Mentre continuiamo a dibattere sulla questione della coreggenza tra Amenhotep III e suo figlio, in discussione dedicata, propongo qui il parere di Marc Gabolde a riguardo di un altro aspetto della vita del giovane sovrano, ovvero il suo matrimonio con Nefertiti.
In proposito, Gabolde cita a testimonianza rilievi tombali appartenenti a Ramose, la cui tomba ha il merito di custodire, secondo lo studioso, la prima effige del Disco Solare rappresentativo di Aton e la più antica rappresentazione della Regina Nefertiti, giunta fino a noi.
Delle due pareti raffiguranti quanto sopra descritto ne ho già accennato nella discussione relativa alla coreggenza, tuttavia riporto anche qui, per completezza. L'argomento richiede una parentesi piuttosto dettagliata dedicata alla tomba in sè e del suo proprietario, che propongo a seguire.
Ramose fu un
Thiatj, ovvero un visir. Originario del Basso Egitto, figlio di Neby e Ipuia, quindi sposo di MeritPtah, ebbe il pregio di vantare la sua carica già verso il termine del regno di Amenhotep III. Una carriera di tutto rispetto, protrattasi anche sotto il sovrano successivo: Amenhotep IV/Akhenaton.
A parlarci di lui è proprio la sua tomba tebana, poichè di altro ben poco è stato trovato (a parte il successivo sepolcro Amarniano). Identificata con la sigla TT55, è stata individuata a Sheikh Abd el Qurna. Essa risulta incompleta. Evidentemente la ragione di ciò va cercata nel trasferimento della corte nella nuova Capitale.
La struttura della tomba richiama quella tipica degli albori della XVIII dinastia: una T rovesciata. Nel complesso la tomba presenta una scala che porta verso il basso, in un cortile trapezoidale, di cui oggi resta ben poco. Da qui si accede a un ingresso trasversale a colonnato (sala ipostila principale), dal quale si accede, a sua volta, ad un secondo ingresso dove furono erette altre 8 colonne (sala ipostila secondaria). Dalla sala ipostila principale un corridoio discendente porta al complesso funerario.
Il soffitto è ormai del tutto perduto, ridotto a centinaia di frammenti, individuati quando la tomba fu pulita. Attraverso questi si è intuito che esso era in origine interamente decorato da linee colorate di testi geroglifici.
All'ingresso della cappella, probabilmente, un tempo, si erigeva una piccola piramide, della quale oggi forse rimane soltanto il pyramidion (che dovrebbe essere quello conservato al Museo Egizio di Torino).
Non molto resta anche della facciata frontale.
Nel passaggio, sul muro a sud, i resti dei rilievi mostrano Ramose e la sua consorte in adorazione al dio solare, Ra. Sulla parete nord, invece, è mostrato Ramose mentre accede alla sua tomba, la casa dell'eternità.
Le pareti della sala ipostila sono testimonianza degli alti livelli raggiunti dall'arte durante il Regno di Amenhotep III (epoca in cui la tomba fu iniziata). Bassorilievi sublimi, tuttavia privi di vita, poichè i colori che avrebbero dovuto donargliela non sono mai stati posti. Soltanto gli occhi sono dipinti, ma non scolpiti, con un tratto nero che li rende vitali. Qui, soltanto la parete nord è totalmente priva di decorazioni.
Ma la parte che ci interessa, in questo contesto, corrisponde alla parete ovest, precisamente il lato sud e il lato nord della medesima.
Nel primo, soltanto parzialmente portato a termine, un rilievo mostra Ramose mentre offre doni al sovrano in carica, Amenhotep IV. Tra i doni compaiono degli scettri, tra questi uno è decorato in cima con la testa di ariete che rappresenta Amon. Amenhotep IV è assiso sotto un baldacchino in compagnia di Maat, in sembianze di donna. Sul piedistallo sono incisi i nomi dei "nove archi", a sottolineare il dominio del Re su quelle terre, da sempre all'Egitto "sottomesse", come da tradizione.
Lo stile è indubbiamente quello "tebano" tipico, come potete vedere:
Passiamo ora all'area nord, della medesima parete. Anch'essa incompleta, come la prima.
Lo stile artistico è qui inequivocabilmente quello voluto da Amenhotep IV per la nuova Capitale. I crani risultano allungati e gli stomaci prominenti. Il sovrano, però, porta ancora il nome di nascita.
Tra la parte precedentemente descritta e quella che interessa questa porzione della parete è passato certamente un lasso di tempo in cui gli artisti ebbero modo di prendere mano con i nuovi canoni artistici dettati dal Re.
E' in questa porzione che fanno la loro comparsa sia Nefertiti, che occupa il suo posto accanto al Re, stringendo tra le mani lo scettro
sekhem, sinonimo di forza e potere, sia il disco dell'Aton le cui mani dispensano ai sovrani, posti sotto di esse, vita e potere, simboleggiati da "
ankh" e "
was".
Alla loro immediata sinistra schiere di nobili prostrati, mentre Amenhotep IV presenta loro il Visir, affinchè ne riceva gli onori. Dalle caratteristiche che presentano, si ritiene si tratti di personalità dei paesi stranieri, giunti in Egitto per tributo.
[continua...]