti selvatici. Intorno al 10800 a.C. le temperature della regione calarono di circa 7 gradi e per 1200 anni, rendendo più arida tutta la Mezzaluna fertile. Alcuni insediamenti tentarono di adattarsi alla maggiore arrdità. Apparentemente gli abitanti di Abu Hureyra, un villaggio nell'attuale Siria settentrionale, provarono a coltivare varietà locali di segale, forse riuscendo a selezionare chicchi più grandi, rafforzandone le qualità. Molti studiosi sono giunti alla convinzione che l'agricoltura avesse messo piede anche in altri siti vicini, come Mureybet e Tell Qaramel. In sostanza i siti natufiani scoperti nel Levante, facevano pensare che il primo passo fosse stato l'insediamento in villaggi e che l'agricoltura fosse nata più tardi, come una risposta alla crisi climatica. L'idea che la rivoluzione neolitica fosse stata innescata dai cambiamenti climatici, ha trovato grande eco negli anni '90, però diversi studiosi la trovano fondata su prove troppo deboli, anche perché i siti menzionati, prima di poter essere esaminati a fondo, sono stati sommersi a causa della costruzione di una serie di dighe.

     

    In conclusione, gli antropologi sostengono che, a creare la svolta, fu la religione organizzata, nata per allentare le tensioni che inevitabilmente sorsero quando i cacciatori-raccoglitori divennero agricoltori stanziali e crearono società di grandi dimensioni. In confronto ad un gruppo nomade, la società di un villaggio doveva porsi obiettivi di lungo periodo, più complessi, come la conservazione delle granaglie e la manutenzione delle abitazioni permanenti.. Per proseguire questi obiettivi, gli abitanti dei villaggi dovevano sentirsi impegnati in un'impresa collettiva. La religione servì forse a giustificare le gerarchie sociali che si creavano in una società più complessa: a chi saliva al potere, veniva attribuito un legame con gli dei.

     

    L'interpretazione che Schmidt dà delle scoperte di Gobekli Tepe, capovolge questo scenario. La costruzione di un tempio imponente da parte di un gruppo di cacciatori – raccoglitori, indicherebbe che la religione organizzata sia nata prima dell'avvento dell'agricoltura e di altri aspetti caratteristici della civiltà. Ciò sarebbe avvenuto quando i cacciatori si insediarono nei primi villaggi, creando inevitabilmente un confine netto tra il mondo deegli uomini ed il pericoloso territorio, popolato di belve micidiali, che si estendeva là dove non arrivava la luce del falò.

     

    Gli studiosi ritengono che, proprio nel periodo di massimo fulgore del tempio, sorse nella Turchia meridionale, un centro agricolo da cui il sito poteva essere raggiunto a piedi. Oggi i più prossimi antenati selvatici del moderno Farro, crescono sulle pendici del Karaca Da, un monte

    a 96 km dal sito. In conclusione, il passaggio all'agricoltura celebrato da Childe, potrebbe essere stato determinato da un'esigenza radicata nel profondo della psiche umana...dalla sete che ancora oggi spinge tanti uomini e donne a viaggiare per il mondo.

     

    Sito:

    http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2011/05/27/foto/national_geographic_giugno_2011-351266/2/

     

     

     

  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 07/06/2011 19:53
    Molto interessante, Dario, complimenti! Proprio stasera, sul treno di ritorno dal lavoro, ho iniziato a leggere il libro di Massimo Baistrocchi, Antiche civiltà del Sahara, e nell'introduzione cita soltanto il sito del Gobekli Tepe. Ciò non toglie, però, che nella trattazione effettiva ne parli diffusamente.
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    pizia.
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    destra della Sacerdotessa
    Capo del Tesoro


    - ShemsetRa -
    Architetto Reale

    00 07/06/2011 23:07
    Fantastico, me lo procurerò, Gobekli Tepe mi ha incuriosito subito, dal momento della scoperta.
    Allora molti erano gli interrogativi e pochissime le risposte, sarà interessante leggere i risultati delle prime interpretazioni e la loro critica.
    Intanto ecco qui la vecchia discussione sull'importante sito:

    Turchia: Gobekli Tepe, ritrovato il tempio più antico
  • Hatshepsut76
    Viandante
    00 07/06/2011 23:29
    Re:
    pizia., 07/06/2011 23.07:

    Fantastico, me lo procurerò



    Ne vale la pena, credimi! Al di là del fatto che parli o meno del sito in questione, è una lettura interessante; te lo dimostra l'indice che ho inserito subito dopo la presentazione del libro. Ed anche le foto, tutte in b/n sono interessanti


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    emilioraffaele
    Post: 1.148
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    Scriba
    00 08/06/2011 08:39
    Gli aspetti innovativi sono almeno tre e riguardano anche la Terra del Nilo:

    1) sono esistite civiltà che hanno prosperato ancor prima dell'"invenzione" della Terracotta;

    2) le religioni hanno sancito regole prestabilite all'interno delle comunità;

    3) la fine del Neolitico non è stata propiziata da favorevoli cambiamenti climatici, ma è dipesa dall'evoluzione delle capacità cognitive dell'Uomo.
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    pizia.
    Post: 7.073
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    - ShemsetRa -
    Architetto Reale

    00 08/06/2011 13:14
    La stanzialità perde la sua importanza fondamentale, così come l'introduzione dell'agricoltura, nel determinare il passaggio dal paleolitico al neolitico dunque [SM=x822713]
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    emilioraffaele
    Post: 1.148
    Post: 1.148
    Registrato il: 21/06/2009
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    00 09/06/2011 16:02
     

    Cara Pizia, la mia attenzione a notizie e ritrovamenti riguardanti il Neolitico” è molto grande, tanto che ne faccio un po' una ricerca esistenziale che non arriverà alla fine; pertanto, al di là delle conoscenze certe e delle scoperte degli scienziati, sono costretto a metterci, a volte, un po' del mio, rischiando la faccia. Però, rimanendo ai fatti certi, il passaggio tra le due epoche, non è stato un accendere la luce in un luogo buio, ma si è protratto per migliaia di anni, un progredire faticoso, suggerito dalla necessità di difendersi dalle avversità e di migliorare le possibilità di vita.

     

    Le occasioni determinanti si verificarono sicuramente grazie ad individui favoriti intellettualmente dall'evoluzione umana, i quali, attraverso la sperimentazione e la creatività, misero in condizione i loro gruppi familiari di usufruire del risultato delle proprie “invenzioni”. Il Paleolitico termina nel momento in cui l'Uomo inventa l'immaginazione ed , attraverso essa, esprime concetti astratti, ma per me, il Neolitico finisce quando l'Uomo inventa la propria Macchina del Tempo e cioè, la Scrittura.

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    miriam maltese
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    Post: 152
    Registrato il: 30/04/2009
    Suddito
    00 09/06/2011 21:01
    E' interessante vedere come l'uomo abbia cambiato il suo stato nel corso del tempo, e come si sposta indietro nel tempo il momento in cui si è "evoluto".
    Qui trovi anche le foto del sito di Gobekli Tepe.

    ngm.nationalgeographic.com/2011/06/gobekli-tepe/musi-pho...
  • Diego Baratono
    00 10/06/2011 08:32
    Esistono tracce certe e conosciute di civiltà ben più antiche di quelle sviluppatesi nel Medio Oriente, anche se queste ultime sono molto importanti e forse direttamente coinvolte nell'evoluzione culturale del nostro mondo. Certo è che il problema della retrodatazione dell'intero quadro fin qui conosciuto della Storia tracciata dall'Uomo implica profonde revisioni al modo di vedere e di pensare il nostro passato. E' sufficiente parlare di Oetzi, ad esempio, per avere l'incertezza sulla datazione dell'Età dell'eneolitico in Europa: anche qui, a quanto sembrerebbe, il calcolitico si deve retrodatare di "qualche" annetto.
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    emilioraffaele
    Post: 1.148
    Post: 1.148
    Registrato il: 21/06/2009
    Scriba
    00 11/06/2011 14:44
    Studi precisi, hanno assodato che l'evoluzione umana ha proceduto a balzi nei millenni, a volte tornando anche indietro, magari per colpa di sconvolgimenti naturali, ma non soltanto. L'aspetto importante della scoperta del Sito di Gobekli Tepe è che esso si trovava in una posizione centrale nel mondo di allora e e nel cuore della Mezzaluna Fertile, i cui prodotti del suolo, selezionati di generazione in generazione, hanno favorito, attraverso migrazioni periodiche, lo sviluppo delle capacità cognitive umane di altri popoli confinanti.....voglio pensare fino alla valle del Nilo.
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