Quanto, come e quando venne compreso questo fenomeno nell’antico Egitto?
Una prima rivelazione è arrivata quando sono stata all’aeroporto del Cairo, che si trova in zona Heliopolis, ho avuto la sensazione di essere in mezzo alla pianura, tutto intorno nessun profilo montuoso, solo lo skyline frastagliato della città; ho pensato che dovesse essere il posto ideale per fare osservazioni e misurazioni geografiche e astronomiche, ma non è certo l’unico sito in queste condizioni in Egitto.
Visto che era comunque la capitale per eccellenza del culto solare, ho immaginato i sapienti in contemplazione dell’orizzonte per giorni e giorni, aiutandosi con semplici strumenti, capire i segreti del tempo e dello spazio.
Non ci vuole il grande genio astronomico dei babilonesi per effettuare queste semplici osservazioni, per cui credo che molto presto gli egizi registrarono i termini di queste variazioni; se per loro, come è probabile, in tempi molto antichi (predinastici), la misura del tempo poteva essere un vero problema, si potrebbe osservare che le stesse variazioni temporali si traducono in termini visivi in punti differenti sull’orizzonte, facilmente individuabili tramite la posa di due picchetti verticali, uno per l’occhio dell’osservatore ed uno per incrociare l’orizzonte nel punto da fissare.
Un picchetto al giorno ed ecco un grafico dell’andamento solare, anche se un po’ diverso dal mio.
Se poi i sapienti di On fossero stati uomini precisi, avrebbero anche escogitato il modo di segnare i punti sull’orizzonte mettendo i picchetti tutti alla stessa distanza, cioè lungo una circonferenza segnata, facendo centro nel punto destinato all’osservatore.
La distanza, misurata lungo la circonferenza fra picchetti posti nello stesso giorno (magari marcati con i segni del giorno, mese, anno), risultava in questo modo, proporzionale alla durata del periodo di luce (dì).
Quale luogo migliore per posizionare questa “costruzione” che il cortile di un tempio, al quale l’accesso sia consentito solo agli “iniziati”?
Dirò di più: quando qualche opera umana col tempo venne a disturbare la continuità dell’orizzonte, con la creazione della cinta ecco risolto il problema: il recinto costruito tutto attorno all’area sacra, di altezza costante e col bordo superiore “in bolla”, in questo caso può anche avere la funzione dell’orizzonte, in più, essendo situato a distanza facilmente raggiungibile può portare esso stesso i picchetti, i quali possono essere sostituiti anche con semplici segni e scritte, fermo restando il punto in cui mettere l’occhio.
Ecco che anche l’occhio acquista importanza nella conoscenza e nel culto solare!
I sapienti avrebbero avuto modo di tramandare ai neofiti le loro conoscenze, con gesti semplici e con spiegazioni verbali, per questo i documenti veri e propri, quelli scritti, sono tanto lacunosi.
Inutile dire che non avrò mai la possibilità di cercare di persona i segni della sapienza di On, forse un giorno potrò andare a curiosare qualche altro tempio, di quelli più facilmente aperti ai turisti.
[Modificato da pizia. 05/01/2007 2.17]