Le stelle cadenti

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-Kiya-
00sabato 5 marzo 2011 19:26
Alan Alford utilizza il termine "fulmine" (thunderbolt).
Biceleon
00sabato 5 marzo 2011 19:45
Re:
-Kiya-, 05/03/2011 18.48:

Stando a quanto riferisce Ian Shaw (che riporta gli studi di Lucas), nel testo "Ancient Egyptian materials and technology", sembrerebbe che il nickel nel ferro meteoritico sia presente in alta percentuale (al contrario del ferro fuso, ad esempio) e che alcuni reperti Predinastici (non meglio identificati) ne contengano una percentuale compresa tra il 4 e il 7%, esattamente, mentre altri ne risultano addirittura privi.



Ho consultato in maniera superficiale Ancient Egyptian Materials and Industries di A. Lucas, per adesso non ho trovato indicazioni di reperti di ferro privi di nickel, potresti darmi qualche altra indicazione?


-Kiya-
00sabato 5 marzo 2011 19:54
Ancient Egyptian materials and technologies - Ian Shaw


pag. 167 all'inizio, colonna di sinistra.
Biceleon
00sabato 5 marzo 2011 20:32
Re:
-Kiya-, 05/03/2011 19.54:

Ancient Egyptian materials and technologies - Ian Shaw


pag. 167 all'inizio, colonna di sinistra.



Mi sembra di dedurre che Ian Shaw affermi che è difficile distinguere il ferro meteorico in quanto è vero che in esso c'è una certa percentuale di nickel, ma è altrettanto vero che questo nickel per varie ragioni può essere assente, cita poi Paul Craddock che afferma di reperti predinastici senza nickel quasi sicuramente di origine meteorica nonostante Lucas non sia d'accordo.
pizia.
00domenica 6 marzo 2011 07:38
Re:
-Kiya-, 05/03/2011 19.26:

Alan Alford utilizza il termine "fulmine" (thunderbolt).



Già, tutte voci discordanti, troppo fumo, [SM=x822713] completa inaffidabilità del metodo.
Purtroppo la traduzione dei testi in egizio antico, compresi nomi, sostantivi e toponimi è quanto di meno determinato si possa trovare in giro, tutt'ora gli esperti si contraddicono, pur riconoscendo l'incertezza della materia.
Un giorno, parlando con FrAnkh davanti ai libri dei morti esposti al Museo Egizio, azzardai qualche deduzione basata su similitudini di tipo figurativo, e così lui mi disse che non era il caso di spingersi oltre, perché si finisce per dire delle ... stupidaggini, allora ho smesso.

emilioraffaele, 05/03/2011 18.47:

Un novembre di qualche anno fa, ho assistito, in Abruzzo, ad un fenomeno del genere ed è stato uno spettacolo che mi ha lasciato senza fiato, in quanto il meteorite che ho visto cadere su un monticello a non più di 500 metri da me, scendeva molto più lentamente di una stella cadente e, dietro di sé, lasciava una scia di fumo luminoso, nonostante fosse notte.



Ottima osservazione, stelle cadenti e caduta di un piccolo meteorite in un luogo vicino sono fenomeni visivamente molto diversi, difficile per un primitivo, o anche per un bambino riuscire a collegarli, ma quest'ultimo può contare sulle spiegazioni di un adulto.
Biceleon
00domenica 6 marzo 2011 09:39
Re: Re:
pizia., 06/03/2011 7.38:


Ottima osservazione, stelle cadenti e caduta di un piccolo meteorite in un luogo vicino sono fenomeni visivamente molto diversi, difficile per un primitivo, o anche per un bambino riuscire a collegarli, ma quest'ultimo può contare sulle spiegazioni di un adulto.



Se per stelle cadenti si intende solo quelle piccole scie lasciate da meteore velocissime ad alta quota, sarebbero ben poca cosa rispetto a quelle che arrivano a bassa quota talvolta toccando anche terra, queste ultime sono più rare da vedere ma in quanto a spettacolo non c'è paragone, da appassionato di astronomia avendo tenuto un bel po di tempo gli occhi al cielo ne avrò visto 3, ho visto una di queste passare da una parte a l'altra del cielo lasciando quasi per l'intero del percorso per un secondo una striscia luminosa larga, tenendo il braccio teso in avanti, quanto un dito della mano, ora non so se un primitivo riusciva a collegare i due tipi di stelle cadenti, sicuramente sarebbe rimasto impressionato più dalle seconde, magari memori anche di ricordi tramandati di impatto a suolo delle meteore, un esempio “possibile” potrebbe essere la nota pietra Benben, e comunque visto che emilioraffaele ha avuto la fortuna di assistere ad un piccolo impatto, non vedo dov'è l'improbabilità per il popolo egizio o i suoi antenati di aver assistito ad un evento del genere nel corso di migliaia di anni.


emilioraffaele
00domenica 6 marzo 2011 10:16
La probabilità è cento volte superiore alla nostra, ma riguardo alla possibilità di riuscire a rintracciare il luogo di impatto, per sfruttare adeguatamente il minerale caduto...la vedo difficile.

Grazie Kiya della segnalazione, provvedo ad ordinare il volume.
Biceleon
00domenica 6 marzo 2011 14:32
Re:
emilioraffaele, 06/03/2011 10.16:

La probabilità è cento volte superiore alla nostra, ma riguardo alla possibilità di riuscire a rintracciare il luogo di impatto, per sfruttare adeguatamente il minerale caduto...la vedo difficile.



Non dico che gli egizi aspettassero il “ferro” che cadesse dal cielo per poterlo sfruttare, ma che riconobbero in esso un elemento caduto dal cielo tanto da giustificare il suo nome nella lingua egizia.
-Kiya-
00lunedì 7 marzo 2011 00:36
Il nome adottato dagli Egizi potrebbe non essere frutto di esperienza diretta, ma il risultato di influenza filologica straniera.
Ciò che essi chiamarono bj3-n-pt, per gli Ittiti era ku-an e, ancor prima, per i Sumeri era an-bar. Tutti i termini sono traducibili con "fuoco dal cielo".
E' plausibile ritenere che vi fosse, a monte, la consapevolezza della provenienza celeste, ma non è detto che fossero gli Egizi a possederla.

Dopo aver appurato quanto sin qui detto (grazie a un articolo proposto parzialmente su JStor - "The use of meteoric iron" di T.A. Richard, pubblicato nel 1941 sul volume n. 71 della rivista The journal of the Royal Anthropological Institute of Great Britain and Ireland), ho voluto cercare riscontri sui dizionari Egizi in mio possesso, di cui fornisco i risultati a seguire:

1) Gardiner riporta il termine bj3, con determinativo N41 (contenitore d'acqua) o N34 (lingotto metallico), traducendolo con "rame"; quindi bj3w per "miniera" e ancora bj3 con il determinativo del cielo, per "firmamento"; il termine bj3-n-pt non è contemplato.

2) Faulkner riporta bj3, traducendolo con "bronzo" e anche "minerale" (con diversi determinativi), specificando però non metallico, manifestando quindi incertezza; bj3w in riferimento a "miniera" o per indicare la regione del Sinai, ricca di giacimenti; il termine bj3-n-pt non è contemplato.

3) Budge traslittera il medesimo termine ba3 traducendolo con "sostanza metallica" o "rame", in seguito ba3 en pet con "ferro del cielo". Nel suo dizionario ho trovato riferimento a uno degli strumenti utilizzati per il rito dell'apertura della bocca (quella specie di piccola ascia, visibile in molte rappresentazioni tombali - vedi immagine in allegato), che gli Egizi chiamavano ba3-em-seH-t-neter e che in origine era fatta di pietra, ma forse a partire dal Nuovo Regno fu forgiata in ferro.
In proposito si trova riscontro nelle formule del rito, dove si può leggere "La mia bocca è aperta, la mia bocca è spalancata da Shu, con il suo arpione di ferro/metallo con cui aprì la bocca degli Dei";

4) Il dott. Secco, nel suo dizionario riporta per bj3 la traduzione di "ferro" o "bronzo", riconoscendo a sua volta un significato incerto del termine. Quindi riprende le stesse varianti e gli stessi significati già proposti da Faulkner, aggiungendo "prodigio" o "segno". Bj3 n pt viene invece esplicitamente tradotto con "ferro meteorico".

Altri studiosi, a loro volta propongono come traduzione "rame" o "metallo" in genere.

Alla luce di quanto sin qui riportato, non ci è consentito escludere (anzi, è molto probabile) che il termine bj3 fosse originariamente utilizzato per indicare più di un metallo, o forse il rame, ampiamente utilizzato fin dalle epoche più remote. Parimenti occorre considerare che i primi ritrovamenti di ferro abbiano indotto gli antichi a ritenerlo una particolare varietà di rame e che soltanto successivamente, in fase di lavorazione, si siano resi conto che si trattasse di qualcosa di diverso, poiché esigeva più calore per la sua fusione. La sua maggiore utilità potrebbe, dunque, essersi scoperta per puro caso, quale risultato di un errore.

Tutt'oggi, a ben vedere, il ferro allo stato puro è scarsamente utilizzato, perchè poco resistente e perchè molto costoso da ottenere. Quello che abitualmente chiamiamo ferro, in realtà, è un acciaio molto dolce, tale perchè contiene una percentuale minima di carbonio ( fino all'1,15%), che gli conferisce durezza. Inoltre, maggiore è la quantità di carbonio contenuta in esso, minore sarà la temperatura necessaria per la sua fusione (per questo la ghisa, che contiene carbonio al 6,6%, fonde già a 1100°C, mentre il cosiddetto ferro - acciao dolce - necessità di temperature superiori ai 1500°C).

Seppur il ferro sia un elemento molto diffuso nella crosta terrestre, in superficie la sua presenza è relativamente scarsa. Abbiamo quindi appurato che l'unica (o quasi) fonte di questo materiale durante l'antichità possano essere stati i meteoriti, ma non possediamo riscontri del fatto che tutti fossero consapevoli della loro effettiva origine. Un utilizzo confermato anche dalle analisi condotte su alcuni, seppur rari, reperti che hanno consentito di apprezzare la presenza di una percentuale di nichel idonea a classificare il materiale come di provenienza meteoritica.
Tra i reperti analizzati figura una daga databile alla I Dinastia di Ur (3500 a.C.), il cui ferro conteneva una percentuale di nichel pari al 10,9% e le già citate perline Egizie di Gerzah, rinvenute nel 1911, che ne contenevano il 7,5%.
Anche Lucas, nel testo già riportato nei precedenti interventi, concorda con l'origine meteorica del ferro di cui sono prodotte le perline, ma non ne sostiene la lavorazione per mano dell'uomo, sottintendendo che gli oggetti in questione fossero stati impiegati così come rinvenuti. E' lo stesso Lucas a confermare lo scarso numero di reperti in ferro ritrovati, databili nell'intervallo compreso tra il Predinastico e il Nuovo Regno (soltanto sei, di cui quattro assai prossimi alla XVIII Dinastia), a cui si vanno ad aggiungere quelli, posteriori, rinvenuti nella tomba di Tutankhamon, doni di un Re Asiatico delle regioni dell'Ovest.
E' possibile, dunque, che a seguito del contatto con i Regni Ittiti e Mitannici, e la conseguente introduzione della lavorazione di questo materiale, sia stato adottato il termine più specifico bj3-n-pt. All'incirca nello stesso periodo compare, infatti, anche il termine bj3-n-ta (ferro/metallo della terra), forse per distinguere il rame estratto dai giacimenti del Sinai o i minerali importati con i commerci da Paesi stranieri.


Concludendo, possiamo affermare che il ferro fece la sua comparsa nella vita dell'uomo intorno al 4000 a.C., sottoforma di elemento contenuto nei meteoriti caduti dal cielo. Gli venne attribuito un valore magico-simbolico e fu impiegato per la produzione di oggetti rituali e protettivi. Per la sua effettiva introduzione nell'industria produttiva di oggetti di uso comune, tuttavia, occorrerà attendere il 2000/1500 a.c., epoca in cui antichi popoli, come gli Ittiti, lo utilizzeranno per la produzione di armi. Da qui la tecnologia del ferro si diffonderà dapprima verso Oriente, quindi anche in Egitto, e poi verso Occidente.





In allegato: lo strumento rituale ba3-em-seH-t-neter, utilizzato durante la cerimonia dell'"apertura della bocca" (riproduzione moderna in legno di pino)
pizia.
00lunedì 7 marzo 2011 07:24
Re: Re: Re:
Biceleon, 06/03/2011 9.39:



Se per stelle cadenti si intende solo quelle piccole scie lasciate da meteore velocissime ad alta quota, ...


Proprio queste! [SM=x822713]
Parlo per me ovviamente, io questo avevo capito nel primo post, quello in cui si poneva la domanda all'origine dell'intero DDD.
Quelle altre, sono in maniera fin troppo evidente meteoriti in arrivo dal cielo, da questo punto in poi sono d'accordo con te, anche sul corollario relativo al benben [SM=x822713]

E torniamo al ferro, anche se come argomento è lievemente OT, ma non troppo.
Ho guardato con più attenzione le analisi specifiche sui materiali in mio possesso, cioé solo quelle pubblicate sul catalogo della mostra "Egitto mai visto".
Sono state effettuate qualche anno fa, su campioni di pigmenti colorati usati in pittura durante il Primo Periodo Intermedio, prelevati dai manufatti provenienti da Assiut e da Gebelein, acquisiti da Schiapparelli durante le campagne di scavo risalenti a circa un secolo fa.
Nei campioni di colore rosso e marrone, ma in quantità apprezzabili anche nel giallo, sono presenti componenti ferrose accompagnate da vari altri elementi, quali calcio, silicio e titanio, ma non figura il nichel.
Questo farebbe supporre che il minerale polverizzato non fosse di provenienza meteorica, ma ovviamente si tratta di uno studio mirato, il cui risultato è valido limitatamente a quelle località e per un periodo ben definito.

-Kiya-, 07/03/2011 0.36:

Il nome adottato dagli Egizi potrebbe non essere frutto di esperienza diretta, ma il risultato di influenza filologica straniera.
...


Ecco, questa è una considerazione fondamentale, purtroppo gli egizi non detengono questo primato, essi entrarono nell'Età del ferro trascinati dai popoli vicini, evidentemente metallurghi più esperti.

Diego Baratono.
00lunedì 7 marzo 2011 08:54
Le selci litiche microlitiche che ho rinvenuto sul "Terzo livello", confermano indirettamente, se ce ne fosse il bisogno, che l'uso del metallo in Egitto, entrò a far parte del bagaglio tecnologico dei popoli nilotici posteriormente rispetto alle altre civiltà del Mediterraneo.
-Kiya-
00lunedì 7 marzo 2011 09:02
Grazie Diego ;)
Posso chiederti in che modo queste selci contribuiscano a confermare l'approccio tardo dell'Egitto verso il metallo?
Forse è sufficiente la loro presenza, e l'assenza di reperti di altra composizione, a tal proposito?
Diego Baratono.
00lunedì 7 marzo 2011 14:16
No, semplicemente perché le selci microlitiche vengono abbandonate nel resto del Mediterraneo nel momento dell'introduzione del metallo (bronzo) mentre in Egitto è noto che gli utensili litici vengono utilizzati per molto tempo ancora dopo l'introduzione del ferro. Non è molto chiaro il perché di questa discrasia tecnologica: evidentemente il ferro non era disponibile né materialmente né concettualmente, oppure aveva altre valenze ...
emilioraffaele
00lunedì 7 marzo 2011 18:45
 

Allora, siamo arrivati a parlare del ferro e del suo progressivo utilizzo in Egitto, partendo da una domanda di Kiya riguardo al significato – esclusivamente di contenuto spirituale - che gli egiziani davano al fenomeno delle stelle cadenti.

 

Abbiamo distinto le “meteore” dai “bolidi” e ne abbiamo analizzato il contenuto, abbiamo sufficientemente appurato il significato del termine utilizzato per la parola “ferro” e stiamo approfondendo il periodo storico in cui l'utilizzo del ferro stesso divenne una pratica “industriale.

 

Ma torniamo alla prima domanda: Come interpretavano il fenomeno delle stelle cadenti gli antichi egizi?

 

Io credo che questo fenomeno era sicuramente studiato. Gli antichi osservavano assiduamente il cielo nottorno e le sue manifestazioni.

Infatti, come in ogni parte del mondo, in Egitto veniva praticata la professione di Astrologo.

 

Il Papiro Demotico del Museo di Berlino n. 8345 porta scritte alcune colonne di un testo ad uso degli astrologi; gli oroscopi si basavano sulla creduta influenza degli astri sul destino individuale umano (Pag. 735 e seguenti: Letteratura e Poesia dell'Antico Egitto – di Edda Bresciano)”.

 

Nella letteratura egizia, salvo errore, sembra che non si parli mai delle stelle cadenti. Il Grande Inno ad Aton, uno dei testi più celebri della cultura egizia, parla anche della notte in questi termini:

 

.....quando riposi, nell'orizzonte occidentale, la terra è nell'oscurità, come se fosse morta, gli uomini dormono nelle loro camere, con la testa coperta, e un occhio non vede l'altro. Potrebbero venir rubati i loro beni che sono la loro testa, ma non se ne accorgerebbero. Tutti i leoni escono dalla loro tana, tutti i serpenti mordono. L'oscurità è per loro chiarore....

 

Era forse un momento della giornata da associare alla paura, alla morte, alla magia?

 

Sul soffitto del Cenotafio di Sethi I, ad Abido, è narrato come Nut, la Dea del cielo, in sembianze di scrofa, divori i suoi stessi figli, cioè le stelle e li partorisca nuovamente ogni notte ad oriente: Nella forma più arcaica della teologia solare, la dea, in forma di vacca celeste Hator, assorbiva Ra e, ogni mattina lo rigenerava, la Vita era rappresentata nel disco solare, come dice Mario Tosi, il tema dominante degli egizi, era “l'uscire al giorno”.

 

Io penso che il fenomeno delle stelle cadenti, bolidi, o meteore che fossero,era interpretato come un evento negativo, presagio di sventura e probabilmente era legato, nelle sua interpretazione, a riti e procedure di magia.

 

Per quanto mi riguarda, mi è capitato spesso, per necessità connesse alla pratica di uno dei miei hobby sfrenati da pensionato, di trovarmi di notte sotto un cielo pieno di stelle, specie nel periodo estivo, affaccendato ad utilizzare l'acqua irrigua comunale - precedentemente prenotata - per bagnare le mie colture orticole e, in quelle notate calde e piene di odori, quando vedo una stella cadente, non posso non pensare ai versi della poesia del Pascoli, (X Agosto):

 

…...

e tu cielo dall'alto dei mondi

sereni, che sei infinito, immortale

inondi con un pianto di stelle,

quest'atomo opaco del male.

 

 

 

 

pizia.
00mercoledì 9 marzo 2011 13:20
Re:
emilioraffaele, 07/03/2011 18.45:

...era interpretato come un evento negativo, presagio di sventura e probabilmente era legato, nelle sua interpretazione, a riti e procedure di magia.
...


Invece adesso lo vediamo come un buon presagio, un evento in grado di realizzare un nostro recondito desiderio.
E' una credenza locale, diffusa solo dalle mie parti, oppure anche da voi si dice di esprimere un desiderio alla vista della stella cadente?

E vista la nostra dipendenza culturale dall'antico Egitto, nell'ipotesi in cui loro interpretassero negativamente il fenomeno, quando è avvenuta l'inversione di significato?

Il caso citato, della bella e struggente poesia di Giovanni Pascoli, (a me è sempre piaciuto Pascoli, anche se è da martellate sulle dita!) penso sia solo un'immagine poetica, non corrispondente a diffuse considerazioni negative sul fenomeno risalenti al XIX secolo...

emilioraffaele
00mercoledì 9 marzo 2011 21:56
Da noi, landa densamente abitata, zona Centro Italia, si dice la stessa cosa, ma il cielo di Roma è opaco, lattiginoso, non si vedono neanche le stelle. Al giorno d'oggi i giovani, le stelle cadenti le vedono in televisione.
Hatshepsut76
00mercoledì 9 marzo 2011 22:31
basta andare sul mare, lontano dalle luci che danno sulla strada et voila.... il gioco dovrebbe essere fatto! [SM=g999103]
-Kiya-
00mercoledì 9 marzo 2011 23:17
Credo che sia una leggenda "nazionale", associata anche a quella della notte di San Lorenzo, il 10 agosto. La notte in cui le stelle cadenti dovrebbe raggiungere il più alto numero dell'anno....

chi ne sa di più sulle origini di questo "appuntamento"? (vediamo se riusciamo ad arrivare a qualche tratto comune con l'antico Egitto)
Biceleon
00giovedì 10 marzo 2011 10:38
Re:
-Kiya-, 09/03/2011 23.17:

Credo che sia una leggenda "nazionale", associata anche a quella della notte di San Lorenzo, il 10 agosto. La notte in cui le stelle cadenti dovrebbe raggiungere il più alto numero dell'anno....

chi ne sa di più sulle origini di questo "appuntamento"? (vediamo se riusciamo ad arrivare a qualche tratto comune con l'antico Egitto)



Wikipedia è abbastanza esaustiva in proposito:

«Le Perseidi sono uno sciame meteorico che attraversa l'orbita terrestre durante il periodo estivo. La pioggia meteorica si manifesta dalla fine di luglio fino oltre il 20 agosto e il picco di visibilità è concentrato attorno al 12 agosto, con una media di circa un centinaio di scie luminose osservabili ad occhio nudo ogni ora dalla Terra. Ciò rende questo sciame tra i più rilevanti in termini di osservabilità tra tutti quelli incrociati dal nostro pianeta nel corso della sua rivoluzione intorno al Sole.

La cometa che ha dato origine a questo sciame è la Swift-Tuttle, che ha un nucleo di circa 10 km e il cui ultimo passaggio al perielio è avvenuto nel 1992, e il prossimo si realizzerà nel 2126. Le meteore che noi vediamo ora sono particelle rilasciate durante le passate orbite della cometa. La velocità con cui impattano l'atmosfera terrestre è pari a circa 59 km/s. Le prime osservazioni dello sciame delle Perseidi furono fatte dai Cinesi nel 36 d.C.

«Le Perseidi sono popolarmente note come "Lacrime di San Lorenzo" in quanto anticamente il momento di picco era collocato intorno al 10 agosto, ma per effetto della precessione degli equinozi si è spostato nel corso dei secoli di circa due giorni in avanti. In Grecia rappresentano la Trasfigurazione del Signore che cade il 6 agosto, se ne può arguire che la tradizione greca sia più antica di quella italiana, che sicuramente nacque nell'Ottocento con la scoperta del legame delle Perseidi con la cometa Swift-Tuttle da parte dell'astronomo italiano Giovanni Virginio Schiaparelli: Schiaparelli nel 1866, a seguito del passaggio al perielio della cometa del 1862, scoprì il legame tra gli sciami meteorici e le comete, scoperta contenuta in uno scambio di lettere con Padre Secchi.

Il nome di questo sciame meteorico deriva dal fatto che il radiante, ovvero il punto dal quale sembrano provenire tutte le scie, è collocato all'interno della costellazione di Perseo. Nell'anno 2000 le coordinate del punto radiante risultavano essere pari a 46° di ascensione retta e +58° di declinazione, con uno spostamento giornaliero, dovuto al moto di rivoluzione terrestre, di 5,4° A.R. e 0,12° declinazione, dirigendosi dalla costellazione di Cassiopea verso quella della Giraffa.

La perdita, avvenuta il 12 agosto 1993 del satellite per comunicazioni Olympus lanciato dall'Agenzia Spaziale Europea è stata attribuita alla collisione con una Perseide»
pizia.
00giovedì 10 marzo 2011 15:06
Ecco, quando sento parlare di tradizione greca - chissà perché - penso agli egizi...
Biceleon
00giovedì 10 marzo 2011 16:03
Re:
pizia., 10/03/2011 15.06:

Ecco, quando sento parlare di tradizione greca - chissà perché - penso agli egizi...



Attenzione che qui si parla di tradizione greca cristiana.
Dai vangeli la trasfigurazione di Gesù viene fatta risalire 40 giorni prima della sua crocifissione, visto che si celebrava già la festa dell'esaltazione della croce il 14 settembre di conseguenza fu stabilita la data del 6 agosto quale festa della trasfigurazione.


pizia.
00giovedì 10 marzo 2011 23:04
Ma io anche quando sento parlare di greci cristiani penso agli egizi...
ACUSinpw
00venerdì 11 marzo 2011 11:54
Io penso sempre agli Egizi.
Comunque, credo che quella dell'esprimere un desiderio sia ben più vasta di una credenza "nazionale". Mi pare di ricordare che in un manga (fumetto giapponese) accadesse la stessa cosa...
Biceleon
00sabato 12 marzo 2011 04:38
Re:
-Kiya-, 07/03/2011 00.36:

Seppur il ferro sia un elemento molto diffuso nella crosta terrestre, in superficie la sua presenza è relativamente scarsa. Abbiamo quindi appurato che l'unica (o quasi) fonte di questo materiale durante l'antichità possano essere stati i meteoriti, ma non possediamo riscontri del fatto che tutti fossero consapevoli della loro effettiva origine.



Leggendo I metalli nel mondo antico. Introduzione all'archeometallurgia citato da Kiya, mi è venuto da fare un inciso sulle “forme di ferro” che troviamo in natura:

Ferro nativo : molto raro, si presenta sotto forma di granuli, lo si trova principalmente in Groenlandia, ma anche in Germania e in Boemia.

Ferro meteorico : più frequente rispetto a quello terrestre, sebbene anch’esso raro, lo si trova diffuso su tutta la superficie terrestre

Minerali ferrosi : quanto il ferro nativo è raro, tanto i minerali ferrosi sono invece comuni e diffusi. Il ferro è uno dei principali componenti della crosta terrestre, tanto da poter considerare i suoi minerali praticamente ubiquitari, i principali sono: magnetite, ematite, limonite, goethite, siderite e pirite.

L’autore del suddetto libro fa notare che, nonostante l’opinione comune, la temperatura non rappresentava un serio ostacolo alla produzione del ferro, il vero problema consisteva piuttosto nello sviluppare le complesse tecnologie necessarie alla sua corretta lavorazione.
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