Ho letto sul libro di B. J. Kemp
Antico Egitto, analisi di una civiltà una classificazione molto interessante dei manufatti egizi.
In particolare questa classificazione viene applicata all'architettuta templare e viene introdotta proprio per poter discutere più agevolmente sull'argomento.
Di solito quando si parla dell'arte, dell'artigianato, dell'urbanistica, dell'architettura e del paesaggio costruito di questa civiltà ci si regola con le divisioni classiche, quelle introdotte da Manetone, legate alle dinastie, spesso semplificate nella successione cronologica dei tre grandi periodi imperiali inframezzati dai tre periodi intermedi.
Sistema comunque validissimo e molto chiaro.
Però c'è un problema: ad esempio mentre a Giza si costruivano grandi piramidi, in altre zone dell'Egitto, decisamente provinciali, si edificavano templi dalle mura irregolari.
Quindi, nello stesso periodo in cui viene elaborata una grande architettura imperiale, coesistono realizzazioni in stile molto diverso, legate alla tradizione precedente.
Kemp individua questi 4 "stili":
formale corrispondente alla forma classica del tempio del Nuovo Regno, di cui abbiamo tanti esempi, con cortili colonnati di contorno a spazi che si stringono, si accorciano e si abbassano più sono vicini alla cella centrale, in cui si trova la parte più sacra complesso.
protoformale sarebbe la forma immediatamente precedente, in cui il principio della cella segreta già compare, ma in termini semplificati, con una sala colonnata e un cortile, un percorso unico e dimensioni ridotte.
preformale ovvero "arcaico". Il luogo sacro viene interpretato in maniere molto differenti, con vari elementi irregolari, dai muri di cinta ai tumuli di ricordo primordiale, alla disposizione dei percorsi e delle aree funzionali.
tardoformale identificato con il risultato dell'imitazione dell'architettura formale presa a modello e ripetuta fedelmente in tutti i suoi caratteri distintivi. La differenza si nota nel particolare, nella decorazione, nella tecnica scultorea, ecc.