Una recente ricerca invece ha fatto emergere che gli antichi egizi utilizzavano il cemento per riempire lo spazio che presente all'interno di blocchi di pietra che venivano scavati prima di essere portati fino in cima. Insomma un metodo ingegnoso per alleggerire le pesanti pietre.
A darne notizia è stato il Times online che ha riportato i risultati di una ricerca portata avanti da un equipe di scienziati franco-statunitensi.
Insomma già per costruire piramidi come quella di Cheope, gli inegneri dei faraoni, avrebbero avuto a loro disposizione delle tecniche sconosciute per chi li ha succeduti e che avrebbero avvolto queste mitiche costruzioni in un fitto mistero.
In realtà, già negli anni '70, Joseph Davidovits, aveva avanzato l'ipotesi dell'utilizzo del cemento. Gli studiosi dell'epoca e molti dei giorni nostri, non hanno esitato a respingerla.
Naturalmente non tutte le pietre avrebbero questo "riempimento". Secondo il professor Gilles Hug e il suo collega Michel Barsoum, il cemento avrebbe riempito soprattutto le cavità delle pietre destinati ai piani alti delle piramidi di Giza. Per il resto si sarebbe trattato di rocce calcaree naturali.
Per portare avanti questo studio i massi sono stati vagliati dai raggi X, lampade al plasma e da microscopi elettronici che hanno scandagliato i frammenti ritrovati nei momumenti egizi e quelli rinvenuti nelle cave di Toura e Maadi. Sarebbero arrivati alla conclusione del cemento facendo un'osservazione. Infatti all'interno delle pietre in questione si sarebbe realizzata una rapida reazione chimica che non permette la cristallizzazione naturale, reazione che avverrebbe in natura.
Per la creazione del cemento gli egiziani avrebbero utilizzato il calcare tenero mischiato all'acqua del Nilo. Questo fando veniva poi arricchito da cenere e sale. Dopo l'evaporazione dell'acqua, quello che si otteneva era una sorta di argilla, che veniva fatta essiccare in alcuni contenitori di legno.