Non credo che si possa scindere nettamente quella che noi oggi definiamo "arte egizia", che per loro era pura espressione di sacralità, dall'ambito geroglifico.
Credo che fondamentalmente ogni singola opera giunta fino a noi, sia essa statuaria o monumentale, tragga origine dai segni geroglifici, per essere opportunamente personalizzata secondo necessità.
Di ogni singolo soggetto "artistico" troviamo riscontro tra i segni che fanno parte del vasto panorama della scrittura. Ogni opera possiede un corrispettivo in questo elenco, più o meno riadattato in base alle specifiche necessità.
Trovandoci al cospetto di una statua o di un monumento, con specifiche connotazioni, semplicemente osservandola siamo più o meno in grado di stabilire a quale periodo appartenga, come ben hai sottolineato.
Ogni singolo soggetto rappresentato rientra, però, in un preciso contesto, ben più antico. Talmente antico che non siamo nemmeno in grado di datarlo con precisione: quello della scrittura.
Lo scultore, che prima di tutto era uno scriba, altro non faceva che attingere a quei segni, trasformandoli da bidimensionali in tridimensionali e provvedendo, nel caso della statuaria, a personalizzarli in base alle caratteristiche e peculiarità del soggetto che doveva essere rappresentato. Ecco che quindi, apparentemente, abbiamo l'impressione di un'evoluzione che interessò i canoni artistici, ma di fatto anche l'espressione "artistica" fu caratterizzata da quella stessa immutabilità che è peculiare della loro scrittura.
Si tratta solo di comprendere quali preferenze furono accolnte di epoca in epoca e quanto spazio fu lasciato alla creatività dello scultore, ma pur sempre partendo dal presupposto che egli si atteneva a un preciso modello di partenza.
Tutto ciò che noi classifichiamo come "arte" va a mio parere osservato come pittogramma, su scala maggiore, e di conseguenza letto.
La particolare posa di Niankhra, da te proposto in questa discussione, pone dubbi a riguardo della rappresentazione, che non è effettivamente quella tipica dello scriba. Questo ci mette in condizione di approfondire, nel tentativo di capire le ragioni che spinsero lo scultore a rappresentarlo così. Andando a indagare chi fosse costui, dopo aver tentato una "lettura" della statua, otteniamo quanto meno una parziale risposta e forse una probabile giustificazione delle ragioni che spinsero "L'artista" a non ritrarlo nella tipica posa seduta a gambe incrociate.
Niankhra non fu uno scriba. Non esercitava quel mestiere. Egli era sacerdote e medico di corte e, pertanto, rappresentarlo nella posa tipica dello scriba non gli avrebbe reso i giusti meriti. Forse questo è uno dei messaggi che lo scultore ha effettivamente inteso rendere. Per quanto ci riguarda possiamo affermare che è riuscito nel suo intento, nonostante i quasi 4000 anni che ci separano.
Ecco un'immagine che ritrae la statua, vista di fronte:
A lato dei piedi di Niankhra compare un'iscrizione che sarebbe interessante conoscere. Sul testo da cui hai tratto l'immagine, hai trovato qualche riferimento in proposito?