Dal testo:
Introduzione
L'idea che il Paese che sorge sulle sponde del Nilo sia la fonte di ogni sapienza e la culla del sapere ermetico risale all'antichità, e da qui ha avuto inizio una tradizione che perdura ancora oggi e che chiamerei egittosofia. Fu soltanto con la decodificazione dei geroglifici, avvenuta nel 1822 grazie a Champollion, che sorse accanto a essa, quasi fosse una sorella più giovane, la scienza dell'egittologia: e, come è noto, il rapporto fra sorelle è spesso problematico.
Nel nostro caso ci sono evidenti reticenze: solitamente l'egittosofia si ritiene di gran lunga superiore a qualsiasi scienza, che considera cieca al cospetto della vera sapienza, e in quest'ambito emerge costantemente il fatto singolare che si vorrebbe dimostrare in modo rigorosamente «scientifico» che la scienza è nel torto.
D'altro canto, l'egittologia si rivela spesso troppo precipitosa nell'ignorare tutto ciò che è riguarda l'egittosofia, dimenticando così di avere a che fare con una componente costitutiva della storia culturale e spirituale dell'Occidente: quella sete di sapere nascosto e di legami profondi che la scienza non placa e che, da questo punto di vista, è del tutto legittima. Inoltre, se da una parte l'egittologia prende sul serio l'antica immagine dell'Egitto, lo stesso non può dirsi
della sua sopravvivenza nelle correnti esoteriche più moderne e al suo incredibile impatto sulle masse. Se si analizza la ricezione dell'Egitto, che gode di crescente popolarità, risulta che l'assunzione di forme e di motivi egizi occupa una posizione di primo piano. L'ideologia di una «sapienza» specificamente egizia, che caratterizza in modo determinante tale assunzione, è considerata da Siegfried Morenz, nell'opera pionieristica Die Begegnung Europas mit Ägypten [L'incontro dell'Europa con l'Egitto] (1968 / 69)1, soltanto qualcosa che oscura l'essenza dello spirito dell'antico Egitto. In questo modo, però, la grande corrente esoterica risulta visibile soltanto episodicamente, mentre in questa sede intendiamo seguirne il percorso nell'arco di due millenni, e per farlo dovremmo porre spesso accenti diversi rispetto a quanto ha fatto Morenz.
Lo studio accademico dell'esoterismo sta ancora muovendo i primi passi ed è inversamente proporzionale alla straordinaria importanza dell'esoterismo nella vita pubblica. A oggi, in tutto il mondo c'è soltanto una cattedra dedicata allo studio dell'esoterismo, alla Sorbona di Parigi:
essa fu istituita nel 1965 e inizialmente assunta da François Secret, un esperto di cabala cristiana; nel 1979 gli successe il germanista Antoine Faivre, e il titolo preciso della sua disciplina era «Histoire des courants ésotériques et mystiques de l'Europe moderne et contemporaine». Nel frattempo, pare sia previsto l'insediamento di un docente di ermetismo ad Amsterdam, dove si trova anche la preziosissima Bibliotheca Philosophica Hermetica. A Basilea, città che vanta una tradizione esoterica grazie a Paracelso e Cagliostro, ma anche come luogo di stampa di molte grandi opere dell'esoterismo, si sta cercando di dare vita a un istituto indipendente di storia ed ermeneutica delle scienze occulte, e con Carlos Gilly il corpo docente di Basilea può disporre di un apprezzato esperto di storia dei rosacrociani. Anche a Bamberg si registrano tentativi di fondare un istituto di filosofia ermetica, e in generale negli ultimi tempi si può notare un forte incremento dell'interesse scientifico e letterario nei confronti dell'esoterismo.
Ciononostante, se ci fossero molti più ponti e meno reticenze tra le materie specialistiche e l'esoterismo, entrambe le parti ne trarrebbero beneficio. Si pensi soltanto ai risultati conseguiti da C. G. Jung in ambito psicologico attraverso lo studio dell'alchimia, per quanto sia un peccato che non avesse a disposizione fonti migliori circa l'antico Egitto. Nei circoli esoterici si è ancora troppo vincolati alle vecchie opere di Budge, oggi superate, e sarebbe opportuno a questo punto entrare in contatto con la letteratura più recente, che dal punto di vista esoterico ha senz'altro molto da offrire.
L'argomento che vorrei qui approfondire si inserisce nel più ampio contesto della ricezione dell'Egitto, che da qualche tempo trova una crescente attenzione da parte dell'egittologia.
Questa ricezione comprende naturalmente anche l'assunzione di forme, motivi e temi egizi nelle arti figurative, nella letteratura e nella musica, o il ricorso all'Egitto nella pubblicità.
Di questo aspetto non si parlerà qui se non marginalmente; desidero piuttosto concentrarmi su quella che ho definito egittosofia, ovvero il confronto con un Egitto immaginario, considerato fonte originaria di ogni sapere segreto. Ci occuperemo dunque dell'Egitto come di un'idea senza tempo, che intrattiene con la realtà storica soltanto un rapporto distaccato.
Ci troviamo di fronte a una religione che ha come fondatore e predicatore Ermete Trismegisto, il quale straordinariamente incarna in un'unica persona la figura di dio e quella del fondatore religioso. In questo senso, l'argomento di cui ci occuperemo appartiene anche alla scienza della religione e, nel pieno rispetto di questa scienza, ci limiteremo a indagare i fenomeni e i legami spirituali, senza porre in alcun modo la questione della verità. Il punto centrale per noi non è infatti il contenuto di verità di dottrine teosofiche o astrologiche, ma soltanto il loro riferimento all'Egitto e ad altre correnti affini. Faremo qualche eccezione soltanto laddove emergano evidenti contraddizioni rispetto alle nostre conoscenze ormai consolidate. In ogni caso, è inutile voler «dimostrare» o confutare scientificamente verità esoteriche che sono alimentate soltanto dalla rivelazione, dalla fede e dallo sguardo intuitivo, poiché qui ci muoviamo su due piani argomentativi completamente diversi.
In questa sede, mi occuperò pertanto dell'esoterismo in veste di scienziato; all'inverso, si potrebbe anche considerare in veste di esoteristi alcune conoscenze scientifiche e inserirle nel proprio sistema. Bisognerebbe però evitare del tutto di mescolare completamente i due ambiti, come purtroppo avviene di frequente, soprattutto quando le dottrine esoteriche vengono edulcorate con «teorie» scientifiche, presumendo così di averle «dimostrate».
Più precisamente, mi occuperò soltanto dell'esoterismo che si richiama all'Egitto; accanto a esso, già presso gli antichi l'India veniva considerata un modello esoterico (Apollonio di Tiana è in questo senso un punto di riferimento comune), e la connessione tra Egitto e India riemerge costantemente. In età moderna, l'Estremo Oriente, unitamente al mondo celtico e indiano, ha guadagnato sempre più importanza, anche prescindendo completamente dagli «extraterrestri» che avanzano con sempre maggiore insistenza. Nelle pagine che seguono, tuttavia, questi ambiti non saranno presi in considerazione, nella misura in cui non hanno punti di contatto con l'Egitto, come invece avviene ad esempio nella teosofia.
L'esoterismo ha a che fare con verità nascoste, spesso anche tenute consapevolmente segrete, che possono essere colte soltanto attraverso l'intuizione o la rivelazione e che sfuggono a ogni verifica sperimentale. Esso è una forma particolare di pensiero, irrazionale e intuitivo, che mira all'unità della natura e alle corrispondenze all'interno di quest'ultima, e fa assegnamento sulla possibilità di una sua trasformazione illimitata. L'esoterismo vive della magia del misterioso e si ritiene in possesso di un più elevato stadio di coscienza, che resta inaccessibile a coloro che non sono stati ancora «iniziati» ai misteri. Con la riduzione dei vincoli religiosi che caratterizza il nostro tempo, esso svolge sempre più la funzione di religione sostitutiva, alla quale si fa ricorso come fonte di aiuti pratici per affrontare la vita: in questo modo, però, il suo carattere di sapere segreto viene in fin dei conti stravolto.
Note:
1 Siegfried Morenz, Die Begegnung Europas mit Ägypten, Akademie, Berlin 1968