i miei complimenti a pizia per l'interessante argomento tirato in ballo, e a Roberta per la ricerca della radice...
Personalmente il concetto di sacrificio che qui si vuole analizzare, mi ha riportato alla mente l'Inno cannibale, che si trova all'interno dei
Testi delle Piramidi, alle formule (credo che la traduzione del termine
Utterance sia grosso modo questa) 273-274. Ho trovato in parte il testo in italiano, e lo propongo qui di seguito:
Il cielo si è coperto di nubi, si sono oscurate le stelle e sono scossi gli Archi.
Tremano le ossa degli Akeru ma cessano i movimenti quando hanno visto (il re)
Unas che sorge possente,
un dio che vive dei suoi padri, che si nutre delle sue madri.
(…)
Unas è il toro del cielo, dal cuore furioso, che vive dell’essenza di ogni dio,
che mangia le loro viscere, quando essi arrivano, col ventre pieno di magia,
nell’Isola della Fiamma,
(…)
Unas è il signore delle offerte, che annoda la fune,
che prepara lui stesso il suo pasto.
Unas mangia gli uomini, e vive degli dei,
è il signore dei tributi, che distribuisce le offerte(?).
(Il demone) Imi-kekau afferra le teste e le lega per Unas.
Il Serpente dalla testa scintillante le sorveglia e le difende.
(Il demone) Hericerut li lega.
Khonsu, dai coltelli di ogni tipo, le decapita e tira fuori per lui quello che è dentro il corpo
è il messaggero che Unas manda per punire.
Scesemu li fa a pezzi e alla sera ne fa cuocere dei pezzi sul suo focolare.
Allora Unas mangia le loro magie e ingoia i loro spiriti.
I grandi sono per il suo pasto mattuttino,
i medi sono per il suo pasto serale,
i piccoli sono per il suo pasto notturno,
i vecchi e le vecchie sono per la sua fumigazione.
(…)
(Il re) Unas è pieno di forza quando le loro magie sono nel suo corpo.
il suo valore non si allontanerà più da lui perché ha
ingoiato il sapere di ogni dio,
la durata della vita di Unas è l’eternità,
il suo termine la perpetuità,
in questa sua dignità secondo la quale si fa ciò che si vuole
e non si fa quello che si detesta,
lui che risiede entro i limiti degli orizzonti, eternamente e per sempre.
Mi incuriosisce il pensiero di Roberta; cioè vedere nel sacrificio non una privazione, ma un accompagnare il defunto... Tutto sommato non vedo perché non dovrebbe essere così, e mi chiedo se - sempre ammettendo che il cannibalismo fosse una sorta di sacrificio - la/le persone in vita non mangiassero il corpo per nutrirsi, e quindi per farsi accompagnare, in vita dalle facoltà che possedeva il defunto...