| | | OFFLINE | | Post: 798 Post: 612 | Registrato il: 21/10/2006 | EgiTToPhiLo/a | Artista del Re | |
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23/09/2009 01:34 | |
-Kiya-, 22/09/2009 22.05:
Preso atto di ciò, a mio parere, i risultati finora ottenuti dagli scavi non possono essere ritenuti elementi probanti e non possono, pertanto, essere citati per confutare, ad esempio, quanto espresso da Finkelstein e altri sostenitori della sua teoria.
A parte che si è parlato di prove indiziarie e non probanti, e poi perché mai non dovrebbero essere citati? Credo invece che dovrebbero essere Finkelstein e i sostenitori della sua teoria a spiegarci come vanno spiegati certi reperti in quel contesto anziché ignorarli.
-Kiya-, 22/09/2009 22.05:
In merito a quanto sottolinei con riferimento a Sheshonq I, mi pongo un interrogativo.... o piuttosto una riflessione:
è lecito affermare che la Bibbia faccia da stampella, permettendo di datare il regno di questo Sovrano, o forse sarebbe più corretto affermare che dobbiamo alle iscrizioni presenti sulle mura di Karnak e sulla stele di Megiddo il merito di aver confermato l'esistenza del Sheshak biblico?
Forse è solo questione di punti di vista, no? ;)
Ammesso che Sheshonq I e Sheshak siano la stessa persona, quando Champollion più di 150 anni fa li identificò come la stessa persona, si fece ricorso alla Bibbia e non ad altre fonti per inquadrarlo cronologicamente, il fatto che fu confermata l’esistenza del faraone non la mette sullo stesso piano.
Per farla breve, venne scoperto la prova dell’esistenza di un faraone di cui la Bibbia già sapeva, ma fu necessaria quest’ultima per dargli una "data di nascita", no…non credo che sia una questione di punti di vista, è una questione di metodo.
[Modificato da Biceleon 23/09/2009 01:45] |