Negli strati degli scavi archeologici si può trovare una grande quantità di vasellame.
Materiali, forme, tecniche e colore possono svelare molte cose sul pezzo singolo, e il pezzo singolo di solito porta ad altre deduzioni di contorno.
Inoltre l’insieme dei pezzi singoli, ordinato e tabellato può portare, grazie alle applicazioni della statistica all’archeologia, ad altre considerazioni, in base alla frequenza di particolari caratteristiche o all’assenza di altre.
Nel topic sull’Iside italica abbiamo visto comparire un vaso particolare, la situla, nelle mani della dea, come elemento distintivo, se incontrato insieme ad altri, in grado di permettere un’identificazione e persino un termine di datazione, anche se molto vago.
Dunque inizierei la mia ricerca dalla
situla.
Il nome significa “secchia” in latino.
Si tratta di un piccolo secchio da libagioni tipico delle civiltà mediterranee, di solito atta a contenere acqua.
La forma può essere cilindrica o svasata, col bordo arrotondato o meno, con la base piatta o semisferica, dotata o meno di una base propria per essere appoggiato.
Può anche avere un manico, qome quello dei secchi, cioé una bacchetta ricurva abbastanza da poter entrare in due punti opposti del bordo, opportunamente forati, in modo da permetterle di ruotare.
Di solito è realizzata in materiale metallico, ma può anche essere in ceramica.
Situla fotografata al Museo Vaticano[Modificato da pizia. 28/12/2010 17:43]