Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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La dinastia perduta della città di Mendes

Ultimo Aggiornamento: 03/05/2014 09:14
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30/04/2014 14:50
 
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Ecco qui l'articolo. Non ho copiato i geroglifici perchè ci mettevo troppo tempo a riscriverli, ormai non sono più abituata e avrei bisogno di togliere un po' di ruggine....
Questo è il link dell'originale
www.amduatwiki.net/wordpress/?p=11


Due sarcofagi per Teos.
Pubblicato da KM Johnson il 1 giugno 2012.

Qualche settimana fa, mentre esaminavo delle foto presso una libreria antiquaria, ho trovato questa antica stampa all’albume che riportava un lieve assottigliamento della carta perché probabilmente venne inserita in un album. L’autore era un fotografo armeno, Gabriel (?) Lekegian che ebbe uno studio al Cairo negli ultimi vent’anni del XIX e che a quanto pare fu al quanto prolifico, visto l’abbondare di materiale proposto da Flickr e Google. Si tratta del coperchio di un sarcofago in pietra dell’Età Tarda o pre-tolemaico, appoggiato su blocchi di legno. Sulla foto sono riportati la descrizione e il nome dell’autore della foto: “Coperchio di sarcofago del generale Taher” n° 235, vedere 234. Le prime domande che sorgono spontanee sono: chi era questo Taher, come è stato trovato il suo sarcofago e perchè Lekegian lo fotografò? Vi risparmio la suspence, perché non sono ancora riuscito a rintracciare la pubblicazione di cui questa foto faceva parte, quindi non conosco le ragioni per cui Lekegian lo fotografò. Comunque, grazie all’aiuto di un utente di Flicker, seguace dell’egittologia, il cui nome è j.kunst, sono in grado di dirvi qualcosa di più di Taher e del suo sarcofago.
Secondo la descrizione (forse fatta direttamente da Mariette, ma non è specificato, ndt.) il sarcofago venne scoperto in un pozzo a Saqqara, a nord della tomba del Toro Apis e a 400 mt dal punto identificato sulla mappa segnato con il n° 68, senza però lasciare indicazioni sulla direzione e nemmeno la scansione online include una mappa (credo intenda che non è riuscito in generale a dare una collocazione su una carta, non resta che controllare su P&M per cercare ulteriori informazioni, ndt). In ogni caso, il 4 febbraio 1861 Mariette scoprì in questo pozzo almeno due sarcofagi, compreso il loro contenuto. Li svuotò e scarabocchiò nel Journal d’Entrée il numero 15039 per entrambi e li spedì al Bulaq Museum del Cairo (Maspero, 1913, 114). Possiamo solo immaginare i dettagli della loro scoperta, cercando di mettere insieme i vaghi particolari che Mariette lascia appena intravvedere in maniera molto allettante nella sua guida annuale, delle varie versioni del Museo del Cairo, nelle quali entrambi i sarcofagi sembrano essere stati continuamente esposti. Casualmente la nostra foto sembra essere stata fatta quando alcuni degli oggetti del Bulaq Museum vennero portati a Giza per essere esposti, mentre il museo che ben conosciamo era nel pieno della sua fase di costruzione. (Maspero 1913, 218).
Il coperchio nella nostra figura appartiene ad uno di questi due sarcofagi e riporta il numero del Catalogo Generale 29305 (del Museo del Cairo, ndt), mentre l’altro ha il 29304. Entrambi i sarcofagi erano occupati quando vennero rinvenuti (Mariette 1872, 63), e riportavano tutti e due la dedica a nome di Djedhor , in qualità di sacerdote, di generale e figlio di una signora di nome Batiti e di un comandante dell’esercito di nome Ahmose. Il nome Djedhor, nella versione greca divenne Teos o Takhos. In alcune vecchie guide del museo il proprietario di questi sarcofagi viene chiamato Takhos, mentre in altre e nel Catalogo Generale il suo nome è Taho o Taher – un modo piuttosto antiquato di fondere insieme la versione greca con il traslitterato egiziano, da cui il titolo assegnato alla foto dall’autore “il coperchio del sarcofago del generale Taher”. (Mariette, 1872, 63).
Perché avrebbero dovuto esserci due generali con lo stesso nome, lo stesso grado di parentela in due distinti sarcofagi? Mariette pensò che le due mummie fossero nonno e nipote, il quale nacque da una donna che venne chiamata con lo stesso nome della nonna, oppure che i due fossero fratelli, ma abbandonò subito l’idea poiché non era a conoscenza di alcun precedente simile. (Mariette, 1872, 64). Comunque, ritengo improbabile che due persone potessero avere lo stesso nome, come genitori con nomi identici. Ahmose e Batiti sono su entrambi i sarcofagi e riportano i medesimi titoli. E’ interessante notare che sul nostro sarcofago a Batiti viene talvolta attribuito anche il titolo di Signora della Casa, che invece manca sull’altro reperto, e anche il suo nome viene scritto in maniera differente. (Maspero, 1913, 164). Inoltre, rispetto all’altro sarcofago, sul nostro i titoli di Djedhor sembrano incentrarsi maggiormente sul suo profilo di sacerdote piuttosto che sulla sua carriera militare; il modo di scrivere il nome Djedhor, invece, rimane lo stesso su entrambi. Si tratta qui di due persone che hanno il medesimo nome e i medesimi titoli e risulta difficile stabilire se si tratti di due persone imparentate oppure del medesimo soggetto. Se si tratta della medesima persona, a chi appartiene il corpo trovato all’interno del nostro sarcofago? Magari è un fortunato parente che è riuscito ad avere un sarcofago di seconda mano dopo che Djedhor abbia deciso che i suoi titoli militari fossero più importanti di quelli ottenuti come sacerdote, o vice-versa.
Le cose si fanno ancora più complicate poiché il coperchio della foto in questione è stato successivamente riutilizzato da qualcun altro. Infatti, ogni colonna verticale davanti alle dee delle Ore del Giorno, sembrano essere state reincise. Maspero riuscì ad identificare un uccello “p3” e una pagnotta “t” sotto le cancellazioni davanti alla dea della settima ora, ma non ci sono altri dettagli visibili che possano condurre al nome del possessore; per giunta, non è mai stato effettuato alcuno studio epigrafico per individuare le cancellature e reincisioni. (Maspero, 1913,166).
Mariette sostenne che il coperchio non appartenesse al sarcofago sul quale era stato trovato, poiché le sue dimensioni sono effettivamente leggermente diverse, ma che fosse stato preso (da qualche altra tomba? ndr) per completare frettolosamente il sarcofago che utilizzò il Djedhor di turno. (Mariette 1872, 64).
Restano comunque solo eventuali speculazioni poiché la verità è che probabilmente non sapremo mai chi fu la seconda mummia o perché Djedhor avesse bisogno di due sarcofagi o ancora perché il secondo Djedhor (se ce ne sono due) abbia preso il coperchio di qualcun altro. Non sapremo mai nemmeno se le due mummie erano in qualche modo imparentate. Mariette non ci lascia detto nulla in merito oltre al fatto che c’erano due mummie e che sui corpi vennero rinvenuti gioielli e amuleti in pasta vitrea e, se per caso vi fosse capitato di visitare il Bulaq Museum centocinquant’anni fa, li avreste visti esposti all’interno della vetrina F.
Un’ultima nota sulla genealogia di Djedhor. Mariette accenna in maniera intrigante al fatto che il Bulaq Museum possedesse anche un terzo sarcofago in basalto verde finemente decorato, appartenente a Batiti, la quale aveva una figlia di nome Tent-kemi, che potrebbe essere la madre di Djedhor, o di entrambi se fossero due. (Mariette 1872, 94). Non ci sono ulteriori dettagli circa questo sarcofago a parte la sua collocazione all’interno del museo. C’è da chiedersi se Mariette abbia scoperto il sarcofago nel medesimo pozzo in cui si trovavano gli altri sarcofagi, che in questo caso avrebbe dovuto contenere tre sepolture: le due di cui si è parlato e questa di Batiti. Sempre secondo Mariette tutti i sarcofagi erano occupati al momento del ritrovamento e quelli dei “due” Djedhor contenevano anche una serie di gioielli in pasta vitrea posizionati sulle mummie.

Questa è una ricostruzione affascinante di un ritrovamento che non sembra essere stato mai documentato in maniera seria e completa ed è abbastanza tragico che così tante informazioni, appartenenti ad un passato tutto sommato recente, siano andate perdute per incuria e imprecisione.

Citazioni:
· Mariette, Auguste. Notice Des Principaux Monuments Exposes Dans Les Galeries Provisoires Du Musee D’Antiquites Egyptiennes De S. A. Le Khedive A Boulaq. 4th ed. Paris: Librairie A. Franck, 1872. The Internet Archive. Sloan Foundation, 30 Apr. 2008. Web. 2 June 2012. .
· Maspero, Gaston, and Gauthier Henri. Sarcophages Des Epoques Persane Et Ptolemaique. Vol. 1. Cairo: Imprimerie De L’institut Francais D’Archaeologie Orientale, 1913. Catalogue General Des Antiquites Egyptiennes. The Internet Archive. Sloan Foundation, 31 Aug. 2008. Web. May-June 2012. .
[Modificato da Maat Ka Ra 30/04/2014 14:54]
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