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Storia e Mnemostoria dell'Antico Egitto, ossia la storia per come recepita, nel tentativo di comprendere la storia per come stata.
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La Tesi di Laurea di Silvia Vinci

Ultimo Aggiornamento: 17/04/2010 12:22
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TESI DI LAUREA:
 

C'è un argomento che mi sta a cuore più degli altri ed è la storia del popolo egizio ai tempi (ed anche prima) del Periodo Pre Dinastico. Io non ho particolari preferenze per una certa dinastia o per un'altra, ma sono convinto che, per capire gli usi e i costumi di un popolo come quello egizio, è necessario anche approfondire il suo cammino evolutivo nel corso dei secoli, specie per il fatto che la strada percorsa da queste genti è lunga più di 5000 anni. Ma quali sono stati i cambiamenti culturali, è possibile che in tanti secoli, tutto è rimasto quasi immutato?. Visto che parlate proprio di Tesi di Laurea, ne accodo una molto interessante ed anche abbastanza recente, presentata presso l'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna dalla D.ssa Silvia Vinci (magari qualcuno di voi l'avrà letta già). Riporto per vostra comodità l'indice dei contenuti:

 

--------------------------------------------

 

Introduzione

 

Capitolo I

La questione terminologica. Tribù, chiefdom, stato: il “caso Egitto”. Le teorie sulla

nascita dello stato.

 

Capitolo II

Da Naqada II a Naqada III: la complessità sociale. Le testimonianze archeologiche tra

necropoli e insediamenti urbani.

 

Capitolo III

Problemi di comunicazione: la scelta dei significanti. Due esempi tratti dal mondo

naturale.

L’organizzazione territoriale, sociale e politica: un’analisi attraverso tavolozze;

vasellame; teste di mazza; avori.

 

Capitolo IV

Dal mito alla storia: l’Horus Narmer, “l’Unificatore”.

L’amministrazione della giustizia e l’organizzazione burocratica.

Narmer e la consacrazione dell’“Unione delle due terre”.

 

Catalogo delle attestazioni del nome di Narmer

 

Bibliografia

----------------------------------------------

Questo è l'indirizzo presso cui potrete trovare il lavoro:

 

(http://www.archeologia.unibo.it/Archeologia/Ricerca/Dottorati/tesi_dottorato/tesigiadisc.htm)

 

Aggiungo qualche piccola considerazione che ho piacere a condividere con voi, sperando di non ripetere cose già dette in precedenza. Penso che il mestiere di archeologo sia una professione molto bella, Da ragazzo avrei fatto volentieri tale mestiere (non era il solo, da giovani si sogna sempre). Credo che sia impagabile scoprire un sito archeologico e farlo rivivere, portandolo lentamente alla luce del giorno. Leggendo di archeologia, ho appreso che le metodologie di esplorazione si sono via via affinate. Ho appreso, sul libro di Finkelstein (LE TRACCE DI MOSE'), che gli scavi fra la valle di Izrel e quella di Beersheva (Palestina Occidentale), dopo la guerra del 1967 furono influenzati dalle nuove tendenze dell'archeologia mondiale:

....non si limitarono cioè a scavare, ma si prefissero lo scopo di esplorare, rilevare e analizzare l'antico paesaggio della regione. A partire dagli anni 40, gli archeologi avevano riconosciuto l'importanza degli studi regionali che esaminavano l'evoluzione nel tempo degli schemi di insediamento. Se infatti gli scavi condotti nei singoli siti fornivano un quadro altamente specializzato della cultura materiale delle antiche popolazioni - rivelando il susseguirsi degli stili della ceramica, dei gioielli, delle armi, delle case e delle tombe di una determinata comunità - le indagini a livello regionale, rinunciando alla profondità in favore dell'estensione, mostravano la presenza di siti antichi in una regione ampia e ne permettevano la datazione grazie a frammenti di ceramica raccolti sulla superficie. Queste indagini rivelavano dove si erano stanziate le popolazioni antiche e la dimensione dei loro insediamenti. Elementi come la scelta di determinate nicchie topografiche (le colline piuttosto che le valli) o economiche (come la coltivazione del grano piuttosto che degli ortaggi) e la facilità o meno di accesso alle strade principali e alle fonti d'acqua, la dicono molto lunga sullo stile di vita e, in ultimo, sull'identità sociale delle popolazioni dell'intera regione, piuttosto che di una singola comunità. Inoltre, le indagini in cui vengono registrati siti di molte epoche diverse, consentono agli archeologi, di monitorare i cambiamenti nella storia demografica di una data regione attraverso lunghi periodi di tempo.”

 

Aggiungo una mia personale considerazione: l'Uomo, nel momento in cui ha potuto essere definito tale, ha avuto l'occasione di colonizzare, anche se lentamente, ogni parte del mondo. A periodi, queste popolazioni hanno dovuto fare i conti con grandi cambiamenti climatici e spaventose catastrofi naturali (alluvioni, siccità, eruzioni vulcaniche), che - se da un lato hanno messo più volte a rischio la loro stessa sopravvivenza - dall'altro hanno stimolato l'evoluzione delle capacità cognitive, attraverso un sistema spietato , ma biologicamente efficace, “la selezione naturale del più adatto”. Per quanto riguarda la Civiltà Egiziana, che non parte certo dai tempi di Narmer, ma è antecedente chissà di quanti secoli, mi trovo ad immaginarla relativamente immutata, in quanto particolarmente favorita, nei siti a ridosso del Nilo, dall'abbondanza delle risorse naturali a disposizione, anche nei momenti peggiori della storia dell'Uomo.



 

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