Cara Ivana,
il nostro problema è l’infinito, non nel senso metafisico, ma come ignoranza.
Non mi riferisco ovviamente a te, ma al fatto che ormai l’uomo moderno ha tolto lo sguardo dal cielo. Tutt’al più osserviamo il cielo al tramonto, istantaneamente o per brevi momenti e non ci rediamo conto che esistono stelle fisse e corpi celesti che si muovono.
Mi spiego.
Le stelle sono come disegnate su una sfera celeste e sono pertanto fisse. Le vediamo muoversi solamente perché è la Terra che ruota.
Altro discorso va fatto per i pianeti del Sistema Solare. Essi si muovono come la Terra intorno al Sole, per cui la loro posizione sulla sfera celeste cambia continuamente (in greco sono chiamati erranti). La stessa posizioni sulla sfera celeste di tutti i cinque pianeti conosciuti dagli egizi si ripete ogni circa 1500 anni.
Per esempio, la posizione relativa delle stelle della costellazione di Orione rimane pressoché invariata, per cui si può parlare di costellazioni, e così si può dire delle distanze dalle costellazioni vicine (Toro, Gemelli , Cane Maggiore, ecc).
I pianeti si muovono invece a velocità differente lungo l’Eclittica, per cui essi appaiano sempre in posizione diversa e tra costellazioni diverse.
Chi come i sacerdoti egizi passava le notti a osservare il cielo e a riportare le posizioni degli astri, deve sicuramente aver notato l’anomalia dei cinque corpi celesti, stelle non fisse, ma navigatori instancabili del cielo.
Io sono convinto che l’idea della processione celeste delle divinità su barche, nasca proprio dall’aver ipotizzato che in cielo esista un grande fiume dove sembrano muoversi il Sole e cinque pianeti.
Nelle loro raffigurazioni, per esempio quella famosissima di Senenmut, Osiride e Iside sono rappresentati su barche nella processione dei pianeti (Giove e Saturno).
E’ pur vero che gli egizi disegnano su barche anche i decani, ma è come se queste barche fossero ancorate nel mare celeste, talmente ferme da poterle usare per segnare le ore della notte.
Per quanto riguarda Marte (non rappresentato nel cielo di Senenmut), egli è chiamato nei documenti più antichi Hr-akhty, “l’Horus che guarda
i due orizzonti” e in età più tarda Hr-ds “Horus il rosso”.
Non vi sono quindi dubbi che gli Egizi avessero individuato il coloro rosso del pianeta e avessero riposto in questo colore una certa importanza, un qualche simbolismo.
E’ ancora sicuro che essi avessero associato a Marte due orizzonti e non uno come per la Sfinge.
Io ritengo inoltre che mentre per Ra-Horus abbia senso parlare di Est e Ovest, lo stesso discorso non abbia validità per Marte o per qualsiasi altro pianeta. I due orizzonti devono indicare qualche altra cosa.
Secondo me i sacerdoti egizi pensavano a qualche altro simbolismo.
Continuo a cercare!!!
PS
Ho cercato di scrivere le traslitterazioni giuste, ma non c'è il font giusto.
[Modificato da antonio crasto 20/04/2008 09:54]