Effettivamente era un mestiere svolto a contatto con virus, batteri, odori nauseanti, e chissà che altro. Non era proprio un bel mestiere. Essendo fresco della lettura del libro di Sergio Donadoni, "L'UOMO EGIZIANO",sono andato a rileggere quanto lo stesso autore racconta riguardo a questa pratica:
"E' una pratica che comporta insieme abilità tecniche, conoscenze o esperienze anatomiche e chimiche, funzioni rituali. ...ci preme segnalare che esso è ritenuto essenziale (come è ovvio, proprio perché è il modo più elementare di conservare la presonalità autonoma e concreta del defunto) e che insieme rappresenta un'operazione che ha un costo. Già il più antico descrittore del processo, Erodoto, quando riferisce dei vari modi in cui si può fare una mummia, fondamentalmente ne sottolinea il prezzo. Del prezzo dell'operazione e del servizio cultuale connesso, non abbiamo notizie tali che ci permettano di quantificarlo: ma, per l'età tolemaica, il caso ha voluto che alcuni archivi tebani ci illustrassero il meccanismo affaristico di veri e propri agenti di pompe funebri che si spartiscono il territorio di competenza, che litigano davanti ai tribunali per l'interpretazione delle calusole del loro contratto, che denunciano furti o trasferimenti di mummie e che, in un caso, si rivolgono alla polizia per un furto di cui sono stati vittime e a cui danno il valore di 10 talenti: una cifra che è stata calcolata sufficiente a far vivere cinque persone per un anno intero. E' una vera industria della mummia che possiamo intravedere per quest'epoca, ma è verosimile che qualcosa di analogo sia avvenuto nelle età antiche....
Insomma, limitandoci alla "prassi" in uso a quei tempi, non mi sembra che ci siano stati grandi cambiamenti rispetto ad oggi.