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Giza: Torna l'ipotesi del cemento dei Faraoni

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2006 11:49
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05/12/2006 00:12
 
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Tratto da "La Stampa" del 04/12/2006

Gli antichi egiziani costruivano le piramidi utilizzando, soprattutto nelle parti alte delle costruzioni, una sorta di cemento con il quale riempivano blocchi di pietra in precedenza scavati, piuttosto che portare in cima pesanti pietre.

Questo il sorprendente risultato di una ricerca condotta da una quipe di scienziati franco-statunitensi e del quale dà notizia oggi il Times on line. La ricerca aggiunge altri dati sul fatto che gli artigiani dei faraoni fossero in possesso di particolari tecniche e materiali per lavorare le pitere che formano la piramide di Cheope e le altre.

Nonostante questo risultato, sono ancora numerosi gli studiosi che respingono l’idea del cemento avanzata per primo negli anni ’70 del secolo scorso da Joseph Davidovits.

Le pietre, secondo gli storici e gli archeologi venivano tagliate nelle vicine cave e poi posizionate da migliaia di lavoratori magari anche con l’ausilio di leve. Fino ad oggi era stato difficle per gli scienziati distinguere fra la pietra calcarea naturale e quella «ricostituita» da calcare liquefatto.

Ma, secondo il professor Gilles Hug, dell’Agenzia di ricerca aerospaziale francese e il suo collega Michel Barsoum dell’università di Philadelphia, le parti superiori delle piramidi di Giza consiste di due tipi di pietre: una naturale e una creata dall’uomo.

I due studiosi hanno utilizzato raggi X, lampade al plasma e microscopi elettronici per studiare piccoli frammenti delle piramidi e quelli delle cave di Toura e Maadi. Essi hanno trovato «tracce di una rapida reazione chimica che non permette la cristallizzazione naturale. La reazione sarebbe inesplicabile se le pietre venissero direttamente dalle cave, ma perfettamente comprensibile se esse fossero fatte di cemento».

I due studiosi sono convinti che il cemento venisse usato solo per le parti più alte delle piramidi. Il materiale veniva ottenuto con calcare tenero immerso poi in vicine pozze d’acqua del Nilo fio a creare una sorta di fango. A questa «pappa» venivano aggiunti cenere e sale e quando l’acqua evaporava rimaneva una mistura simile all’argilla. Questa veniva poi versata in contenitori di legno fino alla completa essicazione.
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