Parlare di pessimismo nella società egiziana potrebbe essere definito un controsenso. A ciò si contrappone però quell'epoca definita "Primo Periodo Intermedio", durante la quale si assistette a quello che potremmo quasi definire l'unico momento di defaience del Paese. Alla caduta del potere centralizzato seguì un periodo di vero e proprio caos, e questo disordine, che risultava essere contrairio alla loro filosofia, creò un malessere che si manifestò anche nella letteratura dell'epoca.
A testimonianza di ciò, possiamo citare
Le "lamentazioni" di Ipu-Ur, opera celebre giunta fino a noi grazie a una ritrascrizione del Nuovo Regno.
Nel testo, Ipu-Ur "attacca" il sovrano (il che era impensabile durante l'Antico Regno) attribuendogli la responsabilità della disgregazione sociale dell'ordine che voleva vedere restaurato:
"Davvero i poveri sono diventati padroni di ricchezze: chi non poteva farsi i sandali è diventato padrone di tesori... Ecco, la Residenza è atterrita a causa del bisogno: colui che è signore dello scettro (il faraone) vuol placare la rivolta senza usare la forza".
Il clima che vigeva permise atti di abominio, quale la violazione delle Piramidi:
"Ecco che accadono avvenimenti che non erano mai esistiti dall'origine del mondo: il re è stato rovesciato dalla plebe! Colui che è stato sepolto come falco (i faraoni defunti), l'hanno strappato via dal sarcofago! La camera sotterranea della piramide è stata violata. Siamo ormai arrivati al punto che un manipolo di uomini, che non capiscono nulla di come si governa, ha rapinato il suo paese della regalità"
Certo per noi oggi è stano leggere queste parole, abituati come siamo alla riverenza con cui i sudditi, soprattutto gli scribi, si riferivano al loro Re...