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Nel 1828 Françoise Champollion visitò l'Egitto per l'ultima volta insieme al professore Ippolito Rossellini dell'Università di Pisa, andò a Karnak dove ebbe modo di vedere la grande iscrizione militare di Sheshonq I fondatore della XXII dinastia, sulla sinistra della parete si vede una grande scena raffigurante il dio Amon che trascina schiere di prigionieri dalla Palestina, questi prigionieri hanno i nomi di alcune città incise sui cartigli che portano sul petto, sono le loro città di provenienza, si può scorgere quasi un itinerario cominciando dall’angolo in alto a destra e leggendo lungo la linea, scendendo poi fino a completare la lista, queste sono le città che Sheshonq I sconfisse in Palestina.



Champollion fu attratto da un particolare cartiglio il 29, vi lesse Iuoda–ha-malek che si traduce ‘Giudea il regno’, la cosa importante è che lo collegò al famosissimo passo nell’antico testamento sul faraone shishak che attacca il regno di giudea e saccheggia il tempio di Gerusalemme appena cinque anni dopo la morte di Salomone, inutile dire che Champollion era molto soddisfatto della propria scoperta, aveva trovato un testo egiziano che confermava un testo biblico. Ciò permise di stabilire un punto fisso nella cronologia egiziana che gli storici biblici datano al 925 a.C. E’ da tener presente che questa data per Sheshonq I viene derivata direttamente dalla cronologia biblica e non dalla documentazione archeologica egiziana.

Se però si guarda con occhio più attento la parete sulla quale Sheshonq I registrò la sua campagna militare, si può notare che le similitudini tra la Bibbia e il testo egiziano sono state fatte troppo precipitosamente, in effetti ci sono differenze determinanti. Alcuni studiosi iniziano ora a mettere in dubbio questa identificazione tra il faraone Sheshonq I e il biblico Shishak a causa del Iuoda–ha-malek di Champollion ‘la Giudea il regno’, quel cartiglio però non è affatto Iuoda–ha-malek è in realtà Yad-ha-melek che significa ‘mano del re', dovrebbe rappresenta un monumento come una stele eretta in una località della Palestina.



Inoltre la città di Gerusalemme manca completamente dall’elenco, dovrebbe comparire tra il cartiglio 17 e 18 cioè tra Gibeon e Mahanaim, ma la città non ce, Gerusalemme non appare nella lista della campagna militare di Sheshonq I l’intera narrazione di quella campagna si trova in un area totalmente diversa, mentre il biblico Shishak è in guerra contro Giuda e raggiunge Gerusalemme, Sheshonq I costeggia il regno di Giuda e combatte nel nord di Israele, le due campagne militari sembrano contraddirsi.

Riporto un breve dialogo tratto dal documentario Faraoni e re avutosi a Karnak davanti alla parete di Sheshonq I tra il prof. Robert Bianchi e David Rohl nel 1995:

Rohl: Gerusalemme non è menzionata qui e neppure i tesori, sappiamo inoltre che tradizionalmente gli egiziani registravano eventi quali l’assalto ad una città.

Bianchi: Penso che il problema di base è che stiamo considerando due testi fra i quali in passato gli studiosi hanno cercato di trovare facili corrispondenze, l’interpretazione è duplice o si forza il testo egiziano in modo tale da allinearlo all’antico testamento o si fa il contrario, in realtà in questo caso stiamo facendo un improbabile paragone tra mele e arance.

Rohl: Ma la “mela” dice che Gerusalemme fu sconfitta e che l’oro venne rubato dal tempio, e l’”arancia” dice che tutto questo non accadde a Gerusalemme.

Bianchi: Proprio così.

Rohl: Siamo di fronte a un paragone tra due diversi fonti che non sembrano proprio corrispondere, possiamo davvero considerarlo un punto chiave di riferimento nella cronologia egiziana?

Bianchi: No, penso che la questione che tu sollevi sia proprio che quel sincronismo di base che tutti sono stati così concordi nell’ accettare debba essere riconsiderato. Questa è la prima pietra che ha costituito le fondamenta dell’egittologia per quasi 150 anni e forse più, se mettiamo in discussione la datazione ufficiale allora stiamo veramente eliminando un grosso blocco dall’intera struttura ed i collegamenti cronologici tra l’Egitto e l’antico testamento in effetti crollano.

Prima di approfondire l’argomento sotto l’aspetto filologico, storico e archeologico, volevo condividere con voi una mia perplessità, non capisco come molti studiosi possano da una parte “maltrattare” la Bibbia non considerandola alla stregua di qualsiasi altro documento antico, e dall’altra utilizzare la stessa come pietra miliare della cronologia egizia nonostante le evidenti contraddizioni con i reperti archeologici.