Rappresentazione e Realtà
Merytaton:
Il genio egizio si è espresso al massimo grado nell'architettura, però le sculture hanno un fascino del tutto particolare, anche se a mio modesto parere altri popoli hanno raggiunto, in quest'ambito, risultati maggiori.
Escultura del Antiguo Egipto
La escultura egipcia fue ante todo, animista. Encontró su razón de ser en la eternización del hombre después de la muerte. Fue una escultura eminentemente religiosa. La representación de un faraón o un noble, era la reemplazante física del muerto, su doble, en caso de descomposición del cuerpo momificado. Esto justificaría el exagerado naturalismo logrado por los escultores egipcios, sobre todo en el Imperio Antiguo. Con el paso del tiempo, al igual que la pintura, la escultura se estilizó.
Las estatuillas de barro eran piezas concebidas como complementarias del ajuar en el ritual funerario. En cuanto a las estatuas colosales de templos y palacios, surgieron a partir de la Dinastía XVIII como parte de la nueva arquitectura imperial. Poco a poco, las formas se fueron complicando y pasaron del realismo ideal al amaneramiento completo. Con los reyes tolemaicos la gran influencia de Grecia se hizo sentir en la pureza de las formas y el perfeccionamiento de las técnicas.
En un principio, el retrato tridimensional fue privilegio de faraones y sacerdotes. Con el tiempo fue posible a ciertos miembros de la sociedad como escribas y sacerdotes. De los retratos reales más populares merecen mencionarse los dos bustos de la reina Nefertiti, considerada una de las mujeres más bellas de la historia universal. Ambos son obra de uno de los pocos artistas egipcios conocidos, el escultor Thutmosis, y se encuentran hoy en los museos del Cairo y de Berlín, respectivamente. No fueron menos importantes las obras de orfebrería, cuya maestría y belleza son suficientes para testimoniar la elegancia y el lujo de las cortes egipcias. Los materiales más utilizados eran el oro, la plata y las piedras. Las joyas siempre tenían alguna función específica (talismanes), lo mismo que los objetos elaborados para templos y tumbas. Los orfebres también colaboraron en la decoración de templos y palacios revistiendo muros con láminas de oro y plata labrados con inscripciones, de los que apenas quedaron testimonio.
di: USHEBTIS EGIPCIOS
Ho riportato il commento della nostra amica Merytaton pubblicato sulle nostre comuni bacheche di Facebook, poiché trovo molto interessante l'argomento, che apprezzo in modo particolare in quanto mi ritengo un appassionato sincero dell'Arte Scultoria. Evito di tradurre il commento del sito Spagnolo, abbastanza comprensibile e sul cui contenuto non intendo attirare la Vostra attenzione.
Personalmente condivido il fascino particolare posseduto dalle opere egizie ed è vero, c'è qualcosa di diverso ed immediato, c'è la primitività e l'interiorità, c'è anche la naturalezza nelle posture e il forte realismo nella raffigurazione, specie negli animali, a conferma dell'intenso contatto dell'artista egizio, con la natura florida che lo circondava. Sto leggendo Antico Egitto di Barry Kemp, che trovo, a dir poco, affascinante. E' un'analisi concreta della realtà quotidiana del popolo del Nilo e, pur trovandomi alle prime pagine, mi trovo via, via ad apprendere cose nuove (peraltro era facile che accadesse, devo ancora leggere molto e ricordare..) ed a condividere molte delle considerazioni espresse da questo grande autore. Penso che sia necessario che vi riporti qualche riga del libro del grande egittologo, riguardo al modo, degli egiziani, di vedere il passato e sull'apparente mancanza di progressi nella loro arte figurativa.
….Ogni ideologia richiede un passato, una storia. Per un'ideologia dinamica del cambiamenti, come il marxismo, il passato deve essere insoddisfacente, un tempo imperfetto i cui difetti siano lo sprone verso l'azione e la rivoluzione. Il passato esiste per essere rifiutato. Più comunemente, tuttavia, le società inglobano con rispetto il passato, o almeno alcune parti di esso. La storia traccia il disegno dettagliato di un mito del passato che fornisce un modello per il presente. L'Egitto apparteneva decisamente a questa categoria di società. Esso conosceva il proprio passato e ne inseriva le immagni nel mondo mitico dell'ideologia......
.....Il passato era un modello di ordine, un succedersi continuo e quasi sempre pacifico di regni di sovrani defunti, ciascuno dei quali lasciava il trono al successore in una sequenza unica e diretta.....
…..La continuità emerge nel modo più esplicito dalle liste dei sovrani defunti, che gli Egiziani stessi compilavano. La maggior parte di esse proviene dal Nuovo Regno, periodo in cui gli Egiziani avevano già accumulato un millennio e mezzo di storia. La più nota è quella incisa in un elegante bassorilievo, su una delle pareti interne del tempio di Sethi I ad Abido....accompagnato dal figlio maggiore Ramses (che diverrà Ramses II), in atto di compiere offerte. I beneficiari delle offerte, come risulta charamente dal testo che accompagna le immagini, sono 75 antenati regali, ognuno rappresentato d un cartiglio reale......
…..Un'altra lista regale, del tempo di Tuthmosis III, incisa sulle pareti del tempio di Amon Ra a Karnak, raffigura ogni personaggio di una lista di 61 re mediante l'immagine di una statua, non di un cartiglio reale......
…..Benché queste liste siano relativamente tarde, la consuetudine di venerare antenati regali celebri era antica. La devozione dei faraoni della XII dinastia verso alcuni membri della precedente XI dinastia, di cui avevano usurpato il trono, rivela anche che il desiderio di continuità nell'esercizio del potere regale, poteva superare i dettagli politici della successione dinastica......L'immagine più importante che il passato proiettava, era, dunque, quella di una continuità ordinata della regalità.....
…..Distacchi dal quadro ideale del passato ve ne furono pochi e, a eccezione del Periodo Hyksos, limitati a singoli individui. Più normalmente il passato era fonte di autorità e autenticità. Una scena caratteristica è quella del re Neferhotep della XIII dinastia, che visita devotamente “la casa degli scritti”, esaminando gli antichi scritti di Atum (il Dio creatore), al fine di scoprire l'aspetto esatto che doveva avere una nuova statua di Osiride, descritta dagli dei stessi agli inizi del tempo. Con una simile riverenza per le forme antiche, gli artisti egiziani conservarono la grafia originale dei geroglifici, apportando loro solo poche modificazioni per 3000 anni. La generale continuità nell'arte e nell'architettura, è dovuta all'accurata riproduzione di stili codificati, creati nel Periodo Protodinastico e nell'Antico Regno. Ma in ciò viveva anche un elemento di autodelusione: vi furono, infatti, mutamenti significativi di ideali e di forma che certo rispecchiavano uno sviluppo intellettuale, cosa che appare direttamente anche dalle fonti scritte . Tutti gli studiosi moderni di storia dell'Arte egizia si basano sulla premessa che lo stile cambiava in ciascun periodo. Così le statue meditabonde e pensierose dei sovrani del Medio Regno, erano portatrici di un messaggio diverso da quello espresso dalle immagini giovani ed idealizzate dei re dell'Antico Regno. La nuova statua di Osiride, voluta dal re Neferhotep, sarebbe stata certo riconoscibile come un prodotto dell'artigianato del suo tempo. Sicuramente i “testi” esaminati dal re descrivevano l'aspetto dell'antica immagine solo in termini generali, elencando, probabilmente, i materiali preziosi che dovevano essere impiegati per realizzarla. Gli Egiziani non erano in grado di descrivere lo stile di una statua. Lo stesso accadeva per l'architettura templare, nella quale, almeno per quanto concerne il culto funebre regale, possiamo riconoscere importanti mutamenti di significato. Ci furono dei cambiamenti, ma, nel complesso, essi furono introdotti con buon gusto e rispetto e mantenendo il vocabolario basilare delle forme tradizionali, rinforzandolo talora con riferimenti al passato.......