L'Alba: analisi dell'Eresia Amarniana

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pizia.
00martedì 19 agosto 2008 23:08
Re:
roberta.maat, 18/08/2008 13.08:


No Pizia ,non mi sono spiegata come avrei voluto,io non volevo dimenticare tutta l'impalcatura teologica che è di tutta evidenza.
Semmai tentavo di capire quanto l'impalcatura avesse di "utile indispensabile" o di "naturale conseguenza di un pensiero".
Mi sembra di capire che invece siete tutti dell'idea che tornare all'Aton-Ra, successivamente Atonismo, sia stato un escamotage per tagliare le gambe al Clero.
...
Scriviamo, fiumi di parole, e ognuna che aggiungiamo mi appassiona di più a questo brevissimo lasso di tempo.



A me invece fa un po' l'effetto contrario, ho sempre l'impressione che più si parla meno si comprende [SM=x822741]
Intendevo "dimenticare" nel senso di non parlarne adesso, mi sembrava d'aver capito che tu volessi parlare d'altro, cioé vedere se i cambiamenti voluti da Akhenaton potessero essere giustificati solo da strategia politica.
Probabilmente mi sono spiegata male, ma cercavo di seguire un tuo pensiero, in realtà non sento affatto di condividere quest'idea, per me rimane prima di tutto un problema teologico e Akhenaton un mistico.
E' un mio modo di pensare e di vedere le cose che non tutti condividono e ne sono consapevole, ma è così.

roberta.maat
00mercoledì 20 agosto 2008 18:21

Antonio 18/8:Forse la situazione divenne insostenibile dopo una serie di reciproche accuse e sotto la spinta dell’esercito, che dovrebbe aver visto nel clero di Amen l’unica possibilità di liberarsi del faraone “eretico”, decisamente nullo da un punto di vista militare.




Antonio 18/8 :Anche senza il faraone le truppe egizie avrebbero potuto infatti affrontare la grave situazione militare.
Ritengo più vicina alla realtà l’idea che la grave emergenza sanitaria dovette bloccare la reazione militare dell’Egitto e che pertanto Akhenaton dovette, malgrado tutto, rinunciare a difendere i principi alleati.




Antonio 19/8 :Io intendo dire che la mancata reazione agli attacchi dei territori in Asia e l’umiliante abbandono degli alleati dovettero essere causati da una decimazione dei ranghi dell’esercito e dall’impossibilità pratica di mandare rinforzi in Asia.



Antonio devi scusarmi se ti costringo a ripetere delle precisazioni ma non riesco ad individuare ancora la figura di Akhenaton nel tuo pensiero riguardo la sua posizione di governo.
E'allo sbando perchè stretto da cento problemi ?
E' uno stratega fallito ?
E' un mistico ?
Ha un esercito che trama alla sue spalle per eliminarlo ?
Ha un esercito a ranghi ridotti per la peste ?
Ha un esercito che potrebbe difendere il paese guidato solo dai suoi generali ?
Non ho capito se lo ritieni:
un inetto
un convinto filosofo
una vittima imbelle
un politico sprovveduto
un disegno preconfezionato.
Mi risponderai che è un pò di tutto questo ?



antonio crasto
00mercoledì 20 agosto 2008 20:26
Cara Roberta,
io porto avanti delle ipotesi per cercare di giustificare alcune problematiche, a mio parere non risolte dalla maggior parte degli Egittologi.
Cerco di rispondere alle seguenti domande:

1. perché fu nominato un coreggente?
2. perché fu riportato in auge il culto di Aton-Ra?
3. perché Amenhotep III andò a vivere a Malgata?
4. perché fu costruita una nuova capitale in una località isolata e fino ad allora incontaminata?
5. perché Akhenaton giurò di non abbandonare con la sua famiglia la nuova città?
6. perché Amenhotep III non si trasferì nella nuova capitale?
7. perché l’Egitto si dimostrò inerte da un punto di vista militare, abbandonando a se stessi gli alleati asiatici e persino i Mitanni?
8. perché, dopo la morte di Amenhotep III, i rapporti col clero di Amen si esasperarono e Akhenaton decretò la “cancellazione” di Amen;
9. perché non si sa niente della fine del faraone eretico e molti indizi lasciano pensare a un colpo di stato, condotto dall’esercito e ispirato forse dal clero di Waset /Tebe?
10. perché esistono molti dubbi sulla sua successione?
11. perché vi fu un cambio nelle rappresentazioni dei personaggi della famiglia di Akhenaton, tali da far ipotizzare una grave malattia genetica?
12. perché molti indizi portano a far ritenere che Akhenaton sia il faraone che costrinse Mosè alla fuga in Madian e Smenkhkara il faraone dell’Esodo?

L’ipotesi dell’emergenza sanitaria soddisfa almeno in parte le prime cinque domande.
Alcune delle altre domande trovano giustificazione nella maggior importanza data all’Aton e nei dissidi col clero di Waset / Tebe e con l’esercito.

Detto questo,
ritengo che sia difficile dare un giudizio completo sulla figura di Akhenaton. Troppi elementi ci sono ancora oscuri.
Non sappiamo per esempio a quale età incominciò a governare, quale fu la sua autonomia durante la coreggenza, quali erano le sue condizioni fisiche e di salute?

Forse il mio giudizio è condizionato dalla simpatia ispirata dal personaggio, ma tutto sommato mi sento di considerarlo un grande.
Non dovette essere facile gestire le molte emergenze e forse le problematiche sarebbero state insormontabili anche per altri più illustri sovrani.
roberta.maat
00giovedì 21 agosto 2008 11:49
Rileggendo il mio ultimo post, mi accorgo che sono stata troppo diretta, me ne scuso.
Inoltre sono andata anche un pò in OT e di conseguenza ho trascinato anche Antonio in una valutazione del presonaggio da noi amato.

La discussione iniziale era l'alba e vorrei tornare sul problema, anche se a questo punto,devo pormi io una domanda.
La rivoluzione di Amarna nasce concettualmente in Amenhotep III e poi naufraga per una serie infinita di contingenze negative con Amenhotep IV oppure è essa stessa un tentativo fallito di rimedio per un paese in pericolo ? Il paese deve ritrovare una sua identità perchè l'equilibrio delle alleanze con e fra gli stati esteri non regge più ?
pizia.
00venerdì 22 agosto 2008 22:09
Penso che la causa di tutto siano le innovazioni imposte da Akhenaton.
E' vero che tutti gli egittologi che hanno trattato l'argomento cominciano dai primi segni di riaccostamento ad una teologia solare di vecchio tipo, citando episodi attribuiti al regno di Amenhotep III o anche prima (e in questo Cimmino è precisissimo...), ma la politica e la teologia cambiano veramente solo con Akhenaton, verso il 4° anno di regno; forse solo dopo il 6° anno di regno il re arriva al punto di non ritorno, attraversato il quale l'Egitto non sarà più lo stesso, nemmeno invertendo la marcia subito.

Nel Vicino Oriente qualcuno è stato subito pronto ad approfittare della situazione; per la poca stima che generalmente concedo ai vari re delle popolazioni vicino orientali di quel periodo, non penso nemmeno che ciò sia avvenuto per particolare intelligenza tattica, quanto piuttosto perché a forza di provare è venuto il momento in cui lo sguardo del re egizio era volto altrove.
roberta.maat
00sabato 6 settembre 2008 15:58

Nel Vicino Oriente qualcuno è stato subito pronto ad approfittare della situazione; per la poca stima che generalmente concedo ai vari re delle popolazioni vicino orientali di quel periodo, non penso nemmeno che ciò sia avvenuto per particolare intelligenza tattica, quanto piuttosto perché a forza di provare è venuto il momento in cui lo sguardo del re egizio era volto altrove.



Pizia [SM=g999100] ho compreso il tuo pensiero, ma non sono completamente d'accordo.
Non condivido l'idea che i re delle popolazioni vicine avessero poco da dire e da fare. Non dimentichiamo che,sebbene grande civiltà con storia millenaria, in terra d'egitto sono esistite dominazioni straniere in varie epoche anche difficili da estirpare.
Ritengo che il mantenimento dell'equilibrio fuori da Kemet sia stato un bel problema mai sottovalutato anche perchè, e qui non penso di sbagliare,la politica egiziana è stata diretta a creare alleanze solide piuttosto che a mire espansionistiche di varia natura. Le guerre, pur combattute, non tendevano certo ad allargare i confini nel senso "romano" del termine. Nessun faraone, anche il più bellicoso,mi pare abbia mai pensato a "caput mundi". Si trattò piuttosto di garantire la sicurezza e la ricchezza allo stato di un paese che troppo spesso invece era oggetto di invasioni e tentativi di asservimento.

L'oriente, per sua genesi, è sempre stato una caldaia in ebollizione e io penso che mai in egitto la Maat interna sia stata avulsa da ciò che avveniva all'esterno.
Nell'epoca di cui discutiamo i segnali di malessere dovevano essere molti dal punto di vista dei rapporti e molti altri disagi probabilmente derivarono da condizioni sanitarie disastrose per le epidemie, responsabili anche di crisi economiche generalizzate.

Mi verrebbe di capovolgere le tue parole Pizia.......il re volge lo sguardo altrove perchè....... e non .....approfittiamo del re distratto !

Il culto dell'Aton ha radici più antiche, la sua immagine di disco solare alato con due braccia, mi pare esistesse già con Anenhotep II.
Può essere che "l'eresia" sia nata come rifugio ?
La dinastia prosegue ma è possibile che personaggi importanti e influenti a corte non abbiano mai perso di vista il valore dello stato e atteso il momento di ripristinare i vecchi equilibri. Forse l'eminenza grigia di Ay e il braccio armato di Horemheb avevano una visione corretta di tutto il panorama.

La mia curiosità sulla situazione in oriente non si è spenta e vorrei da qualcuno di voi la segnalazione di testi che ne parlino sebbene
sia difficile stabilire una precisa coincidenza temporale con Amarna tra le fonti a disposizione. [SM=x822725]
antonio crasto
00sabato 6 settembre 2008 18:36
Da Tutankhamon di Cimmino:

pag. 28

«[…] Alcuni documenti fanno pensare che la disciplina amministrativa cominciò a decadere dopo il 10° anno di regno di Amenhotep III, proprio quando sarebbe stata necessaria la massima efficienza in quell’area dove la pressione di Hatti si sarebbe presto rivelata nefasta per l’influenza egiziana, che andò decadendo man mano che l’amministrazione, incapace di mantenere l’accordo fra gli stati sottomessi, si riduceva alla raccolta dei tributi e al loro trasferimento a Tebe.»

Il mancato controllo militare dei territori asiatici incomincia dunque con Amenhotep III. Cimmino scrive che è strano che dal 10° anno del suo regno manchino documenti e prove dell’attività politica del re e che gli ultimi trentenni di questo re siano avvolti dalle nebbie più fitte.
In questo periodo il potere sembra retto dalla regina Tiye e da Yuya (per me Ay). Amenhotep III non era forse in grado di governare efficacemente e probabilmente era affetto da gravi problemi di salute. Per ben due volte si fece mandare dai due suoceri mitanni la statua miracolosa di Ishtar di Ninive (dopo il 10° anno e intorno al 36°) e non deve essere stato un caso se cedette il trono come coreggente ad Amenhotep IV (forse dopo il giubileo) e se intorno al 30° anno di regno assunse sembianze divine (come un faraone morto).
roberta.maat
00sabato 6 settembre 2008 20:24
Grazie Antonio, come sempre.
Ho tutti i libri di Cimmino, meno questo ma attivo subito per procurarmelo.
Sai se l'autore cita la presenza di un vasto campo ittita nell'area di Menphi ?
antonio crasto
00sabato 6 settembre 2008 21:56
Cara Roberta,
ho dato una rapida occhiata al libro di Cimmino e non ho trovato alcun riferimento a una presenta di gente ittita in Egitto. L’origine dell’errore potrebbe essere trovata in un trattato diplomatico fra Amenhotep II e il re di Hatti, Tudhaliyas II, col quale si concedeva agli abitanti della città ittita di Kurustama di trasferirsi nella regione di Amqa, fra Libano e Antilibano in territorio controllato dall’Egitto.
roberta.maat
00sabato 6 settembre 2008 22:13
Ho letto di questo "campo" sul testo di M.Gabolde che lo fa risalire al regno di Amenhotep III, però ora non mi è possibile controllare.
pizia.
00domenica 7 settembre 2008 09:45
Re:
roberta.maat, 06/09/2008 15.58:


Non condivido l'idea che i re delle popolazioni vicine avessero poco da dire e da fare. Non dimentichiamo che,sebbene grande civiltà con storia millenaria, in terra d'egitto sono esistite dominazioni straniere in varie epoche anche difficili da estirpare.
Ritengo che il mantenimento dell'equilibrio fuori da Kemet sia stato un bel problema mai sottovalutato
...
Mi verrebbe di capovolgere le tue parole Pizia.......il re volge lo sguardo altrove perchè....... e non .....approfittiamo del re distratto !




Ma anche secondo me avevano molto sia da dire che da fare, però nessuno nel Vicino Oriente è mai stato in gradi di formare uno stato come quello egizio, tre millenni di continuità. Del resto non ne possiamo certo dare la responsabilità/merito al solo Narmer, è certo un'opera troppo grande e al di fuori delle capacità di un solo uomo, che può unificare uno stato sì e no per la durata della propria vita.
Evidentemente in egitto c'è qualcosa di unificante che va al di là del volere dei singoli, è una sorta di volontà collettiva, proprio ciò che sembra mancare agli stati del Vicino Oriente, meteore al confronto.
Inoltre, sempre secondo me, l'equilibrio fuori da Kemet è stato proprio sottovalutato, forse già dal regno di Amenhotep III, e di questo stato di cose ne da una bella interpretazione Aldred.
Naturalmente con questo non ho intenzione di convincere nessuno, è solo il mio (temporaneo) parere.
Nella seconda frase che ho citato non ho capito cosa metteresti al posto dei puntini:
Il re volge lo sguardo altrove perché è occupato in questioni teologiche di un certo spessore e alcuni capi asiatici approfittano di ciò per tentare di spezzare i vincoli (leggeri o pesanti) che hanno con L'Egitto; qualcuno mette in pratica anche politiche aggressive.
Questa la mia versione, la tua?

-francis-
00domenica 7 settembre 2008 11:20
Re: Re:
pizia., 07/09/2008 9.45:


Evidentemente in egitto c'è qualcosa di unificante che va al di là del volere dei singoli, è una sorta di volontà collettiva, proprio ciò che sembra mancare agli stati del Vicino Oriente, meteore al confronto.



Gli stati e staterelli del vicino Oriente sono sempre stati litigiosi fra di loro, si facevano guerra continuamente, si alleavano con l'uno o con l'altro salvo poi tradirsi "per qualche dollaro in più".
La situazione la descrive con dovizia di particolari Cimmino nei suoi due testi su Akhenten e Nefertiti e su Tutankhamen.
Il popolo egizio ha dimostrato di avere più senso dello Stato.


roberta.maat
00domenica 7 settembre 2008 12:13
Per pizia :
scusa i puntini ,ma volevo esattamente capolgere la tua frase, quella che espliciti nel secondo intervento, e cioè il re è distratto dal suo convicimento filosofico religioso metafisico quindi gli altri approfittano.
Io "ribalto la frase" cioè il re sa di pericoli che vengono da
equilibri molto precari e cerca un rifugio nell'ascetismo e nell'isolamento.
Non c'è una grandissima differenza tra i due pensieri, il mio e il tuo, e forse l'accaduto va inquadrato con meno estremismi concettuali.

Per Francis :
Il popolo egizio ha sicuramente un alto senso dello Stato e soprattutto una coscienza di sè che deriva da secoli durante i quali si è sviluppata una profonda identità. Questa identità ha permesso nel tempo il perdurare della civiltà nonostante le invasioni e l'accoglimento delle più diverse etnie.
Gli stati del vicino oriente infatti, dicevo un pò per scherzo e un pò per davvero, hanno la litigiosità nel DNA che da sempre motiva la difficoltà del raggiungimento di un equilibrio.
pizia.
00lunedì 8 settembre 2008 00:04
[SM=g999108] eh sì, un po' nel DNA forse sì!
Dunque tu hai maturato questa opinione, che il re dell'Egitto, lo stato senza uguali nella storia fino allora realizzata, preferisse gli studi religiosi piuttosto che impugnare la situazione orientale.
Forse anche lui aveva poca stima (come me) di quei capi-condottieri e pensava non valesse la pena di mettersi con loro, nè per mercanteggiare domini, nè per guerreggiare?
roberta.maat
00lunedì 8 settembre 2008 14:25
Ma Pizia ! Se accettiamo questo pensiero facciamo di lui un visionario, un personaggio mistico, un filosofo, un asceta, un pazzo che ha perso il senso dello stato della monarchia, della Maat, del SUO paese !

E' così che lo vedono in molti io non so ancora se fu una vittima di eventi negativi e insormontabili o l'artefice di un sogno.....forse la razionalità mi fà propendere per la prima ipotesi.
antonio crasto
00lunedì 8 settembre 2008 16:08
Cercando di riassumere, ci sono diverse possibilità.
Amenhotep III e Akhenaton:

1. sottovalutarono i disordini nei territori asiatici;
2. diedero ordine all’esercito di difendere i territori, ma questo non fu in grado di difenderli, per incapacità dei suoi generali o ordini vaghi e sbagliati da parte del faraone;
3. non si occuparono degli aspetti militari del regno, perché gravemente malati e coloro che avrebbero dovuto sostituirli non furono all’altezza di farlo;
4. non si occuparono degli aspetti militari del regno, perché presi dal rinnovamento religioso e dalle beghe col clero di Waset / Tebe;
5. non poterono dedicarsi agli aspetti militari del regno, perché in piena emergenza sanitaria e per l’impossibilità dell’esercito di esercitare una valida controreazione.

Ho sottolineato 5 delle più probabili cause dell’abbandono dei territori asiatici. Io ritengo che la motivazione del comportamento passivo dei due faraoni debba essere trovata nella 5° motivazione. Bisogna tra l’altro evidenziare come strategicamente potesse essere utile far credere al nemico e ai vari principi asiatici ribelli una sottovalutazione del momento storico e un disinteresse per motivi religiosi. Far sapere al nemico di essere in una situazione di crisi, per un’emergenza sanitaria, avrebbe comportato un accentuarsi delle ribellioni e la formazione di pericolose alleanze contro l’Egitto.
Il comportamento passivo e il fanatismo religioso di Akhenaton dovettero invece ingannare gli Ittiti e i principi ribelli, consentendo all’Egitto di riprendersi dall’emergenza sanitaria e controbattere le ribellioni già durante il regno di Tutankhamon.
Hotepibre
00lunedì 8 settembre 2008 16:44
Come già avevo anticipato, l'argomento è particolarmente interessante, ma non è sviscerabile solo facendo riferimento al periodo Amenhotep III-Amenhotep IV giacchè, semmai, in questo periodo giunsero solo "al pettine" molti di quei nodi che si erano creati precedentemente, vuoi nella politica estera vuoi, e specialmente, nella politica interna.

Io credo che un'analisi seria non possa prescindere, perciò da un esame socio-politico dei periodi storici antecedenti l'avvento di Akhenaton, quest'ultimo da individuarsi quale terminale di tutto il periodo, cui seguirà, con l'avvento dello stesso Tutankhamon, una restaurazione ancora una volta socio-politica nel senso più completo del termine che apparentemente sarà anche di tipo religioso.

E' ovvio, come è stato sottolineato, che non è possibile svincolare completamente la religione dalla politica giacchè, come nell'Islam odierno, le due cose coincidono; è tuttavia individuabile un percorso che è analizzabile sotto un duplice profilo che svincoli l'uno dall'altro; questo apparirà ancor più reale, nell'esame della politica estera e nel periodo antecedente all'eresia amarniana.

Un primo quesito che occorre porsi riguarda la capacità offensiva ed intimidatoria delle Due Terre; in parole povere, chi fu l'ultimo Re Guerriero della XVIII Dinastia?

roberta.maat
00lunedì 8 settembre 2008 17:08
Evviva Hotep, finalmente una risposta che fà intendere la mia domanda iniziale ! E' vero che parliamo (scriviamo), riparliamo (riscriviamo) e ci sembra di aumentare la confusione ma.......manca la mimica facciale e il tono della voce ! Comunque sia però Giuseppe ha deciso di dare veramente rilievo all'aspetto socio-politico pur senza ignorare che religione e stato spesso sono sovrapposti. Grazie.
Hotepibre
00lunedì 8 settembre 2008 17:22
Ti ringrazio Roby.Maat, ma ti avevo detto (sia pur tanto tempo fa) che mi stavi invitando a nozze con questo argomento [SM=g999103] .
Io sono convinto che l'argomento da te proposto non sia affatto semplice e credo invece molto interessante una disamina completa che DEVE necessariamente tornare indietro nel tempo o, altrimenti, ci limiteremmo obbligatoriamente all'esame dei fatti che si imperniano sulla diatriba Amon/Aton.

La domanda che avevo posta era chi sia stato l'ULTIMO re guerriero della XVIII e sono convinto che il pensiero di tutti sia andato, necessariamente a Thutmosi III, alla sua ascesa al trono ed alle sue 17 campagne militari.

Ma un'altra domanda ci sorge sponstanea: sarebbe stato un Re Guerriero Thutmosi III se non ci fosse stato il precedente regno di pace della Regina/re Hatshepsut?

E ancora, cosa avvenne in campo religioso proprio durante il regno di Hatshepsut; abbiamo sempre parlato dell'eresia atoniana, ma ci siamo mai soffermati sull'innalzamento al ruolo di Dio principale di uno sconosciuto dio dell'area tebana che faceva parte di una ogdoade neppure poi così importante nel pantheon egizio?

Qui, secondo me, possiamo trovare i capisaldi del discorso innescato da Roby...
-francis-
00lunedì 8 settembre 2008 18:40
La butto lì, perchè l'ho letta ma non ricordo dove... capita quando si leggono molti testi sullo stesso argomento...
Era stato anche ipotizzato che Akhenaten fosse all'oscuro dei problemi esistenti nei domini asiatici perchè mai informato. In sostanza, i funzionari che ricevevano le missive, avrebbero sottovalutato il problema e non ritenuto opportuno mettere il re al corrente degli appelli che venivano lui rivolti.
pizia.
00lunedì 8 settembre 2008 22:19
Secondo me, ma è un parere personale che lascia il tempo che trova, l'ultimo re guerriero della XVIII dinastia non è Thutmose III; dicendo questo non voglio cercare di convincervi a cambiare il vostro parere oppure a darmi ragione, ma espongo semplicemente il mio pensiero di questo momento.
Certamente Thutmose III è stato il più grande e il più famoso, si dice talvolta che durante il suo regno l'Egitto raggiunse la maggiore estensione in termini di territori asserviti e controllati, alla faccia di Ramses II, ma l'indole guerriera appartiene a tanti altri re della XVIII dinastia, anche se sono riusciti a fare meno, per mille motivi che potremmo analizzare caso per caso.
Amenhotep II, il suo successore, era altrettanto guerriero, anche se non ottenne benché minima parte dei risultati del predecessore, vuoi per sfortuna o per incapacità o altro, ma certamente dava molta importanza alla politica estera, al rapporto con i vicini più bellicosi, al controllo degli stati vassalli, ecc., anche perché altrimenti le stato si sarebbe già sfasciato con lui, dopo pochi anni dalla morte Thutmose III.
Tutto sommato la vocazione guerriera è il segno distintivo dello stato egizio così come rinasce dalla crisi del II periodo intermedio sotto la guida di una famiglia di guerrieri per eccellenza, Seqenenra e figli.

Il dio Amon invece penso che non fosse una divinità sconosciuta, almeno all'inizio del Nuovo Regno, in quanto già divinità dinastica dei re del Medio Regno, di famiglia sempre tebana.
Anche la sua appartenenza all'ogdoade credo sia una realizzazione del sincretismo operato dai sacerdoti dopo che la divinità tutelare della città-regno a cui apparteneva la famiglia reale in carica ottenne una certa importanza, creazione del Medio Regno, dunque.
pizia.
00lunedì 8 settembre 2008 22:25
Re:
roberta.maat, 08/09/2008 14.25:

Ma Pizia ! Se accettiamo questo pensiero facciamo di lui un visionario, un personaggio mistico, un filosofo, un asceta, un pazzo che ha perso il senso dello stato della monarchia, della Maat, del SUO paese !



Non si tratta di accettare o no, io pensavo che questo fosse il tuo pensiero, è ciò che mi risulta rivoltando la frase che avevo scritto in precedenza.
Stavo cercando di capire cosa intendessi tu, ma evidentemente ancora non mi è chiaro.


Hotepibre
00lunedì 8 settembre 2008 23:13
...e così siamo già tornati ad Akhenaton...troppa fretta?
roberta.maat
00martedì 9 settembre 2008 19:52
Hotep, sembra proprio di sì ........molta fretta .....cercavo "l'alba" e non il "mezzogiorno" !
Hotepibre
00martedì 9 settembre 2008 23:33
...in realtà la mia domanda non era destinata ad individuare quali siano stati i Re Guerrieri della XVIII, nè a farne una graduatoria in senso stretto, ma intanto individuare, e partire da un momento storico molto particolare che, dopo un periodo emblematico sotto il profilo politico e religioso, da l'avvio ad un periodo di interventi guerreschi, siano essi di conquista vera e propria all'"estero", o si tratti "solo" di interventi di "polizia".

Ed è perciò su questi due momenti che vorrei appuntare l'attenzione cercando per quanto possibile, così come ci siamo ripromessi, di scorporare la componente religiosa dalle più complesse, e a volte difficili da individuare, componenti politico-sociali.
pizia.
00martedì 9 settembre 2008 23:55
Pensavo che la domanda servisse ad individuare l'ultimo re guerriero della XVIII dinastia...
Hotepibre
00mercoledì 10 settembre 2008 08:29
NO PROBLEM Pizia, ci mancherebbe, anzi hai fatto benissimo.
La XVIII è, in generale, una dinastia di Re Guerrieri...almeno nella sua parte iniziale e fino allal metà direi. Ma per l'esame che vogliamo fare sembra proprio interessante, secondo me, stabilire la progressione militare, quale fosse la proeizione all'estero della forza e perchè poi ci sia stata una diminuzione di questa caratteristrica socio-politica.
Chiaro che, contestualmente, sarà interessante, e importante, cercare di stabilire cosa succedesse nella politica interna e sotto ilprofilo dell'ordine pubblico.
-Kiya-
00mercoledì 1 settembre 2010 00:19
Stasera mi sento di riaprire questa discussione, dove finora non mi sono mai pronunciata.

Più mi addentro nella storia Egizia, maggiore è la mia convinzione che alla base di ogni scelta, di ogni cambiamento, di qualsiasi "rivoluzione" o "eresia" (e qui occorrerebbe analizzare il significato di questo termine, impiegato con fin troppa leggerezza e senza una reale cognizione di causa il più delle volte, a parer mio) vi fosse un denominatore comune: la ragion di Stato, portata avanti con la forza del Credo. Più mi addentro nell'Egittologia, quindi nell'approccio moderno alla materia, maggiormente mi trovo a dover constatare che molti eventi potrebbero essere stati scandagliati in modo non del tutto oggettivo, ottenendone risultati alterati o mettendo gli interlocutori nella posizione di alterarli.
L'errore più comune è, secondo l'umile parere di una semplice appassionata, la "pretesa" di analizzare gli eventi estrapolandoli dal loro contesto di appartenenza, facendo sì che venga a mancare il supporto di quel continuum storico da cui si sono generati.

Roberta, a suo tempo, aprì questa discussione con l'intento di focalizzare gli albori, l'alba di quel momento specifico a tutti noto come "Rivoluzione Amarniana", scindendo l'aspetto religioso da quello più prettamente politico/governativo, nudo e crudo. Si chiedeva, inoltre, se l'epoca in questione e, soprattutto, il suo protagonista principale, Amenhotep IV/Akhenaton, fossero mai stati "indagati" in quest'ottica.

La mia risposta è no. Tra tutti i testi che ho letto, nessuno ha mai approfondito l'analisi del periodo e del personaggio in questa prospettiva. La tendenza generalizzata è quella di "studiare" Akhenaton attraverso il filtro del Culto che emanò, e, soltanto in un secondo tempo, scandagliarne il contesto, il momento storico, le ragioni che stavano alla base della sua scelta. Akhenaton è, dunque, l'asceta, il mistico e l'idealista. Non veste mai i panni dell'uomo politico, dello statista o del diplomatico. Semmai lo si condanna per la sua incapacità nel gestire il suo potere e tutto quanto questo rappresentava.
Merytaton62
00mercoledì 1 settembre 2010 07:05
Secondo me, invece, esiste una forte tendenza ad interpretare la cosiddetta "rivoluzione amarniana" in senso politico, ovvero come il tentativo di restituire centralità alla figura del faraone limitando lo strapotere dei sacerdoti di Amon. [SM=x822715]
Akhenaton politico inadeguato? E' possibile. Ovvero: può darsi che inizialmente si sia occupato anche di politica estera, poi forse si sia lasciato prendere un po' la mano dal misticismo (ma è solo una mia ipotesi). E' possibile anche che sia stato mal consigliato, o che i suoi collaboratori non fossero all'altezza della situazione. [SM=g1619689]
roberta.maat
00mercoledì 1 settembre 2010 08:26
Ringrazio Maria per aver riacceso questa discussione e per aver aggiunto l'interrogativo fondamentale : esiste o non esiste chi ha voluto indagare Akenaton sotto l'aspetto strettamente politico ?
Liquidare la questione come "metodo" per desautorare il clero di Amon mi sembra riduttivo. Appare come una giustificazione di un gesto inspiegabile come quello di buttare via l'acqua sporca con tutto il bambino.

Già sottolineato più volte che è impossibile scindere l'aspetto politico da quello religioso in quel contesto ma proprio per questo motivo ho il pensiero che un cambiamento di tale portata non smetterà mai di incuriosire ed incentivarne lo studio.
Sono esisiti nella storia uomini di eccezionale carisma responsabili di mutamenti fondamentali nei popoli che hanno ribaltato coscienze ed equilibri sociali vecchi di secoli. Nel nostro caso ci troviamo di fronte al capostipite delle grandi idee o a colui che inventa un rimedio per sottrarre il suo paese ad una prevedibile catastrofe.
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