| | | OFFLINE | | Post: 4.653 Post: 2.050 | Registrato il: 03/12/2005 | EgiTToPhiLo/a | Scriba Reale | |
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18/01/2006 14:54 | |
Quando si parla delle donne egizie si fa riferimento in primo luogo alla posizione privilegiata che spettava alla moglie del faraone: la quale, secondo una regola dinastica volta ad assicurare che il potere regale restasse all'interno della famiglia, era anche, molto spesso, una sorella del faraone stesso: Si cita poi, abitualmente, l'importanza di divinità femminili quale, in particolare, la celeberrima Iside, il cui culto era destinato ad uscire dai confini dell'Egitto, diffondendosi con particolare successo nel mondo romano.
Ma desumere da queste considerazioni elementi per individuare la condizione femminile è molto difficile. La presenza di figure divine femminili anche assai potenti non fornisce alcuna indicazione sullo status e sui diritti delle donne mortali.Ma è purtuttavia vero che in Egitto alcune donne esercitarono il potere politico in prima persona, con presumibile beneficio quantomeno della cerchia delle donne che vivevano alla corte del faraone. Una delle prime donne "politiche" di cui si è informati è Tausert, che nel secolo XXIII a. C., alla morte del marito, governò in anni molto difficili, turbati da rivolte di palazzo e di popolo.
Un momento particolarmente rilevante nella storia delle donne regali egizie fu quello tra il 1600 e il 1200 a. C. In quei secoli vissero e operarono alcune donne molto significative quali in primo luogo, la regina Tetisheri, capostipite di una straordinaria discendenza femminile. Da lei nacquero tre figlie : Ahotep, Meri-Amon e Sat-Kamose, che sposarono tutte Amenhotep, in matrimonio poligamo. La quarta generazione di queste notevolissime donne fu la celebre Hatshepsut, sotto il cui regno, durato vent'anni, vennero intraprese molte opere di ricostruzione e l'Egitto godette un periodo di prosperità.
Molto interessante è anche la posizione delle sacerdotesse egizie , che ricevevano una buona educazione in campo artistico e specialmente musicale e che, sopratutto durante la XVIII dinastia, costituivano un ceto molto ripsettato, al quale si dice fosse consentito l'accesso a donne di ogni classe sociale.
Per quanto riguarda le donne meno privilegiate, le pitture tombali mostrano che queste lavoravano a fianco degli uomini, svolgendo gli stessi compiti lavorativi. Ma questo non indica necessariamente una loro autonomia in campo sociale e giuridico. Il lavoro, a quei tempi , non era un segno di emancipazione, per le donne. Era solo una necessità, che tuttavia consentiva una certa libertà di movimento e una notevole possibilità di frequentazioni extrafamiliari. A favore dell'ipotesi che la condizione femminile in Egitto fosse migliore che altrove, comunque, si può considerare che quando l'Egitto venne conquistato dapprima dai greci e quindi dai romani, sia il diritto greco sia quello romano introdussero, nella zona, modifiche favorevoli all'autonomia femminile. Di conseguenza è quasi inevitabile pensare a un influsso dei diritti locali, che presumibilmente concedevano alle donne maggiori libertà.
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