RAMSY, 20/02/2010 22.52:
Le mie nozioni sulla psicostasia sono abbastanza elementari. So che è la cerimonia in cui il defunto viene giudicato prima di poter accedere nell' aldilà. La si conosce perchè è un passaggio del libro dei morti ed è rappresentata in diverse tombe.
Quello che non so è se questa cerimonia era solo scritta e illustrata o se era anche rappresentata materialmente da dei sacerdoti.
Poi un'altra curiosità tra il serio e il faceto: Ramses II, ma anche altri suoi "colleghi", aveva il "vizietto" di usurpare statue e monumenti dei suoi predecessori e di amplificare con l'aiuto di qualche bugia o qualche omissione le sue eroiche gesta. Si sarà sentito tranquillo al cospetto di Anubis?
RAMSY, innanzitutto grazie per aver posto la domanda, che mi consente di introdurre il concetto della cosiddetta "pesatura del cuore/anima", a cui i Greci diedero il nome di Psicostasìa.
Non abbiamo attualmente riscontri di rappresentazioni tenute dai sacerdoti, in vece degli Dei. Si trattava essenzialmente dell'obbligo simbolico che il defunto (ogni defunto, non solo i Sovrani, almeno dopo la "democratizzazione dell'Aldilà") aveva di sottoporsi al giudizio degli Dei, affinchè gli fosse concesso di accedere all'eternità.
La procedura da eseguire, nel dettaglio, è indicata nel capitolo CXXV (125) del
Libro per la venuta al Giorno, che noi indichiamo con "Libro dei Morti". Il Giudizio Divino, tuttavia, aveva radici ben più profonde. Di questo rituale troviamo, infatti,in un certo senso, già riscontro nei Testi delle Piramidi e in quelli dei Sarcofagi. Ma in essi è presente piuttosto il concetto di un "giudizio preliminare" esclusivamente rivolto al Sovrano (nel caso dei Testi delle Piramidi) che poi, durante il Nuovo Regno prenderà la forma oggi nota.
I protagonisti della psicostasìa sono quelli abitualmente raffigurati nei papiri più noti (come ad esempio quello di Ani). Vi troviamo: Thot, che ha il compito di redigere i verbali divini e che si trova alla destra di Osiride, quest'ultimo con funzione di giudice; Anubi che accompagna il defunto. Di fronte a loro vi sono le 42 divinità ai quali il defunto era tenuto a rivolgersi, citandoli per nome e provenienza e riferendo di non aver compiuto l'atto negativo agli stessi associato.
Il cuore del defunto, in quanto sede dell'anima, veniva posto su un piatto della bilancia. Sull'altro si trovava la piuma simboleggiante Maat, la Verità, la Giustizia, ma anche l'Ordine Divino.
La Confessione Negativa che il defunto era tenuto a pronunciare, non riguardava essenzialmente errori commessi, quanto l'affermare di non avere agito contro il volere degli Déi, contro, soprattutto, i primncipi della stessa Maat.
Se, infine, il cuore dello stesso risultava leggero, di pari peso della piuma posta sull'altro piatto, questi veniva "assolto" da Osiride e quindi purificato, acquisendo l'epiteto di "giusto di voce".
Qualora, invece, il risultato fosse stato negativo, Tamit, la Divoratrice, ne avrebbe cancellato ogni traccia d'esistenza e sarebbe stato consegnato all'oblio.
Essenzialmente le ragioni ritenute di gravità tale da impedire l'accesso all'eternità erano quelle perpetrate a sfavore di uomini (assassinio, furto, la menzogna, etc...), a sfavore degli Dei o dei luoghi ad esse consacrati.
Era, pertanto, condannato il furto di statue o offerte destinate alle divinità o gli atti di vandalismo verso le stesse.
A questo non corrisponde l'usurpazione dei monumenti dei propri predecessori, soprattutto quelli con un valore celebrativo dello stesso Re. Semmai, era prassi comune quella di appropriarsene, magari in seguito a una semplice ristrutturazione o al completamento della stessa, rimasta incompiuta alla morte del sovrano precedente.