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"Le tracce di Mosé - La Bibbia tra storia e mito " di Israel Finkelstein e Neil A. Silberman

Ultimo Aggiornamento: 27/11/2012 00:29
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EgiTToPhiLo/a
Artista del Re
10/09/2009 17:45
 
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Ho avuto modo di leggere tempo fa il libro di Finkelstein e Silberman, un testo interessante ma di taglio giornalistico divulgativo non certo d’impostazione scientifica, mi domando che ci si può preparare ad un esame di archeologia del Vicino Oriente su un testo come questo.

Personalmente ritengo che la Bibbia, nel nostro caso, l'Antico Testamento va considerato come qualsiasi altro documento antico, perché come afferma David Rohl:

«Tutti i documenti antichi sono stati scritti da uomini, di conseguenza includono le credenze, le aspirazioni e tradizioni di una determinata cultura. Essi sono anche, naturalmente, suscettibili ad errori di fatto, a preferenze politiche, economia della verità e a errori di trascrizione.»

Personalmente ho qualche riserva sul criterio storico utilizzato dagli autori, ad esempio perché ricercare l’esodo solo in un periodo storico, vedi epoca Ramsete II, e non investigare altri periodi di cui molti studiosi sono sostenitori? Ma passiamo ai fatti.

Dal 2001, data della pubblicazione del libro, ad oggi sono passati 8 anni ce qualche novità che possa smentire il punto di vista di Finkelstein e Silberman? Forse si.

«2005 - Eilat Mazar, dell’università ebraica di Gerusalemme, ha infatti annunciato la probabile scoperta dell’antico palazzo di re David. «Servendosi della Bibbia come di una guida - spiega padre Rosario Pierri, dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme - la Mazar ha identificato una grande costruzione pubblica, risalente al X secolo a.C., tra gli scavi condotti in quello che oggi è chiamato il villaggio di Silwan. Insieme alla costruzione c’erano cocci di ceramica a partire dai tempi di David e di suo figlio Salomone, e un sigillo ufficiale governativo israelita appartenente a un personaggio menzionato nel libro del profeta Geremia. La costruzione del palazzo di David con materiali donati dal re Hiram di Tiro è descritta nel secondo capitolo del secondo libro di Samuele».
Non appena il ritrovamento è stato annunciato, si sono scatenate le critiche da parte degli archeologi. Difficile, infatti, nel mondo ebraico, trovare d’accordo due studiosi sulla stessa questione. Alcuni hanno espresso scetticismo, altri hanno demolito il ritrovamento, altri ancora hanno invece riconosciuto l’importanza della scoperta. A scanso di equivoci va detto che la Mazar non ha particolari inclinazioni religiose e segue i dettami dell’Accademia israeliana nel considerare la parola di Dio nient’altro che una raccolta di racconti fantasiosi e di miti.
Entusiasta è Gabriel Barkay, archeologo della Israel’s Bar-Ilan University, che ha definito la scoperta «molto significativa», dato che di Gerusalemme, come capitale del regno unito, si conosce ben poco. Il professore Amihai Mazar dell’università ebraica di Gerusalemme considera da parte sua la scoperta «qualcosa di miracoloso», perché apre nuove prospettive storiche sulla presenza davidica nella Città Santa.» - (Link, si veda anche Quì)

E’ difficile poter affermare è stata trovata la casa di Davide visto che non ce nessuna iscrizione che lo affermi, tra l’altro non è escluso che un domani non la si trovi.
Comunque il dato certo è che la suddetta scoperta smentisce quanto dicono Finkelstein e Silberman e cioè che all’epoca di Davide l’estensione di Gerusalemme era non più grande di quella di un caratteristico villaggio di altopiano.


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