00 06/02/2012 14:23
Fin dalle radici a noi note, la religione Egizia ha riconosciuto un ruolo preminente alla donna, incarnata in divinità strettamente connesse alla fertilità, maternità, all'ordine cosmico, essenzialmente alla vita stessa, com'è lecito che sia.
Ne sono un'esempio documentale i reperti giunti fino a noi (fin dal Predinastico), sui quali i riferimenti in tal senso abbondano e che evidenziano, oserei dire, lo stretto legame che intercorreva tra queste e il Sovrano medesimo.
Tanto per citare alcune delle divinità preminenti che rientrano in tali contesti, vi è Iside/Sopdet, Hathor, Nut e Maat, seppur essa incarni un principio, piuttosto che una divinità in carne ed ossa. Ma è pur sempre il principio su cui si basa la civiltà Egizia per tutto l'arco della sua storia e viene rappresentata con sembianze femminili.

Per contro, per quel che ne sappiamo, durante le primissime dinastie vi è carenza di riferimenti a Regine, o Spose Reali.

Partendo da questi presupposti, mi pongo e vi pongo un interrogativo:

potrebbe essere lecito ipotizzare che i Sovrani degli albori dovessero essere associati a una divinità femminile allo scopo di essere legittimati al trono e che solo in tempi più recenti tale onere sia stato incarnato nella figura terrena della Grande Sposa Reale, assimilata alla divinità stessa (come di fatto è)?
Qualora così fosse, quella "primaria necessità" potrebbe essere giustificata quale espediente per trasferire il potere religioso dalla donna (retaggio di una preistorica cultura tribale?) a colui che di fatto subentrò nell'esercizio del potere?