Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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Akhty

Ultimo Aggiornamento: 02/07/2008 17:32
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EgiTToPhiLo/a
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20/04/2008 09:46
 
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Cara Ivana,
il nostro problema è l’infinito, non nel senso metafisico, ma come ignoranza.
Non mi riferisco ovviamente a te, ma al fatto che ormai l’uomo moderno ha tolto lo sguardo dal cielo. Tutt’al più osserviamo il cielo al tramonto, istantaneamente o per brevi momenti e non ci rediamo conto che esistono stelle fisse e corpi celesti che si muovono.
Mi spiego.
Le stelle sono come disegnate su una sfera celeste e sono pertanto fisse. Le vediamo muoversi solamente perché è la Terra che ruota.
Altro discorso va fatto per i pianeti del Sistema Solare. Essi si muovono come la Terra intorno al Sole, per cui la loro posizione sulla sfera celeste cambia continuamente (in greco sono chiamati erranti). La stessa posizioni sulla sfera celeste di tutti i cinque pianeti conosciuti dagli egizi si ripete ogni circa 1500 anni.

Per esempio, la posizione relativa delle stelle della costellazione di Orione rimane pressoché invariata, per cui si può parlare di costellazioni, e così si può dire delle distanze dalle costellazioni vicine (Toro, Gemelli , Cane Maggiore, ecc).
I pianeti si muovono invece a velocità differente lungo l’Eclittica, per cui essi appaiano sempre in posizione diversa e tra costellazioni diverse.

Chi come i sacerdoti egizi passava le notti a osservare il cielo e a riportare le posizioni degli astri, deve sicuramente aver notato l’anomalia dei cinque corpi celesti, stelle non fisse, ma navigatori instancabili del cielo.

Io sono convinto che l’idea della processione celeste delle divinità su barche, nasca proprio dall’aver ipotizzato che in cielo esista un grande fiume dove sembrano muoversi il Sole e cinque pianeti.

Nelle loro raffigurazioni, per esempio quella famosissima di Senenmut, Osiride e Iside sono rappresentati su barche nella processione dei pianeti (Giove e Saturno).
E’ pur vero che gli egizi disegnano su barche anche i decani, ma è come se queste barche fossero ancorate nel mare celeste, talmente ferme da poterle usare per segnare le ore della notte.

Per quanto riguarda Marte (non rappresentato nel cielo di Senenmut), egli è chiamato nei documenti più antichi Hr-akhty, “l’Horus che guarda i due orizzonti” e in età più tarda Hr-­ds “Horus il rosso”.
Non vi sono quindi dubbi che gli Egizi avessero individuato il coloro rosso del pianeta e avessero riposto in questo colore una certa importanza, un qualche simbolismo.

E’ ancora sicuro che essi avessero associato a Marte due orizzonti e non uno come per la Sfinge.
Io ritengo inoltre che mentre per Ra-Horus abbia senso parlare di Est e Ovest, lo stesso discorso non abbia validità per Marte o per qualsiasi altro pianeta. I due orizzonti devono indicare qualche altra cosa.

Secondo me i sacerdoti egizi pensavano a qualche altro simbolismo.

Continuo a cercare!!!

PS
Ho cercato di scrivere le traslitterazioni giuste, ma non c'è il font giusto.
[Modificato da antonio crasto 20/04/2008 09:54]
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EgiTToPhiLo/a
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20/04/2008 09:57
 
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Per Antonio...
per la traslitterazione con la tastiera del pc, prova a cercare, ci dovrebbe essere da aualche parte qui una tabella che avevo riportato io con le varie corrispondenze dei segni...sono certa che Hatshepsut sarà in grado di darti una mano a trovarla, visto che me l'aveva ottimizzata lui per poterla meglio postare qui.
Per quanto riguarda la sfinge che guarda a est, penso che tu abbia ragione di credere che si tratti proprio di un faraone divinizzato nella Duat, che sta a ovest, per cui la sfinge guarda verso est dove sorge il Sole come segno di rinascita.

il resto, perdonatemi, non riesco a leggerlo, sono veramente di corsa...scusatemi!
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- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
20/04/2008 10:00
 
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Vorrei chiedere a chi sa molto più di me : possiamo sapere QUANDO i nostri hanno compreso che una volta riconosciuti i corpi celesti per i loro colori e luminosità si poteva dedurre una ciclicità del tempo osservando il loro comportamento di moto ? Scandire il ritmo degli anni e dei mesi seguendo uno o l'altro di quei "puntini luminosi" ?

Una domanda forse scontata per molti, ma non per me,perchè ritengo che alle condizioni climatiche di Kemet, nella totale assenza di inquinamento luminoso, il cielo incombesse importantissimo pesante e molto vicino anche a chi non lo osservava per studio . Forse era molto più facile allora riconoscere la conformazione di quel "tetto" rispetto alle condizioni attuali.
Credo non fosse difficile collegare che un fiore nasce quando quella stella è est e un pò più difficile capire cosa cambia nella vita quando un pianeta e qui piuttosto che là.

Mi sono incartata in un OT ma so che Antonio risponderà con cento parole precise ed esaurienti.....grazie !
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- HdjetmeMaat
MerytAton Sitenjterw -
20/04/2008 10:11
 
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Infatti..........Antonio è già intervenuto mentre sto postando la mia domanda !
20/04/2008 13:02
 
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Re:
Maat Ka Ra, 20/04/2008 9.57:

sono certa che Hatshepsut sarà in grado di darti una mano a trovarla, visto che me l'aveva ottimizzata lui per poterla meglio postare qui.



non la trovo più.... [SM=x822731]


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EgiTToPhiLo/a
Scriba
20/04/2008 15:10
 
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Una volta individuati i pianeti, non dovette essere difficile capire le caratteristiche del loro movimento lungo l’Eclittica. Questo fiume cosmico sembrava essere circolare per cui i pianeti presentavano una certa ciclicità. Non dovette essere difficile calcolare i giorni necessari per riprendere in cielo una stessa posizione, per esempio gli 88 giorni di Mercurio e i 224 giorni di Venere.
Capito questo, i sacerdoti / astronomi egizi dovettero realizzare che la posizione fra le stelle dei cinque pianeti da loro conosciuti avrebbe individuato univocamente un anno, una maniera molto sofisticata per scrivere una datazione assoluta.
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- ShemsetRa -
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20/04/2008 15:14
 
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Re:
roberta.maat, 20/04/2008 0.12:

Potevano distinguere una stella da un pianeta ?



Esattamente ciò che volevo dire, ma forse mi sono esperessa in maniera oscura.
Penso che siamo tutti d'accordo su quanto spiega Antonio riguardo all'inquinamento luminoso, sul rapporto degli antichi col cielo, ecc.
Ed è un discorso che comprendo in particolare perché non essendo cresciuta in città ma in una campagna ancora poco contaminata, ho scoperto anche io alcune proprietà dei corpi celesti che avevano significato oscuro prima di conoscer la realtà astronomica ben più complessa.
Dunque gli antichi guardavano il cielo di notte, anche perché quando non riuscivano o non potevano dormire non c'era altro da fare, e immagino si siano accorti subito che:
la Luna non è il Sole, ci sono molte differenze;
il cielo è pieno di puntini luminosi, acuni treuli altri no;
alcuni puntini luminosi si muovono molto, al contrario di altri che sono quasi fissi;
alcuni spariscono anche in certi periodi dell'anno.
Da queste prime osservazioni, databili a tempi molto antichi e forse anche ad ominidi diversi dal Sapiens (milioni di anni) sorge un nuovo problema, cioé capire quanto tempo l'uomo abbia impiegato a capire in maniera più precisa il moto dei puntini luminosi, a riconoscerli, a ragrupparli, a prevedere la loro posizione, ecc.

Fin qui credo siamo tutti d'accordo.
Da qui entriamo in congetture ben più "pesanti".
Ammesso che Hor-Akhety sia il nome dato a quel puntino luminoso che noi adesso chiamiamo "Marte", vogliamo capire quando, e qui forse non sarò tanto d'accordo con Antonio, e perché proprio questo nome, visto che sembra decisamente collegato alla teologia solare.

Stavolta mi sono espressa meglio?


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EgiTToPhiLo/a
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20/04/2008 15:37
 
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Naugebauer scrive che il nome Horakhty, assegnato al pianeta Marte, si trova nei cieli astronomici dei sottogruppi Senenmut e in quelli delle famiglie Seti I A e Seti I C (vedere per esempio il bel cielo astronomico del Ramesseum). L’ultimo monumento che contiene questo nome è quello di Nekhtnebef, primo faraone della XXX dinastia.
Non possiamo dunque sapere se il particolare nome di Marte fosse già utilizzato nell’Antico e Medio Regno, ma possiamo asserire che fu impiegato nel Nuovo Regno e in Epoca tarda. Durante il periodo tolemaico si preferì invece descrivere il pianeta semplicemente come “Horus il rosso”.
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- ShemsetRa -
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20/04/2008 16:00
 
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[SM=g999105] Ottimo!
Immagino di trovarti d'accordo se azzardo: anche se le prove scritte/disegnate di tale associazione risalgono al Nuovo Regno, è possibile che già se ne parlasse da secoli.
Quando una cosa viene finalmente ufficializzata nella tradizione orale, passano ancora anni prima che gli egizi comincino a considerarla informazione da passare per iscritto.
Inoltre, per la loro impostazione misterica, non sono sicura che i sacerdoti permettessero la rivelazione di alcuni segreti.
Potrebbe essere che, per non divulgare eccessivamente la conoscenza, la classe sacerdotale preferisse far scrivere nelle tombe frasi sibilline tipo quelle dei Testi delle Piramidi, tutte in geroglifico, magari non comprensibili dai pittori.
Disegnando mappe le informazioni avrebbero potuto essere comprese anche dagli artigiani, mentre il messaggio misterico non era per loro.
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EgiTToPhiLo/a
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20/04/2008 18:38
 
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Re:
Maat Ka Ra, 20/04/2008 9.57:

...Per quanto riguarda la sfinge che guarda a est, penso che tu abbia ragione di credere che si tratti proprio di un faraone divinizzato nella Duat, che sta a ovest, per cui la sfinge guarda verso est dove sorge il Sole come segno di rinascita...



Chi ha letto il mio saggio sa bene che io non sono d’accordo nel considerare la Sfinge la rappresentazione di un faraone.
Io ritengo, così come vari Egittologi, che la grande statua sia stata ideata come immagine vivente di Atum e che forse uno o più faraoni l’abbiano restaurata, arrivando a dare alla faccia leonina un volto umano, più o meno rassomigliante a qualche sovrano.

Atum è un dio creatore ed è spesso associato a Ra, per cui l’orientamento a Est potrebbe semplicemente indicare il sorgere del Sole agli equinozi.
Io ritengo però che prima del sincretismo Ra – Atum, quest’ultimo rappresentasse un dio creatore o meglio una divinità associata a una rinascita della civiltà egizia. In quest’ultimo caso Atum potrebbe essere stato un personaggio dell’antica civiltà egizia o addirittura di una possibile civiltà del Paleolitico Superiore e potrebbe essere diventato il prototipo di ogni rinascita, sia della civiltà sia dell’anima dei faraoni.
L’orientamento a Est potrebbe dunque essere simbolo di rinascita, ma anche nascondere un simbolismo molto più sofisticato



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