Re: Re: Re:
Nepente(1977), 13/10/2011 20.16:
Io sapevo che la prima falsa porta egizia risalisse a Snefru,che wikipedia
mi da al 2600 a.C; è corretto?
...
No, ai tempi di Sneferu è già stato percorso un notevole cammino nella storia delle false porte egizie, per citare un esempio grandioso, a Saqqara, nel complesso piramidale di Djoser risalente alla III Dinastia, solo nel muro di cinta ci sono (se non erro, così a memoria) 14 false porte e una sola vera, da cui si entra ancora adesso.
Ma non è l'esempio più antico.
Nepente(1977), 13/10/2011 20.16:
non voglio gareggiare, ma le false porte neolitiche sarde sono assai antiche, risalendo alla cultura ozieri 3200 a.C circa. vengono riprodotte anche in periodo calcolitico e nuragico.
(e con questo non mi sogno di dire che l'abbiano inventata i sardi!)
Sarebbe quindi interessante capire quale sia la falsa porta più antica del IV millennio, per studiarne la simbologia. tra l'altro, ma dovrei cercare, ricordo che vi fossero false porte già a CatalHouyuk, ma se dovessi ricordare bene, le false porte sarebbero ancora più antiche del IV millennio.
Ok, lasciamo perdere le gare, intanto ognuno cerca solo di portare acqua al proprio mulino. Probabilmente qualcuno potrebbe rilanciare con false porte ancora più antiche ritrovate nel proprio cortile di casa, citate da un sito internet di uno studioso del tutto irreperibile, nel migliore dei casi...
Nepente(1977), 13/10/2011 20.16:
Interessante, e parecchio, è la considerazione che fai sulla con presenza nelle tombe di false porte e navi. Secondo me , basta questo per statuire una qualche correlazione, non importa che siano contigue, anche se ovviamente questo sarebbe ancor più significativo.
potresti darmi qualche esempio?
Come dice Kareni, che salta a piè pari il periodo dell'origine per tuffarsi in quello imperiale:
"Seppur (per dirla alla Platone :) partecipano entrambe dell' idea di aldilà egiziano. "
Non posso che essere d'accordo.
E allora discutiamone, ma lascia perdere l'onore, è che siamo qui apposta
La tipologia delle sepolture predinastiche ci rivela importanti indizi sulla metafisica egizia.
Le tombe dei personaggi importanti sono costituite da una o più camere sotterranee trattate in modo da imitare il palazzo in cui costoro abitarono in vita, i muri sono rivestiti in mattoni crudi intonacati e dipinti, oppure coperti dalle tipiche stuoie usate per i tamponamenti.
Quando esiste una sovrastruttura anch'essa è realizzata ad imitazione del palazzo, con il tipico motivo ad aggetti e rientranze, ma da nessuna parte vi è traccia di un passaggio per entrare.
Ciò significa che il rituale non prevedeva in questa fase la rifrequentazione della tomba da parte di sudditi, parenti, celebranti e fedeli.
Però l'interno era colmato da viveri e oggetti di uso quotidiano messi a disposizione del defunto per la sua vita nell'aldilà, quindi egli poteva raggiungere ugualmente queste cose, evidentemente grazie alla sua nuova consistenza incorporea che gli permetteva di passare attraverso le pareti come agli umani non sarebbe stato concesso.
Nella tomba j del cimitero U di Umm el-Kab, datata al regno di Scorpione I (?XXXIV secolo a.C.) ci sono sottili fessure fra una stanza all'altra atte a permettere il passaggio del defunto, che possono essere intese come la forma embrionale dalla falsa porta come sviluppata in seguito.
E come già hanno anticipato Kareni e Kiya, in seguito si formerà un'idea ben precisa su quale fosse l'entità in grado di passare dove l'uomo in vita non può, ed è il ka, una delle "anime" dell'uomo detta anche "forza vitale", che sopravvive alla morte del corpo e necessita di essere continuamente nutrita e curata.
Questo modo di spiegare la vita dopo la morte appartiene ad un filone particolare della cultura egizia e proviene da una delle tante componenti amalgamate nella nazione faraonica e mai dimenticata (per questo ho parlato di "anime"), esattamente come tanti altri differenti e a volte contrastanti, al punto da mettere a dura prova l'opera dei teologi ufficiali di corte!
La tradizione delle barche funerarie invece, ci è stata tramandata prima ancora dei modellini trovati nelle tombe, dai petroglifi del deserto, ben più abbondanti.
Le navi graffite sulle pareti di roccia sembrano essere i mezzi di trasporto delle divinità, in un'epoca in cui (Toby Wilkinson nel suo
La Genesi dei Faraoni parla di periodo Badariano!) le divinità probabilmente erano gli antenati.
In tali raffigurazioni, i viaggiatori al posto d'onore sulla barca sembrano assumere l'aspetto crisalidiforme che il dio Osiride avrà nel periodo dinastico, oppure appaiono sdraiati all'interno di una cabina allestita sul ponte, da cui escono solo i piedi.
Se ti può interessare possiamo fare altre osservazioni sull'origine del viaggio del defunto nell'antico Egitto, perché c'è molto da dire, tutti questi particolari hanno condotto a particolari deduzioni.
Adesso arrivo alle ancore: in fondo si tratta solo di blocchi di pietra, legati ad una corda, sufficientemente pesanti da non permettere alla corrente del fiume di portare via la leggera barca di papiro quando non è ormeggiata.
Esse talvolta compaiono nelle rappresentazioni delle barche sia su roccia che su ceramica, sono quindi un elemento costituivo cui dare risalto, come del resto ogni parte caratterizzante le imbarcazioni, di cui gli egizi danno grandi prove di conoscenza: in un passo del Libro dei Morti (ma qui sono io che sto sconfinando in un periodo troppo recente) il defunto per superare una delle prove del viaggio nell'aldilà (qui rigorosamente documentato via acqua), deve saper nominare tutte le parti di cui è composta l'imbarcazione.
Può darsi che in qualche caso il loro riutilizzo abbia una valenza simbolica, ma secondo me, vista la differente tradizione delle due credenze funerarie, si tratta solo del razionale reimpiego di un prezioso materiale.
Non mi dilungo oltre, non vorrei annoiare...