La polemica che circonda la pretesa di restituzione si fa sempre più accesa e trascende dal puro ambito dell'Archeologia, per sfociare in questione politica, come mostra il contenuto di questo articolo, pubblicato da
Il Riformista:
Perché Nefertiti deve rimanere in Germania
da Il Riformista di Francesco Bonami
CONTESE. L'Egitto rivuole indietro il busto della regina. Una richiesta assurda. Le leggi del passato non sono applicabili al mondo di oggi. E rispettare la storia, con le sue ingiustizie, è necessario per preservare la memoria. Il Neues Museum nel centro di Berlino era un rudere più simile al Partenone che a un edificio neoclassico riconosciuto dall’Unesco come parte del patrimonio culturale del mondo. Mezzo distrutto dalla Guerra, dall’incuranza del governo comunista della Germania Orientale e infine dalla mezza bancarotta della città di Berlino, è stato finalmente riaperto dal Cancelliere tedesco Markel dopo un intervento dell’architetto britannico David Chipperfield e 233 milioni di euro di spesa. Star dell’evento il busto in pietra dipinta, vecchio 300 anni, della regina egiziana Nefertiti. Questo capolavoro fu portato in Germania nel 1913. Peccato che il governo egiziano adesso lo vuole indietro sciupando la festa a tedeschi. Il responsabile delle antichità egiziane Zahi Hawass ha dichiarato che è stata aperta un'inchiesta per capire se il reperto fu esportato illegalmente. I tedeschi, più precisi degli egiziani, pare abbiano ancora un pezzo di carta che descrive la transazione fra l’archeologo Ludwig Borchardt che aveva scavato il pezzo nel 1912 e un funzionario egiziano. Tuttavia il caso, che non è il primo e non sarà l’ultimo, basti pensare ai marmi del Partenone del British Museum o ad altri reperti egizi al Louvre che il Cairo ha chiesto indietro.La domanda è sempre la stessa: «È possibile applicare ad oggetti usciti dal loro paese originale secoli prima leggi che un tempo non esistevano?». Se la risposta è sì, allora anche Versailles dovrebbe rendere le Nozze di Cana del Veronese a Venezia, ma sappiamo che questo è improbabile. Spesso queste rivendicazioni nascondono vendette che poco hanno a che fare con l’arte e la cultura. Il caso di Nefertiti sembra dipendere dal fatto che poche settimane fa il ministro della cultura egiziano Faruq Hosni ha subito l’affronto di non essere stato eletto direttore Generale dell’Unesco dopo che era venuta fuori la sua dichiarazione al Parlamento di casa di volersi prendere carico personalmente del rogo di tutti i libri israeliani presenti nelle biblioteche del paese. Un'affermazione poco diplomatica che certo non si addice ad un'organizzazione come l’Unesco che protegge e non minaccia la cultura di qualsiasi paese.La razionalità, ovviamente, non sembra essere una delle caratteristiche più diffuse in certe zone del mondo. Così, ecco arrivare la minaccia al governo tedesco. Una minaccia che nasconde altri ricatti sicuramente di natura strategica ed economica. Cedere però a queste richieste può essere pericolossisimo, perché scoperchia una scatola di vermi senza fondo. Domani potrebbero saltare fuori gli eredi dello scultore che ha fatto i Bronzi di Riace ad esigerne la restituzione, oppure una carta di qualche armatore greco che si avvale della proprietà della Vittoria di Samotracia al Louvre. Il governo di Atene potrebbe fare causa per danni a quello turco, perché aveva trasformato alla fine del ‘600 proprio il Partenone in un deposito di munizioni bombardato dai veneziani che assediavano l’Acropoli e ridotto nello stato che oggi ammiriamo. I turchi possono però rivalersi sul comune di Venezia. Tornando a Nefertiti, parlare di transazioni legali o illegali avvenute quasi un secolo fa sembra ridicolo. Di cosa può essere accusato il segretario della Compagnia Orientale Tedesca che concluse l’affare? D’incauto acquisto come nel caso di un motorino rubato?La Storia, purtroppo, è ricolma d’ingiustizie commesse in epoche dove il concetto di legalità era molto vago, pensare di poterle correggere adesso è illusorio e anche ipocrita. La stessa storia dell’antico Egitto è costruita su violenze e ingiustizie. Vogliamo per questo distruggere le piramidi perché nel costruirla sono morti migliaia di schiavi? L’idea del ministro della cultura di Mubarak di bruciare i libri israeliani non è forse un'idea assurda e ingiusta? La Storia è anche memoria di fatti e misfatti. Rispettare entro certi limiti la Storia vuol dire rispettare anche la memoria dei crimini che l’umanità ha commesso contro se stessa. Azzerare la Storia quindi significa anche rischiare di azzerare la memoria. Non si possono distruggere le Piramidi o bruciare i libri delle altre culture per lo stesso motivo che il campo di concentramento di Auschwitz non è stato abbattuto, ma è diventato un monumento alla memoria di uno dei più atroci crimini commessi contro il genere umano. Faruq Hosni con la sua sparata al parlamento del Cairo ha involontariamente spiegato al mondo il perché il busto di Nefertiti deve rimanere a Berlino. Un libro non è meno importante di una scultura.