di A. Malnati
Una stele, imponente e conservata in tutta la sua interezza, risalente al XII secolo a. C., è stata scoperta lungo il ‘dròmos' (la via processionale), che collega il tempio di Luxor a quello di Karnak, 3 km più a nord, all'interno dell'antica capitale egizia di Tebe, dalla missione archeologica del Consiglio Supremo delle Antichità. La missione ha riportato alla luce questo grande manufatto di 170 cm di altezza e 80 di larghezza, in quarzite (???), che riporta una lunga iscrizione in alfabeto geroglifico di 17 linee; un primo, approfondito esame rivela che il testo riferisce delle opere del Gran Sacerdote Bak en Khonso e delle sue offerte presso lo stesso tempio di karnak. L'epoca è quella del faraone Sethnakht, capostipite della XX Dinastia e padre di Ramses III, uno dei più famosi tra i ramessidi per le proprie imprese militari. Nel suo insieme – secondo Zahi Hawass, Direttore del Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto, - la nuova epigrafe permette di ricostruire gran parte della storia del tempio di Karnak, almeno del periodo ramesside, periodo centrale e di primaria importanza nel lungo ed elaborato cammino architettonico dell'importante complesso cultuale dell'antica Tebe.
Passando ad una più minuziosa e capillare analisi di quanto riportato, si capisce che il tutto è diviso in due sezioni principali, adeguatamente illustrate, secondo l'uso rappresentativo tipico dei sovrani egizi: la prima rappresenta il faraone Sethnakht genuflesso e recante la corona blu, simbolo dell'Alto Egitto.Il re è colto nell'atto di offrire simboli di giustizia al dio Amon-Ra: nella mano sinistra reca infatti il ‘wast', che all'epoca era anche simbolo della città di Tebe; nella destra l' ‘ankh', che rimanda al significato profondo della vita. Dietro al sovrano appare la dea Mut, sposa di Amon e associata in una triade con lui e con il loro figlio Khonso: Mut è rappresentata in piedi nell'atto di levare la propria mano sinistra a protezione di Sethnakht e di reggere nella destra l' ‘ankh'.
La seconda parte, sotto la scena appena descritta, conserva il testo in geroglifico ed è conclusa con la figura del sacerdote Bab en Khonso (nome parlante, che si può tradurre come ‘colui che ama Khonso'), in uniforme ufficiale e in piena devozione. Nella parte scritta si forniscono informazioni dettagliate sul prete e sul suo albero genealogico, uno dei più importanti del clero in epoca ramesside. Addirittura si dice che il Gran Prete era tra i principali favoriti del faraone, suo fido consigliere in materia di economia, di giustizia e di spedizioni militari; era lui che officiava riti e faceva offerte per richiamare il benestare delle divinità sulla più importanti decisioni prese dal monarca, in modo da legittimarle agli occhi dei sudditi e delle classi più elevate.
La nuova scoperta si rivela poi decisiva anche in campo di cronologia egizia: gli studiosi erano infatti convinti, sulla base di fonti più tarde ed evidentemente lacunose, che Sethnakht avesse regnato solo tre anni; la nostra iscrizione è invece datata al IV anno del suo regno, a dimostrazione che egli restò sul trono almeno 4 anni, se non di più. Insomma un rinvenimento importante, che per giunta fu verosimilmente trasportato in un ‘epoca ben più recente nella sede dove è stato scoperto: ricordiamo infatti che
il viale delle sfingi (il ‘dròmos, che collega i due templi tebani) è stato edificato nel corso della XXX Dinastia (attorno al 370 a. C.) da Nectanebo I, uno degli ultimi faraoni prima dell'arrivo di Alessandro Magno.
ndr: scusate, ma.... il Viale delle Sfingi non fu costruito da Ramesse II?
se non erro ogni sfinge criocefala presenta tra le zampe una statua del Re...