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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Chi erano gli imbalsamatori?

Ultimo Aggiornamento: 26/02/2010 01:06
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Scriba
18/02/2010 17:43
 
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Curiosità un po' macabra
Su questo forum si è più volte ribadito la necessità di distinguere la saggistica (il cui scopo è accrescere le nostre conoscenze) dalla narrativa,che si prefiggendosi di dare emozioni e quindi può (anzi, deve)lasciare spazio alla fantasia... [SM=x822706]

Non bisogna tuttavia esagerare: la decisa stroncatura di alcuni autori da parte nostra ne è la dimostrazione. [SM=g1619689]

I romanzi più riusciti sono un felice connubbio tra realtà e fantasia. Qualcuno ha citato "Sinuhe l'egiziano" di Mika Waltari,che - sia pure molti anni fa - ho letto anch'io.
In esso si fa menzione delle cosiddette "Case della morte", cioè degli edifici in cui si procedeva all'imbalsamazione.L'autore immagina che chi vi lavorava vivesse segregato, e fosse considerato dagli altri come un appestato.
Sembra appurato che tali edifici non esistessero, e che il processo di imbalsamazione fosse portato avanti in apposite strutture sulle rive del Nilo.
Mika Waltari immagina che gli imbalsamatori fossero dei reietti, spesso ex malfattori, che si buttavano su questo lavoro per necessità.E' una sua fantasia? Abbiamo notizia di come fossero considerati questi lavoratori? A me pare una contraddizione che una società che attribuiva un valore così alto alla conservazione dei corpi considerasse chi si faceva carico di essa dei reietti... [SM=g1361792]
Certo che, come lavoro, era di una sgradevolezza che non oso immaginare (all'epoca non esistevano mezzi protezione come guanti, mascherine, ecc, ecc.)
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18/02/2010 20:41
 
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Effettivamente era un mestiere svolto a contatto con virus, batteri, odori nauseanti, e chissà che altro. Non era proprio un bel mestiere. Essendo fresco della lettura del libro di Sergio Donadoni, "L'UOMO EGIZIANO",sono andato a rileggere quanto lo stesso autore racconta riguardo a questa pratica:

"E' una pratica che comporta insieme abilità tecniche, conoscenze o esperienze anatomiche e chimiche, funzioni rituali. ...ci preme segnalare che esso è ritenuto essenziale (come è ovvio, proprio perché è il modo più elementare di conservare la presonalità autonoma e concreta del defunto) e che insieme rappresenta un'operazione che ha un costo. Già il più antico descrittore del processo, Erodoto, quando riferisce dei vari modi in cui si può fare una mummia, fondamentalmente ne sottolinea il prezzo. Del prezzo dell'operazione e del servizio cultuale connesso, non abbiamo notizie tali che ci permettano di quantificarlo: ma, per l'età tolemaica, il caso ha voluto che alcuni archivi tebani ci illustrassero il meccanismo affaristico di veri e propri agenti di pompe funebri che si spartiscono il territorio di competenza, che litigano davanti ai tribunali per l'interpretazione delle calusole del loro contratto, che denunciano furti o trasferimenti di mummie e che, in un caso, si rivolgono alla polizia per un furto di cui sono stati vittime e a cui danno il valore di 10 talenti: una cifra che è stata calcolata sufficiente a far vivere cinque persone per un anno intero. E' una vera industria della mummia che possiamo intravedere per quest'epoca, ma è verosimile che qualcosa di analogo sia avvenuto nelle età antiche....


Insomma, limitandoci alla "prassi"  in uso a quei tempi, non mi sembra che ci siano stati grandi cambiamenti rispetto ad oggi.

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TA makA nen ka neKet
19/02/2010 00:12
 
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Credo che fino al periodo ramesside la figura dell'imbalsamatore era presa molto in considerazione. Del resto aveva anche la responsabilità di far conservare il corpo del faraone per l'eternità. Non dobbiamo vedere queste persone come dei semplici "macellai", l'imbalsamazione era un rito religioso e veniva eseguito in maniera rigorosa e scrupolosa.Anzi ho sempre pensato che fossero dei sacerdoti ( non venivano rappresentati con le sembianze di Anubis?)
In età tolemaica bastava essere benestanti per potersi permettere l'immortalità, l'imbalsamazione era diventato un business per molte persone che con costi più abbordabili soddisfacevano il desiderio di immortalità di scribi, dignitari e mercanti a discapito di una professionalità sempre meno accurata con materiali ed essenze sempre meno preziosi.
Eh, non c'erano più i professionisti di una volta!
[Modificato da RAMSY 19/02/2010 00:17]
19/02/2010 00:29
 
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il bello è che il rituale prevedeva che il sacerdote che faceva l'incisione con il coltello in selce veniva scacciato a sassate dagli altri imbalsamatori!
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Akhu-en-inpu
Haw-erhefetkher-netjeru
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19/02/2010 03:19
 
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Dal quaderno di Egittologia "l'arte della mummificazione", edito dalla Ananke, scritto da Gian Luca Franchino, nella primissima pagina si legge:
"Gli imbalsamatori erano guardati con timore ed allo stesso tempo con ripugnanza; custodivano un sapere che veniva tramandato di padre in figlio ed alcuni di essi ebbero l'onore di 'traghettare' nell'Aldilà le spoglie mortali dei sovrani. Dobbiamo a loro il privilegio di poter ancora oggi rimirare le fattezze di un re così come quelle di un sacerdote od un semplice artigiano."

Diverse pagine dopo leggiamo: Il mestiere dell'imbalsamatore non occupò, per tutta la storia dell'Antico Egitto, un gradino molto alto della scala sociale. Chi esercitava questa professione suscitava una certa ripugnanza, stando a quanto scrive Diodoro Siculo. Anche il Papiro Sallier III non è generoso in merito: 'l'imbalsamatore, le sue dita sono nauseabonde, poichè il loro odore è quello dei cadaveri. I suoi occhi bruciano per il calore. Egli è troppo stanco per tenere testa alla propria figlia. Egli passa il giorno a tagliare vecchi stracci, perchè l'abbigliamento gli è abominevole'.
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19/02/2010 11:05
 
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Credo ci sia ancora molto da sapere su questa professione.

Certo è che nei pressi delle piramidi di Giza esiste una struttura che viene presentata (o spacciata) come la "Casa della Morte" il luogo in cui si procedeva all'imbalsamazione.

Erodoto da parte sua fa una descrizione macabra del procedimento e ne distingue ben tre sistemi legati all'esborso che la famiglia era disposta a fare o si poteva permettere.

Ritengo (a livello personale) che gli imbalsamatori, quantomeno le persone addette all'asportazione, alla purificazione del corpo e degli organi interni, alla fasciatura e a tutti quei rituali connessi al sacro che si dovessero espletare non potevano che essere dei sacerdoti.
Le mansioni minori quali il trasporto del corpo, la sua ricopertura dal natron nonchè la successiva pulizia e altro ancora poteva essere svolto da lavoratori di bassa manovalanza.

E' questa una discussione notevole e mi farebbe piacere continuasse, se mi sarà possibile parteciperò con molto interesse.

Ciao, BATA.
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- ShemsetRa -
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20/02/2010 15:03
 
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Peccato che Roberta è momentaneamente assente, lei avrebbe un sacco di cose da dirci su questo!
Intanto ecco un termine "tecnico": khetemu-netjer.
Mi spiego meglio.
A causa dei molti tabù religiosi che facilmente riuscite ad immaginare, solo pochissime persone potevano entrare in contatto con i corpi dei morti, cioè toccarli fisicamente.
Fra questi chi eseguiva il lavoro pratico più sgradevole, cioè incisioni ed eviscerazione, lavorazione e trattamento delle parti estratte e della spoglia, era chiamato khetemu-netjer = cancelliere del dio, e corrispondeva probabilmente al “paraschista” nominato nei testi greci come incisore ed evisceratore, al quale si attribuiva anche il compito di “entrare nella testa”, togliere cioè il cervello e sostituirlo, riempiendo la cavità cranica con resine e imbottiture, fare lo stesso con la cavità addominale e toracica, lavare, ungere e profumare il corpo, avvolgerlo con le bende e con pezzi di stoffa di lino.
Secondo il resoconto di Diodoro essi venivano considerati impuri e fatti oggetto di pubbliche maledizioni.


In realtà non possiamo sapere fino a che punto ciò sia credibile: il loro era un mestiere tanto ingrato quanto necessario, ma se c’erano persone disposte a farlo qualche ragione deve pur esserci.
E qui devo quotare Bata,

Ritengo (a livello personale) che gli imbalsamatori, quantomeno le persone addette all'asportazione, alla purificazione del corpo e degli organi interni, alla fasciatura e a tutti quei rituali connessi al sacro che si dovessero espletare non potevano che essere dei sacerdoti



Ad esempio potrebbe essere stato una sorta di lavoro forzato, di punizione a cui venivano destinati, temporaneamente o a vita, le persone condannate per qualche crimine, visto che la prigione, come luogo di reclusione, non esisteva ancora.
Oppure possiamo immaginare fosse un lavoro così ben retribuito da spingere comunque qualcuno a vincere la propria resistenza e dedicarvisi; in fondo apprendiamo dalle stesse fonti greche quanto la mummificazione stessa fosse indice di una differenziazione sociale, per cui solo le persone molto ricche potevano permettersi certi trattamenti, mentre per gli altri si procedeva ben più sommariamente.

Inoltre le notizie riportate dagli storiografi greci, lo abbiamo rimarcato molte volte, spesso sono fuorvianti, vuoi perché si tratta di voci riportate da altre voci, vuoi perché i greci stessi giudicavano le cose viste col proprio metro, ma anche perché riferiscono di tempi molto tardi, i tempi in cui i greci si trovavano in Egitto, appunto, molto lontani quindi dall’epoca “imperiale” del Nuovo Regno e ancora di più da quella dell’Antico Regno.

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- ShemsetRa -
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20/02/2010 15:10
 
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Aggiungo questo link, il quale ne contiene altri, così possiamo continuare a discutere tranquillamente su questo tema senza dover tornare ancora una vola sulla pratica della mummificazione in sé, argomento che merita certo uno o più discussioni a parte, e infatti sono già cominciate.
Chi veniva mummificato?

Mi rivolgo in particolar modo ai nuovi arrivati, perché sarebbe interessante conoscere anche il loro punto di vista anche sull'argomento di quelle specifiche discussioni.
[Modificato da pizia. 20/02/2010 15:10]
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20/02/2010 16:25
 
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Immaginate di trovarvi nel laboratorio di Leonardo da Vinci durante i suoi studi sul corpo umano: non credo che l'ambiente fosse molto diverso.
In ogni caso, ribadisco, "gli addetti" alle spoglie mortali dei reali dovevano, a mio parere, essere necessariamente dei sacerdoti, non potevano certo correre il rischio che un "macellaio" danneggiasse irrimediabilmente il corpo, e di conseguenza il viaggio verso Osiride
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- ShemsetRa -
Architetto Reale

20/02/2010 16:35
 
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Re:
RAMSY, 20/02/2010 16.25:

Immaginate di trovarvi nel laboratorio di Leonardo da Vinci durante i suoi studi sul corpo umano: non credo che l'ambiente fosse molto diverso.


Ottima considerazione, possiamo quindi aggiungere chi questo lavoro lo faceva per passione, per curiosità, per amore di sapere e di studio.
Uno studente quando intraprende il lungo cammino del dottorato in medicina, probabilmente ha già un'idea di dove andrà a finire.
L'impatto con la camera mortuaria avviene molto presto e bisogna abituarsi.
Seguirà le sue passioni, compatibilmente con le opportunità offerte dal mondo della ricerca e del lavoro; alla fine qualcuno si ritroverà a fare il medico legale, il patologo o altre specializzazioni che implicano una certa vicinanza con i cadaveri.
Si matura una certa assuefazione anche ai giorni nostri, figuriamoci ai tempi in cui tante finezze non erano previste, nemmeno in ambiente domestico...


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