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Conosciamo la fisicità degli antichi egiziani da innumerevoli immagini riprodotte in pitture bassorilievi e sculture.
Sebbene l'arte egizia sembri, per la sua estrema riconoscibilità, sempre uguale a sè stessa sappiamo, per aver abituato i nostri occhi, distinguere come si sia evoluta e trasformata nel tempo e per grandi linee collocare temporalmente le opere giunte fino a noi.

Di solito ci siamo imbattuti in stereotipi ma a volte è capitato di trovare qualcosa che differisce dal comune.
Abituata allo scriba seduto accosciato con i suoi strumenti appoggiati sulle gambe davanti ad una pancia di solito segnata dalle pliche del grasso, ho trovato particolare l'immagine dello scriba Nyankhra, in calcare dipinto, conservata al Cairo e proveniente dalla piana di Giza, magro giovane e disinvoltamente seduto.


Un'altra particolarità che non conoscevo sono i rilievi che di regola ornano il trono cubico, del faraone seduto e che sono, sin dagli inizi, l'intreccio delle due piante emblematiche dell'egitto (sma-taui) legate ad un segno che rappresenta la trachea e le arterie. Questa immagine si può vedere con chiarezza sulla statua in diorite di Chefren protetto da Horus, che tutti conosciamo bene per la sua bellezza.

Possiamo tentare una ricerca delle immagini che si discostano dall'usuale per una qualche particolarita ? I baffi di Rahotep o il seno stranamente abbondante della statuina di una donna che confeziona la birra trovata a Giza, sollecitano l'attenzione e invitano a riflettere su quanto realismo distrattamente forse altri come me ignorano.