Akhty | Ultimo Aggiornamento: 02/07/2008 17:32 |
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29/04/2008 00:30 | |
antonio crasto, 19/04/2008 9.28:
Ciao
Mi rimane poco chiaro perché la Sfinge guardi a est, ma simboleggi l’ovest. Non è che gli antichi egizi si sono incartati?
Grazie Antonio
o forse è vero che in origine erano due... in riferimento agli akeru
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01/07/2008 10:33 | |
Nei vari documenti archeologici egizi i pianeti del Sistema Solare vengono nominati in modi differenti, forse per cambiamenti nella cultura degli egizi o semplicemente per motivi artistici (spazio nelle rappresentazioni).
E’ comunque certo che i cinque pianeti visibili (Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno) erano considerati dei falchi, degli Horus, i quali volavano alti nel cielo dell’Eclittica.
Le definizioni più semplici e forse più tarde, quelle che si ricavano dagli zodiaci tolemaici di Dendera, sono:
- Mercurio = “Sbk” o “Sbg” (nome senza significato certo per gli Egittologi);
- Venere = “Signore della Terra o Signore delle Due Terre” (Harsiesis, Horus figlio di Osiride);
- Marte = “Horus il rosso”, ma anche Horakhty;
- Giove = “Horus che illumina le Due Terre”, ma anche “Horus (che conosce il) mistero”;
- Saturno = “Horus il toro”.
Per quanto riguarda Marte l’attributo “rosso” sembra troppo semplicistico. E’ vero che sembra l’unico pianeta rosso, ma il colore sembra poco importante.
Il duale di Horakhty sembra aver poco senso se rapportato al fatto che Marte, come tutti i pianeti ci appare sorgere a est e tramontare a ovest.
In un altro topic ho introdotto il discorso su una possibile catastrofe riguardante Marte alla fine del Paleolitico Superiore per cercare di capire se questa potrebbe aver lasciato un’impronta nella memoria storica delle antiche popolazioni, impronta che potrebbe essersi trasformata nella cultura egizia nel due nomi dati al pianta.
Marte ci appare come un pianeta che ha subito una catastrofe cosmica, catastrofe che gli ha tolto l’atmosfera, l’acqua, la crosta dell’emisfero settentrionale e forse la vita.
Considerando che il nome egizio “rosso” deriva sicuramente dal nome egizio “deserto”, si può immaginare che gli Egizi abbiano chiamato Marte:
Horus, il pianeta rosso e desertificato, che ha conosciuto due orizzonti temporali, uno di vita e l’altro di morte.
Non dimentichiamoci che il rosso è anche il colore del sangue e come tale può indicare la morte. D’altra parte il riferimento egizio al deserto rosso, in contrapposizione alla terra fertile nera, può essere interpretato come la visione della morte del Sahara, terra una volta ricca di fiumi e vita e ora deserto rosso.
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01/07/2008 10:52 | |
Qualcosa non mi quadra...il nome "deserto" significa "terra rossa", ma non "deserto" come lo intendiamo noi. La parola araba "Sahara" significa "deserto", cioè "terra priva di vita", anche se sapevano benissimo che non è davvero priva di vita. Anche gli AE non intendevano dire che la Terra Rossa fosse priva di vita e "dSrt" significa solo Terra Rossa. Mi sembra di allungare un po' troppo il passo nel dire che gli AE intendessero Marte come un pianeta privo di vita....
Per quanto riguarda l'associare il rosso con il sangue, non lo indicherei necessariamente come simbolo negativo, visto che molti amuleti protettivi venivano fatti con la corniola, che è rossa. Il Sole diventa rosso sia all'alba che al tramonto, ed è simbolo forte di rinascita, quindi positivo... |
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01/07/2008 12:11 | |
Non ho al momento la disponibilità dell'Enciclopedia curata dalla Bresciani, ma mi pare di ricordare una precisa associazione fra terra rossa e deserto.
Entrambe sono poi associate a Seth, che non mi sembra il prototipo del bene e del pensare positivo.
Ritengo che, tranne alcune eccezioni, il colore rosso possa associarsi al sangue e alla "morte".
L'idea del rosso all'alba e al tramonto mi sembra più che altro romantica. Comunque perché cogliere il senso di rinascita al mattino e non quello di morte alla sera?
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01/07/2008 14:35 | |
Nulla da eccepire al tuo ultimo post, quello che non mi era chiaro era il fatto che Marte fosse chiamato "pianeta rosso" dagli AE, collegandolo al concetto di deserto, di Terra Rossa. Conosco il testo della Bresciani e so che in merito non aggiunge nulla a ciò che si conosce in merito al medesimo concetto già espresso anche da Gardiner, per esempio, voglio dire che in questi terminni stiamo parlando delle stesse cose...il mio dubbio, ripeto, era piuttosto riferito alla definizione di Marte da aprte degli AE.... |
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01/07/2008 15:08 | |
antonio crasto, 01/07/2008 12.11:
Non ho al momento la disponibilità dell'Enciclopedia curata dalla Bresciani, ma mi pare di ricordare una precisa associazione fra terra rossa e deserto.
Entrambe sono poi associate a Seth, che non mi sembra il prototipo del bene e del pensare positivo.
La Bresciani si limita a sottolineare che il Deserto era sacro a Seth, mentre l'Egitto era sacro a Osiride; questo almeno alla voce "Deserto Occidentale", ovvero il deserto Libico.
Non fa alcun riferimento al deserto, alla voce riguardante Seth.
Ecco invece quello che scrive Rachet nel suo "Dizionario dell'antico Egitto":
Gli egiziani possedevano più di una parola per designare il deserto: prima di tutto Semt, che significa anche "necropoli"; poi deshert, la Terra Rossa su cui regnava Seth, il dio rosso; e infine Kashet, la "regione montuosa", che indica anche i paesi stranieri.
[...]
Tuttavia, accanto al demoniaco Seth, altre divinità dominavano il deserto: Ha, dio del deserto per eccellenza; Sopdu, dio dalla testa di falcone come l'Horo di Edfu, altro diio del deserto; e infine Min, protettore dei carovanieri di Koptos.
Rachet descrive Seth, più che altro, come il nemico del Sole, attingendo ai Testi delle Piramidi, nei quali esso è nesheni, signore del temporale, nelle scure nuvole di tempesta, e del tuono.
Seth è quindi identificato come il nemico della Luce, del cielo e del Sole e li attaccherebbe per mezzo del temporale, della grandine e della tempesta. Rachet gli attribuisce anche le eclissi, che non sarebbero altro che l'estrazione dell'occhio destro (il Sole) e dell'occhio sinistro (la Luna) di Horo, secondo il mito egizio.
Seth viene evirato da Horo durante la loro battaglia. Ed è questo che fa di Seth un dio associato al deserto, con riferimento alla sterilità.
In quanto al Sole all'alba e al tramonto, non scordiamo che anche Horo viene, sotto un certo aspetto, definito il "Rosso". Non potremmo quindi attribuire il Sole rosso dell'alba, come rinascita, a Horo e quello rosso del tramonto, come "morte" a Seth? manterremo fede al dualismo egizio... |
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01/07/2008 16:20 | |
Ho paura che se non definiamo bene i vari Horus della religione egizia possiamo fare qualche confusione.
Horus il rosso è, per quanto ne so, solamente Marte.
L'eventuale dualismo serebbe invece costituito da Seth (rosso - deserto) e Horus figlio di Iside e Osiride.
Ti risulta che anche Harsiesis (Horus figlio di Iside e Osiride) sia considerato "il rosso"?
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01/07/2008 16:48 | |
Ho dato un'occhiata al testo di Wilkinson, il quale dice che Horus il Rosso è l'identificazione del pianeta Marte; per quanto riguarda Horus-figlio-di-Isis non è chiamato il Rosso. Quest'ultimo viene tra l'altro annoverato semplicemente tra le divinità infantili, con particolare riferimento al concepimento e alla protezione dei nascituri. Tornando invece al pianeta Marte, veniva chiamato Horus il Rosso, oppure Horus all'orizzonte....
Aggiungo ancora che, sempre Wilkinson, parla di cinque pianeti riconosciuti già durante il MK: Mercurio (Sebegu, una forma di Seth), Venere (il dio del mattino, o "colui che attraversa"), Marte (Horus all'orizzonte, o Horus il Rosso), Giove (Horus che segna le Due Terre) e Saturno (Horus, Toro dei cieli), chiamati anche "stelle che non conoscono riposo". [Modificato da Maat Ka Ra 01/07/2008 16:53] |
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01/07/2008 19:06 | |
Mercurio viene definito, secondo Neugebauer, Sbk o Sbg. I due nomi vengono considerati senza significato.
E' possibile che Sbg stia per Sebegu?
In tal caso il geroglifico corrispondente dovrebbe avere valore fonetico gw e non g. |
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01/07/2008 22:30 | |
Maat Ka Ra, 18/04/2008 21.47:
Per quelle che sono le mie scarne basi, Akhty è semplicemente un duale: "i due orizzonti". In egiziano esistono singolare, plurale e duale, cioè una forma per indicare numericamente il quantitativo dell'oggetto espresso. Il duale si rende con la desinenza -wy per il maschile e -ty per il femminile, va utilizzato solo con cose o persone. Quindi, akhty va tradotto con "due orizzonti", in riferimento all'oriente e all'occidente. Infatti, hr3khty viene semplicemente tradotto con "Horus all'orizzonte", ma Horus è una divinità solare, legata alla nascita del Sole quanto al suo tramonto: ecco i "due orizzonti" di Horus.
Harmachis è poi il nome che viene dato alla Sfinge, derivante proprio da hr m 3ht, cioè Horus all'Orizzonte, per cui il Re (Horus) che stava all'Orizzonte, inteso come regno dell'Aldilà, la Duat. In questo caso si fa riferimento ovviamente al tramonto, quindi all'occidente.
Spero di aver detto qualcosa di utile...
Akhty non è un duale. E' la forma aggettivale di Akhet "orizzonte", Significa "relativo all'orizzonte, quello dell'orizzonte" diciamo scherzando "orizzontale"
Quindi Hor-akhty non significa Horo dei due orizzonti, ma semplicemente Horo all'orizzonte (quello dell'orizzonte).
Nei testi solari Hor-akhty (e anche il composto Ra-hor-akhty) rappresente il dio sole all'alba, mentre Atum è il dio sole al tramonto. Pertanto, la spiegazione Horo dei due orizzonti non andrebbe bene, perchè certamnente non possono essere l'orizzonte occidentale e quello orientale, visto che la divinità si riferisce esclusivamente all'orizzonte orientale.
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