La morte di questa donna racchiude un significato che va ben oltre. Non si tratta semplicemente dell'assassinio di una "pagana", ma rispecchia la volontà, concretizzata tramite questo gesto, di colpire la comunità scientifica dell'epoca con l'intento di distruggerla.
E' inutile continuare a negarlo. E' questo l'atteggiamento che la chiesa ha da sempre fatto suo: distruggi ciò che non puoi piegare.
Ipazia era una donna. Vantava una cultura vastissima, in ambito scientifico (astronomico) e anche filosofico. Ma ciò che è peggio, insegnava. Istruiva gli altri. Alimentava la ragione a discapito dell'obnubilazione caldeggiata dalla chiesa, che poteva trovare soltanto nell'ignoranza terreno fertile in cui far attecchire la sua dottrina.
Poteva esserci un nemico peggiore per quella forte, ammettiamolo, rappresentativa di fanatici che la chiesa alimentava?
Mi sono chiesta chi fosse Cirillo e ho cercato documentazione che lo riguardasse. Ho scoperto che da vescovo venne temporaneamente esiliato per volere di Teodosio II, l'Imperatore. Si trovò spesso al centro di accese polemiche a causa del suo carattere particolarmente violento. Di costui sono stati tramandati numerosi e continui attacchi agli ebrei, ai pagani che, dal suo punto di vista, perseguitavano i cristiani. Fece martirizzare dalla chiesa un suo seguace, Ammonio, condannato per l'aggressione al prefetto di Alessandria, Oreste, con cui Cirillo era dichiaratamente in conflitto. Fu protagonista indiretto di episodi di violenza inaudita, che lasciarano dietro di sé un elevato numeri di vittime.
E vittima fu Ipazia, "condannata" per la sua casta bellezza e, più ancora, per la sua saggezza. Come poteva, del resto, una donna che incarnava il simbolo cristiano della perfezione professarsi pagana, dimostrando esplicitamente che non vi era merito nella virtù da attribuire al cristianesimo?
Riuscì a non essere perseguito per il suo crimine soltanto per mezzo della corruzione perpetrata ai danni dello stesso Imperatore.
Va detto, però, che i racconti dell'assassinio di Ipazia giungono a noi tramite numerosi scritti di cristiani dell'epoca, come già anticipato da Guido, i quali condannarono aspramente l'operato di Cirillo.
Le ragioni della sua santificazione potrebbero riguardare la sua "Teoria dell'Incarnazione", con la quale si oppose a Nestorio, che negava la maternità divina di Maria, durante il Concilio di Efeso. Ma a mio parere essa fu, più semplicemente, una manovra per occultarne l'effettivo operato, cancellandolo ai posteri.
Ecco cosa scrive lo storico Salvatore Pricoco, in proposito agli avvenimenti del Concilio di Efeso:
« Vi si sarebbero dovute confrontare e discutere le due tesi in contrapposizione, di Nestorio e di Cirillo, in realtà non ci fu nessuna discussione e non furono rispettate le più elementari garanzie di equità e collegialità. Cirillo presiedette e pilotò il Concilio con grande abilità e non senza intimidazioni e corruzioni. Alle porte della chiesa grande, intitolata a Maria, dove si svolgevano i lavori conciliari, e nella città stazionavano i parabalani, i quali ufficialmente erano infermieri al servizio dei poveri negli ospizi ecclesiastici, ma di fatto costituivano la guardia del vescovo alessandrino ed esercitavano una minaccia costante contro i suoi oppositori. Estromesso il legato imperiale e constatato che Nestorio si rifiutava di presentarsi, il giorno successivo all'apertura, il 22 giugno del 431, Cirillo lesse le proprie tesi e chiamò i vescovi, per appello nominale, a dichiararle consone al Credo di Nicea; lesse le lettere sinodali concordate con Celestino per mostrare che Roma ed Alessandria erano solidali nell'azione contro Nestorio; di quest'ultimo fu letta la seconda e più polemica tra le risposte a Cirillo e alcuni estratti. Alla fine della giornata Nestorio fu condannato e deposto, con un atto sottoscritto da 197 vescovi, per "aver profferito blasfemia contro il Signor nostro Gesù Cristo". Il giorno dopo gli fu recapitata una notifica nella quale veniva apostrofato "nuovo Giuda". »
[Modificato da -Kiya- 25/07/2010 17:06]