Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Razzo ed omini nell'Antico Egitto

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2011 22:23
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10/02/2009 15:47
 
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Riporto dalla rivista:

Michele D’Arcangelo
Giornalista, scrittore, egittologo, autore di libri di grande successo come gli ultimi due volumi in versi: “Il Paradiso è all’Ombra delle Spade” (italiano-arabo) edito da Swam, e “Te Canto Palestina” (Spagnolo-arabo), edito da Mondatori, venduti in oltre 4 milioni di copie.

Viaggio del 1997 per visitare un tempio sotterraneo nei pressi di miniere d’oro della Nubia (visita autorizzata).

Accompagnatore:

«Mister la miniera che visiteremo domani è stata abbandonata già in periodo Saitico e riaperta da un gruppo di archeologi americani solo due anni fa. Dopo la scoperta che hanno fatto, sono arrivati sul posto alcuni alti ufficiali dell’Air Force che si sono immediatamente premurati di consigliare al nostro Governo di non fare visitare quel sito da nessun turista, anzi, di tenerlo ben sigillato e sotto controllo…l’opinione pubblica non doveva sapere…»

«Dopo una trentina di metri raggiungemmo una grotta. Le pareti dell’ipogeo erano dipinte con scene mitologiche e figure di Per-‘aow (faraoni) della XII dinastia.»

«Poco dopo sbucammo in un pianerottolo ingombro di oggetti che avrebbero fatto la gioia di qualunque museo, invece erano li e chissà per quanti decenni ancora ci sarebbero rimasti.»

«Il corridoio finiva in uno stanzone con molte camere ai lati: le dimore dei sacerdoti del Tempio sotterraneo. Un’arcata separava quella cavità da un’ampia sala colonnata con nel mezzo le statue in trono, scolpite nel granito nero, Wsir (Osiride), Aset (Iside) e Hor (Horus).»

«… puntò la sua torcia verso un architrave quadrangolare che sovrastava una falsa porta, Ciò che vidi mi lasciò allibito. Un rilievo a incavo, dove i contorni delle figure erano scavati nella superficie non asportata, rappresentava, stilizzato, un lungo cilindro puntiforme con alettoni alla base; il disegno perfetto di un vero e proprio missile, attorno al quale c’erano alcuni uomini che non vestivano all’egiziana.
Era quanto di più sorprendente mi fosse capitato di vedere nella mia carriera di archeologo. La realtà superava ogni più fervida fantasia e migliaia d’anni di buio storico sulle origini della civiltà, si schiarivano d’incanto…Bastava quel rilievo per dimostrare inconfutabilmente che l’uomo non si era evoluto da solo ma che qualcuno lo aveva preso per mano e gli aveva insegnato ciò che non poteva saper?»


Commento

L’immagine dimostra, a mio parere, che su una rappresentazione egizia (XII dinastia) è stata elaborata una rappresentazione di un razzo e due uomini in veste non egizia. Mi chiedo cosa significhi dire “è un falso”.
Si vuole intendere che il disegno “razzo – astronauti” non fu realizzato dagli stessi artisti della XII dinastia?
Lo ritengo molto probabile, ma a questo punto nascono alcune domande su chi può aver realizzato il disegno?

- i sacerdoti egizi del tempio (dalla XII al periodo stitico), desiderosi di riportare una scena leggendaria?
- ignoti saccheggiatori degli ultimi 2500 anni?
- gli americani?

La considerazione che il tempio si trova in pieno deserto nubiano, che la falsa porta appartiene a un tempio sotterraneo quasi sicuramente dimenticato dagli uomini per oltre 2500 anni, che l’immagine era destinata a rimanere nascosta per sempre, mi porta a considerare molto probabile che la strana rappresentazione sia opera di qualche sacerdote del tempio, il quale avrebbe realizzato il razzo e gli astronauti, ispirato dalle leggende mesopotamiche o indiane.
In conclusione direi che si deve parlare non di un falso, ma probabilmente di una antica sovrapposizione, volta a immortalare un aspetto leggendario di alcune culture orientali.
Il fatto che molte popolazioni antiche parlarono di macchine volanti, non vuol dire, a mio parere, che necessariamente siano esistite civiltà molto progredite che sapevano volare, ma è certo che la fantasia dei loro sacerdoti sembra a volte terribilmente realistica.
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= Hor-em-Heb =
10/02/2009 22:51
 
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Se due anni prima era stata visitata dagli americani,per me sono stati loro gli imbroglioni e deturpatori della finta porta.
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Sacerdotessa
di ATON
Thiatj

- ḥtm mr r ry.t '3.t
wts rn n ՚ḫ n itn,
S3t n m3't -
10/02/2009 23:06
 
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I rilievi che vediamo chiaramente dall'immagine, non hanno alcuna particolarità, nemmeno piccoli dettagli, che possano richiamare alla mente rilievi eseguiti nell'antichità, da nessuna civiltà. Le figure umane sono stilizzate, sì, ma evidentemente di recente fattura.
Inoltre, mi piacerebbe poter usufruire di un'immagine più dettagliata, per poter esaminare la roccia che scaturisce nell'area dei suddetti, poichè in questa foto, risulta essere visibilmente più chiara e di colore differente rispetto a quella che la circonda. Questo non deporrebbe a favore di un'elaborazione nettamente più recente?

Senza voler togliere nulla ai pareri altrui qui espressi, dico la mia: si ttratta di rilievi eseguiti in epoca moderna.
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- ShemsetRa -
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10/02/2009 23:55
 
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(richard), 10/02/2009 22.51:

Se due anni prima era stata visitata dagli americani,per me sono stati loro gli imbroglioni e deturpatori della finta porta.



Ciò potrebbe essere verosimile


Senza voler togliere nulla ai pareri altrui qui espressi, dico la mia: si ttratta di rilievi eseguiti in epoca moderna


sono d'accordo, secondo me appartengono a visitatori poco rispettosi dell'ultimo secolo.

Proprio qualche giorno fa cercando informazioni sul Gilf Kebir mi sono resa conto di quanto questi posti, all'apparenza sperduti nel deserto, in realtà siano stati periodicamente frequentati e molto più di quanto si possa pensare.

Innanzi tutto dagli abitanti della zona, piccoli gruppi di nomadi oppure di fuggiaschi nel loro girovagare passano spesso per dei luoghi particolari, antichi insediamenti, resti di edifici e simili, per loro costituiscono i segnali indicativi delle rotte attraverso il deserto, conosciute solo attraverso l'esperienza.

Oltre ad essere i termini di una mappa mentale, alcuni di questi posti conservano pozzi, oppure strutture di riparo utili, ad esempio, durante una tempesta di sabbia o di notte.

Ma non sono costoro i responsabili dei danni più gravi arrecati a quei siti che possono rivestire un interesse anche archeologico, bensì i turisti e i visitatori stranieri, i quali non sempre accompagnano alla passione per l'avventura il rispetto per i manufatti e, ancora adesso, scrivono, disegnano, rompono o comunque modificano i resti, per lasciare un segno del proprio passaggio.

Nel caso del Gilf Kebir, gli studiosi stessi, i fotografi al loro seguito, gli operatori delle testate giornalistiche del settore, (anche famose), i ricchi appassionati, ecc., stanno compromettendo velocemente i dipinti perché li bagnano per ottenere rese migliori in fotografia!

Non stento dunque a credere che qualcuno possa, anche ai giorni nostri, nel terzo millennio, graffiare sui muri scherzetti del genere.
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11/02/2009 11:21
 
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Il testo dell’articolo di Michele D’Arcangelo al link

www.webalice.it/dark.sun/barche%20degli%20dei.htm


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14/02/2009 13:56
 
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Ho visto l’immagine del ‘razzo’ con ‘ominidi’ e voglio fare anch’io qualche commento. Innanzi tutto, dire che quell’immagine (dico l’immagine originale senza manipolazioni) proviene dalle miniere d’oro del territorio Kushita è quanto mai azzardato. Infatti nell’ edicola si legge il nome della titolare della tomba: Meretites, che si fregia anche dei titoli di ‘conosciuta del re’ e di ‘sacerdotessa di Hathor’. Orbene, sia il nome e i titoli della proprietaria della tomba ci portano in Egitto, nella zona Ghiza-Menfi-Sakkara, verosimilmente, considerato lo stile delle raffigurazioni, all’Antico Regno. Niente a vedere quindi con la regione Kushita. Poi più avanti leggo che in quella località misteriosa, datata alla XII dinastia, c’erano figure di ‘Per-‘aow (faraoni)’. Questa è una stupidaggine vera e propria, in quanto il titolo di ‘per-‘ao (faraone)’compare per la prima volta in Egitto al tempo della regina Hatshepsut, appartenente, come ben tutti sappiamo, alla XVIII dinastia. Basta questa affermazione per fare capire a quale livello di ‘cultura’ si trovi l’articolista. Quanto all’attendibilità dell’immagine, è del tutto simile a quella che presento in allegato, da me elaborata in dieci minuti e che, siccome sarà vista da diversi utenti di internet, sarà divulgata come ‘prova’ che gli Antichi Egizi della XXVI dinastia (l’immagine originale è della VI dinastia, ma fa lo stesso) conoscevano gli aeroplani, ed erano abilissimi piloti. Infatti si sa benissimo che la tomba in questione apparteneva ad un pilota della PAF (Pharaon Air Force).


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14/02/2009 15:04
 
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Caro FrAnkh, come contraffattore sei un po’ scarso (meno male!) ma hai reso bene l’idea.

Riguardo alla località misteriosa, è stato il “famoso” egittologo Michele D'Arcangelo a renderla tale, in verità Alberto Fenoglio, altro “esperto” in materie egizia, nel 1980 nel suo libro I misteri dell’antico Egitto afferma che il bassorilievo in questione è stato scoperto nel 1909 a Derudeb in Sudan.
[Modificato da Biceleon 14/02/2009 15:06]
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- ShemsetRa -
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14/02/2009 21:08
 
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Frankh è sempre un passo avanti, non c'è che dire!
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Scriba Guardiano
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15/02/2009 01:25
 
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Ho osservato con una certa attenzione l’immagine malamente contraffatta del ‘razzo’ e degli ‘ominidi’, e al proposito voglio fare qualche osservazione.

La parte a destra della raffigurazione è chiaramente una falsa porta. Di norma sopra a questa struttura c’è una tabella col defunto (in questo caso la defunta) davanti alla tavola delle offerte. Evidentemente qui tutta la scena della tabella è stata cancellata e sopra è stata disegnata l’immagine del ‘razzo’ e degli ‘ominidi’, esattamente come ho fatto io con l’aeroplano.
A prova di ciò, nelle false porte, sopra la tabella c’è un’ampia fascia con geroglifici che riportano il nome e i titoli del defunto, e poi, al di sopra di questa si trova talvolta una scena di portatori di offerte. Ora, nel disegno contraffatto, i piedi dei portatori di offerte poggiano quasi direttamente sull'immagime inferiore, segno evidente che la fascia di geroglifici è stata cancellata per far posto al ‘razzo’.
C’è poi il fatto della ‘s’ (segno S29)che si trova sotto ai piedi del primo portatore di offerte a sinistra, che, messa lì in tal guisa, non si sa bene cosa significhi e che cosa ci stia a fare. A mio avviso è l’ultima lettera di una parola parzialmente cancellata, che probabilmente faceva parte della fascia di geroglifici e ciò sempre per far posto al ‘razzo’.

Ho visto che in qualche intervento qualcuno pare propenso a dare credito a quell’immagine che io, francamente, ritengo una vera e propria favola.

Ora vi racconto un episodio mio personale. Io ho una nipotina che ha dieci anni. Quando ne aveva cinque, le avevo raccontato la storia di una giovanetta che per sfuggire alla gelosia della malvagia matrigna si era rifugiata in un bosco non lontano da casa sua. Qui aveva trovato una casetta abitata da sette piccoli uomini (non ominidi, per carità!), che l’avevano ospitata per qualche tempo. Poi però la matrigna era riuscita a trovarla e le aveva fatto mangiare una mela avvelenata. La giovanetta era caduta in catalessi, ma era poi stata svegliata dal bacio di un principe azzurro che si trovava a passare da quelle parti. Ebbene, la mia nipotina era convinta che quella fosse una storia vera e mi faceva domande al proposito e cercava di dare una spiegazione alle vicende del mio racconto.

Ma la mia nipotina allora aveva cinque anni..... Ora che ne ha dieci non ci crede più.





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15/02/2009 10:53
 
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Non ho mai creduto che le vicende narrate dalla favola di “Biancaneve e i sette nani” fossero degli eventi reali.
Da grande ho però capito che la favola esiste realmente in quanto fu scritta e che in essa si possono cogliere degli insegnamenti.

Non vedo perché si vuol togliere credibilità a quanto scritto nell’articolo.
E’ un dato di fatto che il disegno fu riportato da Fenoglio e che la foto esiste ed è stata riportata da Michele D’arcangelo (illustre giornalista, scrittore, egittologo e candidato al Nobel per la poesia).
Costui asserisce di aver visitato un tempio del deserto orientale e presenta tanto di mappa del tempio e della zona da lui visitata.
Dice anche che il tempio fu “abitato” dalla XII dinastia fino al periodo saitico, per cui la presenta del termine “Per-aa” non deve stupire più di tanto. E’ evidente che non può essere stato scritto dai sacerdoti della XII dinastia, ma deve essere stato realizzato non prima del regno di Hatshepsut.

Per quanto riguarda la rappresentazione del razzo e degli omini, non ci sono dubbi che essa fu realizzata sopra una falsa porta della XII dinastia.
Il problema è scoprire chi realizzò la sovrapposizione. Io ho presentato tre soluzioni:

- i sacerdoti egizi del tempio (dalla XII al periodo stitico), desiderosi di riportare una scena leggendaria?
- ignoti saccheggiatori degli ultimi 2500 anni?
- gli americani?

Ognuno può farsi la sua idea, ma non mi sembra giusto ritenere che Fenoglio abbia inventato un disegno, D’arcangelo abbia inventato una storia, il tempio non esista e la foto sia un fotomontaggio realizzato al computer.
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