-Kiya-, 25/07/2008 20.56:
e qui tradizione filologica ed esoterica si scontrano pesantemente... una guerra senza vincitori, nè vinti.
e aggiungerei che, data l'affermazione dell'autrice, possiamo ritenere si tratti di una traduzione di parte. Nel senso che non è una traduzione filologica letterale, come quelle che potrebbero pervenire da studiosi di settore, sia chiaro. Non intendo criticare il lavoro nessuno, tanto meno a scatola chiusa.
Di fronte a questi aspetti, tutti plausibili secondo il relativo punto di vista, torno a riflettere su una domanda che mi pongo da tempo ormai:
possiamo
davvero ritenere che i geroglifici siano stati correttamente interpretati? O forse dobbiamo ammetere che il Sapere Egizio è distante anni luce dal moderno modo di pensare e che possiamo
soltanto ritenere di averlo fatto?
Incuriosito, ho letto su internet la descrizione del libro fornita direttamente dall'autrice.
Anche se non ho letto il libro, mi bastano quelle righe per avere una opinione ben chiara.
Penso che sia utile anche leggere il profilo relativo all'autrice.
A buon intenditore poche parole.....
L'affermazione dell'autrice, secondo la quale "se non si conosce l'esoterismo e la Tradizione Iniziatica, non è possibile tradurre niente" mi lascia eufemisticamente perplesso.
I testi si traducono conoscendo molto bene la lingua, accompagnata da una solida conoscenza della cultura, della religione, della soria etc.
L'esoterismo e la tradizione iniziatica sono parole che suonano molto sospette che dovrebbero allarmare gli egittofili e gli egittologi.