Cominciamo con
Dd mdw.
Nello scrivere una parola, lo scriba egizio seguiva la regola dell’ “impatto visivo”, rapportato allo spazio che aveva su cui scrivere. Adattava così i segni, magari sovrapponendoli, (il caso nostro della triade) oppure adottando varianti o abbreviazioni. Quello che però fa testo, è la
traslitterazione,
Dd mdw .
Per comodità nelle trascrizioni di
Dd mdw, si può derogare o variare come ad es. in Openglyph:
o Faulkner p.122 - 325,
Per quanto riguarda la traduzione italiana, ti cito Rachewiltz:
“Quasi ogni formula è preceduta dalla indicazione Dd mdw (+
in – se completa =
parole dette da) c
on carattere prescrittivo. Essa indica le parole che devono essere pronunciate dal defunto, il cui nome è spesso preceduto dalla qualifica di Osiri (ma non sempre come nel nostro caso).
Alcuni studiosi preferiscono tradurre “l’Osiri * dice…” basandosi sulla forma abbreviata che si trova all’inizio dei discorsi divini e che in realtà equivale a “Parole dette” (o parole recitate)
Come si nota, non c’è una dicitura fissa, basta seguire questa regola.
Per concludere su
Dd mdw, mancando di
in dopo, la parola va considerata solo come:
parole dette o
recitate,
da dire, da pronunciare : ….ecc.
rdi e nnk - formano un tutt’uno, Ved. donadoni p.59 (o Openg. aggiornato)
Df – è una abbreviaziono di
DfAw (plurale) –
approvvigionare, ecc, (cibo o altro) Openg. o Vygus 2015, p.811
Df o (
DfA), identico al testo, vedi Budge p. 906;
food, food of offering
Htpw, ha molte traduzione, scegliere quella più appropriata.
Ti lascio riflettere sugli aggiustamenti da fare.
...Nec.