La dinastia perduta della città di Mendes

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Bubastis2013
00sabato 26 aprile 2014 12:44
Salve a tutti,

nel periodo oscuro e poco documentato da fonti egizie che riguarda l'indipendenza dell'Egitto dopo la prima conquista persiana, lo scenario ricostruito ricorda da vicino il nostro medioevo.
Signorotti locali che con il supporto del clero presero le due corone del Delta e della Valle e costituirono alcune dinastie, ben più effimere della XVIII e XIX.
Una di queste (la XXIX) era originaria di Mendes, un sito dove si venerava un dio ariete, testualmente Ba-neb-Djedy (l'Ariete signore di Djedy - nome egizio della città).
Il sito non è particolarmente scenografico, una spianata con tracce evidenti di edifici e qualche statua di re e personaggi locali, più blocchi e oggetti raffiguranti il dio locale.
Gli storici greci riportano i nomi di questi sovrani (tra parentesi i corrispondenti in egizio):
- Nepherites I (Ba-en-Ra meri-netheru Naifaaured)
- Muthis (Her-neb-kha)
- Psammuthis (Ueserra setepenptah Pasherienmut)
- Achoris (Maatibra Hagor)
- Nepherites II (Naifaaured)

A parte i nomi egizi, che -secondo me- lasciano intravedere un'origine straniera (in particolare quello che regnò più a lungo, Achoris in egizio significa 'Arabo') non si sa molto altro di questo periodo.
La dinastia durò secondo le fonti storiche greche, per circa un ventennio.
L'ultimo re venne tolto di mezzo da un principe locale poco dopo la sua incoronazione. L'usurpatore (un nome a caso ... Nectanebo) era originario della città di Sebennyots, ma si trasferì a Sais sotto le ali protettrici della dea Neith e del suo clero.
Cosa altro si sa di questi re ?
Si sono individuate le loro sepolture nel sito di Mendes ?

Maat Ka Ra
00sabato 26 aprile 2014 16:27
Ciao Bubastis! [SM=x822723]
In effetti le ultime dinastie sono alquanto nebulose...
Purtroppo non è visibile l'immagine...
nectanebo
00domenica 27 aprile 2014 19:13
Ecco l' immagine messa a disposizione da Bubastis2013, che saluto


nectanebo
00domenica 27 aprile 2014 21:39
Do il mio piccolo contributo a questa discussione.
La cronologia da me trovata differisce un pochino da quella presentata
da Bubastis, senza cambiare sostanzialmente le cose.

Faraoni della XXIXa dinastia

1) Néphéritès (398 -393) La XXIX dinastia è fondata da Nepherites, militare sotto Amyrtaeus (Amyrteos di Sais XXVIII din.)
2) Psammuthis I (393) Con la morte del faraone Néphéritès, si crearono due fazioni in concorrenza e fu Psammuthis il vincitore. Regnò solamente uno anno.
3) Achôris (393 -380) I quattordici anni di durata del regno di Achôris, vedono una rinascita nazionale, e questo appare dalla ripresa di lavori nei templi. Un numero di statue ed oggetti col suo nome, risultano essere molto superiori a quelli dei suoi predecessori.
4) Néphéritès II (380). In pratica non regnò, perchè rapidamente detronizzato da Muthis.
5) Muthis (380 ?) o un Nectanebo ?, probabilmente non regnò mai.

Le fonti di questa cronologia sono:
Manetone, Africano, e Eusebio, e A Gardiner.
Pochi sono i riscontri sui monumenti, e riguardano solo i primi tre sovrani.
Per le sepolture momentaneamente non ho trovato nulla.
nectanebo
00domenica 27 aprile 2014 22:43
Mi aggiorno sulle sepolture reali nel sito di Mendes.
Allego i dati di un volume che ne tratta la scoperta e lo scavo.
E' purtroppo in inglese, acquistabile in rete (prezzo alto), ma fortunatamente consultabile in parte in anteprima. Basta cercare in rete e se ne trovano diversi:



Precisazione: questa immagine è una conversione in Jpeg di un file PdF, liberamente scaricabile in rete
Bubastis2013
00lunedì 28 aprile 2014 16:55
Caro Nec, ricambio i saluti e ti ringrazio per il supporto.
In effetti, è il caso di fare un po' di chiarezza, anche perché le fonti egizie, oltre ad essere scarse, non di rado hanno rivelato discordanze con quelle greche, che peraltro erano di epoca successiva ai fatti narrati (Erodoto, Diodoro Siculo, ecc.).
Poi c'è il problema dei nomi dei re, scritti alla greca, che creano perplessità ulteriori.
Andiamo in ordine.

Dunque, la XXIX Dinastia sarebbe iniziata con l'eliminazione di un tal Amyrteos, che era riuscito a rendere l'Egitto indipendente dall'impero achemenide (persiano).
Primo fatto strano: di un personaggio così significativo per l'Egitto, pare non siano rimasti monumenti o documenti importanti che portino il suo nome egizio (Amonirdis, in testi in aramaico, Papiro Brooklyn n.13).
Forse Nepherites I fece opera di "damnatio memoriae", anche per giustificare la sua presa di potere. Di Amyrteos parlerò ancora dopo.

Nepherites I si trovò subito coinvolto in un complesso scacchiere politico e bellico e seguì una politica comunque antipersiana, alleandosi con le varie città-stato greche, che però erano tutt'altro che solidali e compatte.
Non solo, ma non è da escludere che il re di Persia di allora (Artaserse II) abbia fatto ricorso intensivo a forme di corruzione, per dividere le alleanze dei propri nemici.
Quindi, di Nepherites I è stata individuata la sepoltura, edificata su una struttura preesistente, con alcuni oggetti del corredo funebre, tipo amuleti e ushabti. La tomba venne devastata poco dopo la sua realizzazione, si presume ai tempi della riconquista persiana da parte del feroce Artaserse III.
La successione dinastica non è lineare, esistono varie versioni, ma una cosa è certa: i due Muthis e Psammuthis, certamente imparentati, ma non si sa come con Nepherites, ebbero vita assai breve.
Li ho riportati solo per dovere di completezza.
L'altro sovrano più di rilievo fu senz'altro Achoris (Hoger = l'Arabo, il suo cartiglio coincide con un cartiglio-fortezza, relativo alla satrapia 'Arabia', riportato sulla base della statua del re Dario I). In termini di politica estera, seguì la stessa strategia del suo predecessore ma, a differenza di lui, si distinse anche per una consistente attività edilizia e architettonica (statue, cappelle, sfingi, ecc) in tutti i principali centri dell'Egitto, non solo nel Delta.
Verrebbe da dire che l'Egitto era tornato ai fasti della XXVI Dinastia di Sais, ma è più verosimile che il clero riprese a far sentire la propria influenza su una dinastia che aveva bisogno di legittimazione, anche su base teologica.

D'altronde, gli dei della città di Mendes non avevano un clero molto ricco e influente.
Il dio più noto, l'Ariete di Mendes, aveva un nome che rimandava al Ba di un altro dio, ben più illustre (è un gioco di omofonie, parole con ugual pronuncia).
In lingua egizia, Ba significa, 'ariete' ma anche 'spirito'.
Il nome del dio-ariete in realtà si traduce anche Lo Spirito del Signore del Djed.
E il titolo "Signore del Djed" rimanda ad Osiride, ma anche a Ptah, il potentissimo dio creatore e funerario della vicina Menfi. In particolare, un mito identifica l'ariete come una forma vivente di Ptah, con un carattere spiccatamente erotico, a rappresentare la forza sessuale maschile, "il maschio che feconda le femmine".
Un altro mito ne fa invece il padre di Horus Bambino (Arpocrate), associandolo perciò ad Osiride, l'altro dio funerario.
In età tolemaica, romana e poi bizantina, si avevano ancora notizie del culto di questo dio egizio (lo chiamavano il Capro di Mendes), il cui carattere fortemente sessuale lo avvolse in un alone sacrilego e trasgressivo: Ba-neb-djet sarebbe infatti da identificare con Baphomet, l'idolo pagano per cui i Templari, a detta dei loro detrattori, avevano una illecita e proibita devozione, con rituali segreti, che di fatto sarebbero state orge omosessuali.
L'identificazione impropria con un capro (non un ariete !) lo assimilò al dio Pan e durante il cristianesimo addirittura a Satana ... oltre a NON essere un capro, in realtà il carattere del dio non era assolutamente negativo o malefico. Poco importa, rimaneva comunque un'immagine pagana, quindi da screditare, prima di sopprimerne del tutto il ricordo.

La città si chiamava Pe-Ba-neb-Djed (= Dimora del dio Ariete), alla greca P-nebded, mi correggo su quanto riportato nel mio precedente post. Ebbe un certo rilievo politico ed economico in tutte le epoche faraoniche, fino a divenire capitale per un ventennio, grazie a Nepherites I.
E la sposa del dio era l'arcaica divinità locale, il cui nome significa "Colei che è a capo dei Pesci", una delle poche divinità ittiche del ricchissimo pantheon egizio.

Concludo con un mio personale dubbio su Amyrteos, cui ho accennato all'inizio.
Le fonti greche citano ben due "Amyrteos" e anche un "Teos" (chiamato anche "Tachos"), però successivo alla XXIX Dinastia.
Di questo Teos, si dice che fosse l'erede al trono di Nectanebo I, che avrebbe regnato da solo per appena due anni e sarebbe stato destituito da suo fratello, che mise sul trono Nectanebo II, di cui Teos era lo zio.
Pare che il re, spodestato durante una campagna militare in Medio Oriente (n.b.: contro i Persiani), abbandonato da tutti, anche dagli alleati mercenari, abbia chiesto asilo nientemeno che al re di Persia, il suo nemico.
Trovo strana tale richiesta ... e ancor più strano che un re che avrebbe regnato appena due anni, avesse già bell'e pronto il proprio sarcofago.
Già, perché il sarcofago oggi attribuito al faraone Teos, che si trova la Museo del Louvre, venne ritrovato in Egitto ! (v. Wikipedia, voce Teos)
Un cartiglio, attribuito a Teos, riporta un nome che potrebbe leggersi Ary-Maat-en-Ra, che detto alla greca, non sarebbe poi così distante da "Amyrteos".
L'altro cartiglio riporta "Djeher Septen Anher" Teos eletto-di-Onuris (dio guerriero, patrono della città di Sebennyots)
Non sarà che il sarcofago di Teos in realtà appartiene ad uno degli Amyrteos ?
Ovvero, che Teos e uno dei due Amyrteos sono la stessa persona ?
Bubastis2013
00lunedì 28 aprile 2014 18:40
Il sito archeologico e la sepoltura del re finora individuata (Nepherites I) ai primi del XXI secolo si può confrontare con quello della città di Tanis.
Anche a Mendes infatti sono stati individuati:
- una grande cinta muraria;
- una necropoli reale, interna alle mura e nelle adiacenze del santuario principale.
Inoltre sono stati individuati:
- un porto fluviale e una darsena, ossia un porto più interno, poco al di fuori delle mura (oggi il sito non è più bagnato dal Nilo);
- una necropoli di arieti sacri;
- un palazzo e sempre fuori dalle mura, un tumulo detto la Collina delle Ossa

Come detto la tomba è stata smantellata, ma dai frammenti trovati è possibile intuire che non doveva essere particolarmente sontuosa (i motivi erano i soliti, scene dall'Amduat), simile a quella dei re a Tanis, col sarcofago interrato entro una trincea, dalle pareti decorate in rilievo.

Il sito è noto anche per il ritrovamento di una enorme lapide di epoca tolemaica nota come Decreto di Mendes.
Maat Ka Ra
00lunedì 28 aprile 2014 19:19
Ciao Bubastis!
Leggo con interesse quanto riporti, sono affascinata da questo periodo del quale conosco davvero poco, per non dire nulla. Nel tentativo di comprendere il dilemma che proponi e per partecipare alla discussione, mi sono affidata a qualche testo che ho in casa. Ho notato una piccola incongruenza cronologica, poichè tra Amyrteos e Tako sembrano esserci circa 30 anni, come potrebbero essere la medesima persona?
Quanto al sarcofago del Louvre non saprei esprimermi perchè non riesco a trovare delle immagini. Riesci a postarle?
Bubastis2013
00lunedì 28 aprile 2014 20:22
Ciao Maat Ka Ra,

anche a me interessano i periodi poco noti della storia dei faraoni.
Non so come postare immagini qui, ma basta fare una banale ricerca su wikipedia (in qualsiasi lingua) alla voce Teos e le immagini del sarcofago, anche ad alta risoluzione si vedono bene, specie il coperchio con una dea con un disco solare in testa (Nut ??? Di solito è lei la dea custode della mummia nel sarcofago, raffigurata al suo interno).
Il reperto è in ottimo stato, per cui non sarebbe stato bersaglio di azioni vandaliche ... forse era ben nascosto, ma non so dove sia stato scoperto e da chi (Gaston Maspero ?)
Nella scheda wikipedia si vedono anche i cartigli di questo Teos.
In effetti tra l'ultimo Amyrteos e Teos ci sarebbe una distanza di 40-45 anni, ma non ci stupiamo troppo, non di rado gli storici greci hanno fatto confusione sulla cronologia dei faraoni, con omissioni, distorsioni e in qualche caso perfino invenzioni.
Qua e là si trovano (di difficile collocazione) uno Psammetico (il IV ?) e il misterioso Khabbasha, di cui parlerò in altro post.

A proposito di sarcofago, ci sarebbe anche quello (ben più noto) dell'ultimo re egizio, Nectanebo II, il successore di Teos; le cronache storiche di lingua greca lo danno in esilio in Nubia, al momento della seconda invasione persiana.
E laggiù se ne perdono le tracce.
Si dà il caso che anche il suo sarcofago è stato ritrovato in Egitto, dentro una moschea nel Delta, usato come bacino lustrale (gli erano stati praticati 8-10 fori alla base).
Trovato dai francesi ... piacque così tanto a Napoleone, che pensò di farlo proprio, per la sua sepoltura.
Fatto sta che alla fine se lo presero gli Inglesi, come la Stele di Rosetta e tanti altri oggetti ed oggi si trova al British Museum.
Come la mettiamo ?
Due re che risultano esiliati e verosimilmente morti in terra straniera, con altrettanti sarcofaghi rinvenuti in Egitto ... forse mai utilizzati dai loro committenti.
nectanebo
00lunedì 28 aprile 2014 20:57
Un disegno in planimetria del sito archeologico tratto dal libro di Redford:



Ps. Il sovrano Teos o Takhos, (Eg. Irmaenre-Djeho-Setpenanhur), si colloca tra due Nectanebo.
Il suo regno non supera i due anni, contro i 18 accreditati al predecessore e al successore. Questi sovrani formano la XXX dinastia.

Ciao ...Nec
nectanebo
00martedì 29 aprile 2014 11:55
Per rendere un po’ più “intrigante” la discussione, allego questo indirizzo:

www.amduatwiki.net/wordpress/?p=11

Che riporta in un articolo, il quesito (o mistero) dei due sarcofagi di Teos, o, come prospetta l’articolo, di Teos/Djedhor ???
Non mi sono avventurato nella traduzione per evitare una figuraccia, ma se qualcuno cortesemente la vuole fare e postarla sarebbe molto interessante.
Allego comunque qui tutte le immagini, e come si vedrà, i coperchi sono identici.




Coperchio e sarcofago Teos Louvre




Coperchio e sarcofago Djedhor Louvre

Ps. visto che c’ero allego anche il sarcofago di Nectanebo II citato da Bubastis e conservato al Br. Museum


Bubastis2013
00martedì 29 aprile 2014 14:51
Sempre più stuzzicante ...

Rimaniamo in tema XXIX Dinastia di Mendes (e in tema di 'doppioni' e 'sdoppiamenti').
Riguardo a Nepherites I, le fonti (Manetone, Eusebio) riportano che il faraone "lasciò il trono a suo figlio".
Affermazione questa che lascia pensare ad un passaggio di consegne senza scossoni.
Il fatto è che il nome di 'suo figlio' non viene citato ... si pensa che si sia trattato di Achoris (Hoger), ma pare che, appena preso il potere, si sia fatto avanti (almeno) un usurpatore.

La lista dei re riporta infatti ben due nomi (ovviamente in greco), piuttosto simili tra loro:
- Psammuthis
- Muthis.

Da parte loro, le fonti egizie documentano e confermano l'esistenza di uno dei due, Psammuthis,identificato con l'egizio Pa-shery(en)-Mut = Bambino di Mamma (sua) :-), che ebbe il tempo e il modo di far incidere nome e titolatura completa in alcuni monumenti, poi terminati ed usurpati da Achoris, una volta preso (o ripreso ?) il controllo della situazione.
E tolto di mezzo 'Cocco di Mamma', ovvero l'indesiderato coreggente.
Non si sa in che rapporti di parentela fossero i due e se in effetti ci sia stata una specie di coreggenza.

Dell'altro intruso, noto col nome (greco) di Muthis, non ci è rimasta alcuna testimonianza egizia. Nessuna traccia.
Non so in che termini, ma su wikipedia si associa Muthis con un nome egizio: Her-neb-Kha.
Leggendo con attenzione, non somiglia nemmeno alla lontana con il corrispondente greco. Altro mistero ...
Alcuni studiosi hanno fatto perfino l'ipotesi che 'Muthis' sia soltanto un errore di trascrizione di 'Psammuthis', il che vale a dire (di nuovo !) che con due nomi si sia indicato una sola persona !

Come si vede, l'ipotesi fatta per Amyrteos/Teos non è del tutto fuori dalle righe.
Le fonti storiche greche non sono da prendere come 'oro colato', specie se non esistono verifiche incrociate e fondate con le fonti egizie.
Maat Ka Ra
00martedì 29 aprile 2014 16:29
Dunque, ho seguito fin qui, ho cercato siti e letto quanto potevo per integrare la mia memoria barbina ma soprattutto le mie scarse conoscenze in merito. Comincio subito con Amyrteos così me lo tolgo dai piedi, visto che mi pare di aver capito che preferiate concentrarvi sul problema Tako (a proposito: cercare "tako" sul web dà risultati mangerecci e il vero Tako si nasconde anche meglio! :D)
Su Amyrteos i testi sono tutti concordi sul fatto che non sia stato trovato nemmeno un telaio di paravento che riportasse il suo nome, un rasoio, uno scarabeuccio, nulla. Tutti si richiamano perciò al papiro di Brooklyn, che è l'unica fonte che consenta un "cross-check" (per usare un'espressione aeronautica che mi è cara). Nel dettaglio Cimmino riporta un articolo della Bresciani sul C.A.H. IRAN (Cambridge Ancient History - Iran) su questo papiro, scritto in aramaico, in cui si dice che Nepherytes, principe di Mendes, imprigionò Amyrteos a Menfi e che qui lo condannò a morte, poi spostò la capitale nella sua città di origine; sempre ad opera della Bresciani, questa volta però ho il testo originale, le Cronache Demotiche (all'interno del suo libro "Letteratura e poesia dell'Antico Egitto"), in cui il nome di Amyrteos è il primo della lista dei faraoni. Ammettiamo pure che ci possano essere stati fraintendimenti nel riportare il nome, ma l'attestazione, per quanto non confermata da ritrovamenti di oggetti o altro che riportino testi in geroglifico, è effettiva. Aggiungo che più d'uno studioso afferma che è possibile che uno dei vari PsemTek (forse il IV, come riportava anche Bubastis poco sopra) sia lui, d'altronde quella dovrebbe essere la sua dinastia che gli darebbe anche la scusa di usare il nome di un predecessore che ha ricoperto il ruolo di re dell'Alto e Basso Egitto.
Mi aggancio al discorso dinastico per esprimere la mia idea in merito all'eventuale sdoppiamento (o dimezzamento? :) ) tra Tako e Amyrteos, cioè che si tratti della medesima persona. Confermo qui il mio dubbio prima di tutto in relazione alle date, poichè problemi di sdoppiamento di nomi e dimezzamenti di personalità :) sono normalmente cronologicamente conseguenti. Infatti basta che un re cambi il nome di trono, ad esempio, per ragioni politiche o quant'altro ed è già capitato che Noi Posteri lo abbiamo interpretato come se si trattasse di due distinti individui. Il periodo che li separa è troppo lungo e non solo: anche le dinastie, perchè si passerebbe dalla XXVIII alla XXX. Poi magari ho sparato delle fesserie...
Ho cercato anche su Psammutis e Mutis (che nomi urridi, posso usare quelli egiziani?) e anche Bresciani, sempre nella traduzione delle cronaxche demotiche, intende che il figlio che succede a Neferites I sia Achori e non Muthis... Cimmino ha buttato giù tutto. Grimal sembra seguire il medesimo filone e temo che anche il compilatore di wikipedia si sia appoggiato a questi due testi...forse troppo...Personalmente, più li leggo, meno comprendo.

Nec, ho colto l'invito, cerco di riassumerlo perché è bello lungo e lo copio qui.
nectanebo
00martedì 29 aprile 2014 20:55
...Nec, ho colto l'invito, cerco di riassumerlo perché è bello lungo e lo copio qui.

Ti ringrazio, anche a nome di coloro che, come me, non "masticano" agevolmente l'inglese.
Maat Ka Ra
00mercoledì 30 aprile 2014 14:50
Ecco qui l'articolo. Non ho copiato i geroglifici perchè ci mettevo troppo tempo a riscriverli, ormai non sono più abituata e avrei bisogno di togliere un po' di ruggine....
Questo è il link dell'originale
www.amduatwiki.net/wordpress/?p=11


Due sarcofagi per Teos.
Pubblicato da KM Johnson il 1 giugno 2012.

Qualche settimana fa, mentre esaminavo delle foto presso una libreria antiquaria, ho trovato questa antica stampa all’albume che riportava un lieve assottigliamento della carta perché probabilmente venne inserita in un album. L’autore era un fotografo armeno, Gabriel (?) Lekegian che ebbe uno studio al Cairo negli ultimi vent’anni del XIX e che a quanto pare fu al quanto prolifico, visto l’abbondare di materiale proposto da Flickr e Google. Si tratta del coperchio di un sarcofago in pietra dell’Età Tarda o pre-tolemaico, appoggiato su blocchi di legno. Sulla foto sono riportati la descrizione e il nome dell’autore della foto: “Coperchio di sarcofago del generale Taher” n° 235, vedere 234. Le prime domande che sorgono spontanee sono: chi era questo Taher, come è stato trovato il suo sarcofago e perchè Lekegian lo fotografò? Vi risparmio la suspence, perché non sono ancora riuscito a rintracciare la pubblicazione di cui questa foto faceva parte, quindi non conosco le ragioni per cui Lekegian lo fotografò. Comunque, grazie all’aiuto di un utente di Flicker, seguace dell’egittologia, il cui nome è j.kunst, sono in grado di dirvi qualcosa di più di Taher e del suo sarcofago.
Secondo la descrizione (forse fatta direttamente da Mariette, ma non è specificato, ndt.) il sarcofago venne scoperto in un pozzo a Saqqara, a nord della tomba del Toro Apis e a 400 mt dal punto identificato sulla mappa segnato con il n° 68, senza però lasciare indicazioni sulla direzione e nemmeno la scansione online include una mappa (credo intenda che non è riuscito in generale a dare una collocazione su una carta, non resta che controllare su P&M per cercare ulteriori informazioni, ndt). In ogni caso, il 4 febbraio 1861 Mariette scoprì in questo pozzo almeno due sarcofagi, compreso il loro contenuto. Li svuotò e scarabocchiò nel Journal d’Entrée il numero 15039 per entrambi e li spedì al Bulaq Museum del Cairo (Maspero, 1913, 114). Possiamo solo immaginare i dettagli della loro scoperta, cercando di mettere insieme i vaghi particolari che Mariette lascia appena intravvedere in maniera molto allettante nella sua guida annuale, delle varie versioni del Museo del Cairo, nelle quali entrambi i sarcofagi sembrano essere stati continuamente esposti. Casualmente la nostra foto sembra essere stata fatta quando alcuni degli oggetti del Bulaq Museum vennero portati a Giza per essere esposti, mentre il museo che ben conosciamo era nel pieno della sua fase di costruzione. (Maspero 1913, 218).
Il coperchio nella nostra figura appartiene ad uno di questi due sarcofagi e riporta il numero del Catalogo Generale 29305 (del Museo del Cairo, ndt), mentre l’altro ha il 29304. Entrambi i sarcofagi erano occupati quando vennero rinvenuti (Mariette 1872, 63), e riportavano tutti e due la dedica a nome di Djedhor , in qualità di sacerdote, di generale e figlio di una signora di nome Batiti e di un comandante dell’esercito di nome Ahmose. Il nome Djedhor, nella versione greca divenne Teos o Takhos. In alcune vecchie guide del museo il proprietario di questi sarcofagi viene chiamato Takhos, mentre in altre e nel Catalogo Generale il suo nome è Taho o Taher – un modo piuttosto antiquato di fondere insieme la versione greca con il traslitterato egiziano, da cui il titolo assegnato alla foto dall’autore “il coperchio del sarcofago del generale Taher”. (Mariette, 1872, 63).
Perché avrebbero dovuto esserci due generali con lo stesso nome, lo stesso grado di parentela in due distinti sarcofagi? Mariette pensò che le due mummie fossero nonno e nipote, il quale nacque da una donna che venne chiamata con lo stesso nome della nonna, oppure che i due fossero fratelli, ma abbandonò subito l’idea poiché non era a conoscenza di alcun precedente simile. (Mariette, 1872, 64). Comunque, ritengo improbabile che due persone potessero avere lo stesso nome, come genitori con nomi identici. Ahmose e Batiti sono su entrambi i sarcofagi e riportano i medesimi titoli. E’ interessante notare che sul nostro sarcofago a Batiti viene talvolta attribuito anche il titolo di Signora della Casa, che invece manca sull’altro reperto, e anche il suo nome viene scritto in maniera differente. (Maspero, 1913, 164). Inoltre, rispetto all’altro sarcofago, sul nostro i titoli di Djedhor sembrano incentrarsi maggiormente sul suo profilo di sacerdote piuttosto che sulla sua carriera militare; il modo di scrivere il nome Djedhor, invece, rimane lo stesso su entrambi. Si tratta qui di due persone che hanno il medesimo nome e i medesimi titoli e risulta difficile stabilire se si tratti di due persone imparentate oppure del medesimo soggetto. Se si tratta della medesima persona, a chi appartiene il corpo trovato all’interno del nostro sarcofago? Magari è un fortunato parente che è riuscito ad avere un sarcofago di seconda mano dopo che Djedhor abbia deciso che i suoi titoli militari fossero più importanti di quelli ottenuti come sacerdote, o vice-versa.
Le cose si fanno ancora più complicate poiché il coperchio della foto in questione è stato successivamente riutilizzato da qualcun altro. Infatti, ogni colonna verticale davanti alle dee delle Ore del Giorno, sembrano essere state reincise. Maspero riuscì ad identificare un uccello “p3” e una pagnotta “t” sotto le cancellazioni davanti alla dea della settima ora, ma non ci sono altri dettagli visibili che possano condurre al nome del possessore; per giunta, non è mai stato effettuato alcuno studio epigrafico per individuare le cancellature e reincisioni. (Maspero, 1913,166).
Mariette sostenne che il coperchio non appartenesse al sarcofago sul quale era stato trovato, poiché le sue dimensioni sono effettivamente leggermente diverse, ma che fosse stato preso (da qualche altra tomba? ndr) per completare frettolosamente il sarcofago che utilizzò il Djedhor di turno. (Mariette 1872, 64).
Restano comunque solo eventuali speculazioni poiché la verità è che probabilmente non sapremo mai chi fu la seconda mummia o perché Djedhor avesse bisogno di due sarcofagi o ancora perché il secondo Djedhor (se ce ne sono due) abbia preso il coperchio di qualcun altro. Non sapremo mai nemmeno se le due mummie erano in qualche modo imparentate. Mariette non ci lascia detto nulla in merito oltre al fatto che c’erano due mummie e che sui corpi vennero rinvenuti gioielli e amuleti in pasta vitrea e, se per caso vi fosse capitato di visitare il Bulaq Museum centocinquant’anni fa, li avreste visti esposti all’interno della vetrina F.
Un’ultima nota sulla genealogia di Djedhor. Mariette accenna in maniera intrigante al fatto che il Bulaq Museum possedesse anche un terzo sarcofago in basalto verde finemente decorato, appartenente a Batiti, la quale aveva una figlia di nome Tent-kemi, che potrebbe essere la madre di Djedhor, o di entrambi se fossero due. (Mariette 1872, 94). Non ci sono ulteriori dettagli circa questo sarcofago a parte la sua collocazione all’interno del museo. C’è da chiedersi se Mariette abbia scoperto il sarcofago nel medesimo pozzo in cui si trovavano gli altri sarcofagi, che in questo caso avrebbe dovuto contenere tre sepolture: le due di cui si è parlato e questa di Batiti. Sempre secondo Mariette tutti i sarcofagi erano occupati al momento del ritrovamento e quelli dei “due” Djedhor contenevano anche una serie di gioielli in pasta vitrea posizionati sulle mummie.

Questa è una ricostruzione affascinante di un ritrovamento che non sembra essere stato mai documentato in maniera seria e completa ed è abbastanza tragico che così tante informazioni, appartenenti ad un passato tutto sommato recente, siano andate perdute per incuria e imprecisione.

Citazioni:
· Mariette, Auguste. Notice Des Principaux Monuments Exposes Dans Les Galeries Provisoires Du Musee D’Antiquites Egyptiennes De S. A. Le Khedive A Boulaq. 4th ed. Paris: Librairie A. Franck, 1872. The Internet Archive. Sloan Foundation, 30 Apr. 2008. Web. 2 June 2012. .
· Maspero, Gaston, and Gauthier Henri. Sarcophages Des Epoques Persane Et Ptolemaique. Vol. 1. Cairo: Imprimerie De L’institut Francais D’Archaeologie Orientale, 1913. Catalogue General Des Antiquites Egyptiennes. The Internet Archive. Sloan Foundation, 31 Aug. 2008. Web. May-June 2012. .
nectanebo
00mercoledì 30 aprile 2014 21:16
Prima di tutto, grazie per la traduzione.
La completo con l'aggiunta dei geroglifici sul tuo testo tradotto.

…Entrambi i sarcofagi erano occupati quando vennero rinvenuti (Mariette 1872, 63), e riportavano tutti e due la dedica a nome di Djedhor ,in qualità di sacerdote, di generale e figlio di una signora di nome Batiti
e di un comandante dell’esercito di nome Ahmose ...



… E’ interessante notare che sul nostro sarcofago a Batiti viene talvolta attribuito anche il titolo di Signora della Casa, che invece manca sull’altro reperto, e anche il suo nome viene scritto in maniera differente (Maspero, 1913, 164). Inoltre, rispetto all’altro sarcofago, sul nostro i titoli di Djedhor sembrano incentrarsi maggiormente sul suo profilo di sacerdote piuttosto che sulla sua carriera militare; il modo di scrivere il nome Djedhor, invece, rimane lo stesso su entrambi: Si tratta qui di due persone che hanno il medesimo nome e i medesimi titoli e risulta difficile stabilire se si tratti di due persone imparentate oppure del medesimo soggetto ?...



Bubastis2013
00mercoledì 30 aprile 2014 22:37
Grazie e complimenti per la traduzione. La faccenda si complica. Esiste infatti un terzo sarcofago di Djedhor. Al Metropolitan Museum, di età tolemaica. E' chiaro che parecchi uomini nel Delta del IV - III sec. a.C. portavano questo nome.

Viene da chiedermi a questo punto se nel sarcofago del Louvre ci siano i cartigli reali. E se esistano documenti che associano quei cartigli a quelli di Nectanebo I Kheper-ka-Ra.
Maat Ka Ra
00giovedì 1 maggio 2014 21:24
Grazie a voi per aver apprezzato! E' un piacere e quando posso, lo faccio davvero volentieri. Anzi, grazie a Nec per aver inserito i geroglifici dei nomi: mi hai risparmiato un'oretta buona di pasticci [SM=x822714]

Vi esprimo ora le mie perpressità.

Una delle cose che ho trovato "curiose" è infatti quanto segue.
1- è vero che entrambi i sarcofagi riportano lo stesso nome e titoli
2- anche i genitori sono sempre i medesimi
3- in nessun punto si parla di cartigli né tantomeno si fa riferimento ad un padre re
La prima interpretazione che ho dato (da assoluta "gnuranta", come si dice dalle mie parti) è che questo Djedhor non sia in alcun modo legato al Takhos che intendiamo qui. Djedhor è infatti un nome comune.
Altra questione che mi è balenata per la testa è che esistano due sarcofagi perchè questo Djedhor (a prescindere dal fatto che possa essere "quel" Djedhor) potrebbe averlo destinato ad un fratello, ad un figlio o altri per ragioni magari di affetto e di urgenza. Ricordo a tal proposito che ci sono stati altri esempi di riutilizzo parziale di corredi funebri da parte di mogli (vedi Kha) deceduti prematuramente e evidentemente anche imprevedibilmente.
Aggiungo ancora una personalissima osservazione: nel secondo sarcofago il nome di Batiti è preceduto dal titolo "Signora della Casa". Se non erro la signora della casa è la moglie del capo famiglia (diciamo così, anche se non è un'espressione corretta per la società antico-egiziana). Quindi, emergono un paio di possibilità: il titolo è stato aggiunto nel sarcofago successivo poichè mancava nel primo e visto che si stava provvedendo a rifarlo per altre ragioni, si approfittato per la correzione (e fossi stata io la Signora della Casa, quasi lo avrei preteso); Batiti diviene Signora della Casa solo successivamente, quindi nel rifacimento del sarcofago viene aggiunta il titolo.
Comunque stiano le cose, la Signora Batiti non ci ha ancora svelato tutto.
Il terzo sarcofago era segnalato presso il Bulaq e appartiene a Batiti, secondo quanto scrive Mariette, su quale si accenna ad una figlia di Batiti di nome Tent-Kemi. Penso che se fosse la madre di un re, sarebbe noto. Lo stesso dicasi per Batiti (altro che Signora della Casa!).
Tutto questo partendo dal presupposto che il fatto che Takhos sia figlio di Nectanebo I corrisponda a realtà, ovviamente, ma mi pare che non ci siano dubbi in merito.
Bubastis2013
00giovedì 1 maggio 2014 21:49
Allora, stiamo scivolando verso l'OT ...
Teos - Tachos - Djedhor fu un faraone egizio figlio di Nectanebo I della XXX Dinastia.
Non ho notizie sulle origini di Nectanebo I, si sa che era della città di Sebennytos, ma nulla esclude che suo padre o zio o fratello portasse proprio questo nome: Djedhor poi trasmesso al figlio primogenito.
Ora le fonti greche riportano un biennio di coreggenza Nectanebo-Teos.
Se si ha notizia di documenti egizi in cui figurano insieme i loro cartigli reali, il discorso si chide
Bubastis2013
00giovedì 1 maggio 2014 22:03
Se invece non risultano cartigli accoppiati, sorge il dubbio sul sarcofago del Louvre.
I cartigli Ar-maat-Ra Djedhor Eletto di Onuris rimandano al sedicente Amyrteos, liberatore d'Egitto di cui non è stata trovata alcuna traccia, né il vero nome egizio (Amonirdisu è in aramaico, la "lingua franca" imposta dai persiani nelle regioni del loro impero). Amyrteos ovviamente è in greco. Convenzionalmente, da solo Amyrteos costituisce la XXVIII Dinastia.
Maat Ka Ra
00giovedì 1 maggio 2014 22:28
Re:
Bubastis2013, 01/05/2014 21:49:

Allora, stiamo scivolando verso l'OT ...
Teos - Tachos - Djedhor fu un faraone egizio figlio di Nectanebo I della XXX Dinastia.
Non ho notizie sulle origini di Nectanebo I, si sa che era della città di Sebennytos, ma nulla esclude che suo padre o zio o fratello portasse proprio questo nome: Djedhor poi trasmesso al figlio primogenito.
Ora le fonti greche riportano un biennio di coreggenza Nectanebo-Teos.
Se si ha notizia di documenti egizi in cui figurano insieme i loro cartigli reali, il discorso si chide


Non sono OT, ho spiegato le mie perplessità sulla lettura dei due sarcofagi, nominati da te.
Il punto è che se quei sarcofagi fossero di un re, figlio di re, sarebbe indicato a geroglifici cubitali (passami l'espressione). Il punto qui non era la coreggenza di Nectanebo I con Djedhor, ma l'attribuzione (fatta da chi?) di questi sarcofagi ad un re, Djedhor/Takhos. E' evidente che mancano dati importanti per stabilire i fatti.

Bubastis2013, 01/05/2014 22:03:

Se invece non risultano cartigli accoppiati, sorge il dubbio sul sarcofago del Louvre.
I cartigli Ar-maat-Ra Djedhor Eletto di Onuris rimandano al sedicente Amyrteos, liberatore d'Egitto di cui non è stata trovata alcuna traccia, né il vero nome egizio (Amonirdisu è in aramaico, la "lingua franca" imposta dai persiani nelle regioni del loro impero). Amyrteos ovviamente è in greco. Convenzionalmente, da solo Amyrteos costituisce la XXVIII Dinastia.


I sarcofagi mi pare siano tutti al Cairo; uno dei coperchi è al Louvre (parlo di quelli di Djedhor). Quanto ad Amyrteos, non sono stati ritrovati cartigli in nessun luogo. Le fonti che riportano il suo nome sono la Cronaca Demotica e il papiro di Brooklin (in aramaico). Da nessuna parte viene definito che il suo nome fosse Ar-maat-Ra Djedhor Eletto di Onuris, ma se hai delle fonti, riportale. Amonirdis è un nome egiziano (certamente Nec può essere d'aiuto qui), reso certamente in aramaico e greco in altra maniera (Amonirdisu, Teos, Takhos). Sull'eventuale suo nome di trono come PsemTek IV, abbiamo già detto sopra...


nectanebo
00venerdì 2 maggio 2014 00:02
...Amonirdis è un nome egiziano (certamente Nec può essere d'aiuto qui)...

Non c’è molto da aggiungere. Il nome di questo sovrano (Amonirdis in egizio) come già detto, non è stato scoperto su alcun monumento, ma la sua esistenza è ben confermata sia dalla Cronaca demotica che dai papiri in aramaico rinvenuti ad Elefantina. Compare anche nella lista reale di Manetone - con il nome di Amyrteos (Sesto Africano), Amyrtaios (Eusebio di Cesarea) - e nelle opere di alcuni storici greci, in cui viene chiamato Amonortais.
Per dissipare il più possibile dubbi. Allego l' immagine del testo in traslitterazione della Cronaca Demotica dove è scritto il nome, che ho evidenziato.



Se serve eventualmente copia integrale del testo posso dare i riferimenti per scaricarlo.

Ciao ...Nec.
Bubastis2013
00venerdì 2 maggio 2014 10:16
Allora, ammetto di essere io quello che per primo ha divagato. Infatti il tema della discussione voleva essere la XXIX Dinastia di Mendes. Volevo sapere delle tombe dei re e quindi è risultato che almeno una è stata individuata su Teos era una mia ipotesi tutta da verificare. Magari gli dedicherò un altro spazio in altra discussione.. grazie per i vostri contributi.
Maat Ka Ra
00venerdì 2 maggio 2014 14:09
ma possiamo ben continuare qui, non stiamo cambiando soggetto, o no? [SM=x822712]
Bubastis2013
00sabato 3 maggio 2014 09:14
Vedremo ... resta da scoprire la tomba di Achoris. Donald B. Redford, forse il massimo egittologo canadese vivente ha effettuato gli scavi a Mendes quasi trenta anni fa. È venuta fuori una lunga storiai, da un sito meno attraente di Giza e Abu Simbel, ma risparmiato dall'edilizia selvaggia.
Mendes (insieme a Buto) è il più grande sito archeologico nel Delta.
La città venne distrutta dal fuoco nel 2200 a.C. (Hykhsos ? ) poi rifiori più ricca di prima, con due porti fluviali e commerci di vino e profumi, che la resero famosa. Il faraone Amasis fece ricostruire il tempio del dio ariete Ebbe vita propria fino al medioevo.
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