divertentissimo questo topic, grazie per averlo riesumato!
Vi racconto un ultimo sviluppo della vicenda: al forum di psicoanalisti è stato interdetto l'accesso ai non psicoanalisti, non so se questo fatto possa essere in connessione con la mia (dichiarata) intrusione nel loro ambito, o meno, fatto sta che non riuscii più ad entrare!
Non sono dunque riuscita a rispondere al gentile consiglio, né a far capire loro quanto poco mi interessasse il Mosé di Freud, a discapito di argomenti più ... psicologici.
Ma per tornare in topic, nel libro di Finkestein e Silberman, "Le tracce di Mosé", viene spiegato molto bene come gli archeologi ricostruirono la storia dell'evoluzione della teologia ebraica.
In pratica la regione del Vicino Oriente, teatro delle vicende bibliche, è stata letteralmente passata al setaccio, proprio per la sua importanza storico-religiosa, spesso alla ricerca di risposte, ancor più spesso alla ricerca di sole
conferme.
Il risultato è stato il ritrovamento e la datazione, anche assoluta, di una grandissima quantità di luoghi di culto legati a tradizioni antiche, definibili idolatre secondo la logica del libro sacro.
Il territorio di Israele e di Giuda pertanto, era abitato da persone molto legate ai culti tradizionali, anche quando a Gerusalemme già si teorizzava l'esistenza di un Dio unico e di un unico luogo di culto.
Successe un po' come ad Akhetaton: l'autorità politica ufficiale stava formando una nuova dogmatica da imporre a tutta la popolazione, però, nelle famiglie, nell'intimità delle case private si continuava a invocare la protezione degli dei tradizionali, tramite strumenti tangibili e più facilmente comprensibili.