3) fregi naturalistici derivati non solo dalla più pura tradizione ellenistica, ma anche dalle raffigurazioni simboliche egizie.
L’acanto è la pianta tipica della decorazione artistica greca del periodo della maturità; il capitello delle colonne in stile corinzio rappresenta un cesto di foglie di acanto e anche lo stile romano detto “composito” adotta spesso particolari di questa pianta.
Per la vicinanza spazio-temporale della cultura copta a quella classica, ma anche per la grande disponibilità di edifici in disuso da spogliare per il riutilizzo dei materiali, gran parte di queste decorazioni vanno a finire nei conventi e nei monasteri.
La vite è un’altra pianta di grande successo nell’antichità classica, ma ha dalle radici molto profonde (e non solo in senso figurato) nella cultura locale egizia.
Sarebbe interessante indagare quanto la tradizione egizia dinastica, molto amante dei frutti e del vino dati da tale pianta, sia responsabile della sua diffusione e fortuna durante il periodo cristiano.
Già dai tempi di Kagemni, come possiamo vedere nella sua mastaba, compaiono scene campestri con l’illustrazione del ciclo del vino, ma è certamente da molto prima che la pratica colturale e la lavorazione del frutto erano applicate.
Tutto questo complicato procedimento ha ispirato il pensiero simbolico dalla notte dei tempi, con i suoi procedimenti complessi e le trasformazioni misteriose, così facilmente paragonabili alla vita, alla rinascita ai più grandi misteri dell’uomo.
Ricordate quella tomba famosa per il suo soffitto insolitamente decorato a vigna, con grappoli appesi? Forse il disegno è ingenuo, si potrebbe definire “naif”, e per questo solleva sempre la compassione dei critici d’arte di matrice classicista, ma possiamo giudicare se l’intento dell’artista fosse ancora una volta quello di allontanarsi dalla realtà trascendendola, aborrendo la fedeltà fotografica, per avvicinarsi ancora una volta alla forma pura, quella geometrica.
Come ogni oggetto reale, una volta disegnato e stilizzato,perde la sua fisicità, tende sempre di più al simbolo, al punto di diventare segno geroglifico, poi ieratico, infine demotico, trasformazione a cui abbiamo assistito variamente durante i millenni di storia, culminante con la genesi di altri segni dei quali ormai si è perduta la matrice egizia.