| | | OFFLINE | | Post: 2.316 Post: 1.739 | Registrato il: 22/05/2007 | EgiTToPhiLo/a | Scriba | |
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21/12/2008 10:30 | |
Una pratica diffusa nella cultura egizia, almeno dal Nuovo Regno, era quella dell’oracolo.
Si demandava cioè a una divinità il responso su una problematica civile o una decisione politica. L’esempio più conosciuto è sicuramente il riconoscimento, da parte del dio Amon dell’oasi di Siwa, dell’incoronazione di Alessandro Magno.
Non ho trovato molto sia sui libri sia su internet, ma ritengo che i due aspetti vadano considerati in modo differente.
Il popolo aveva sicuramente bisogno di responsi su cause civili ed è ipotizzabile che il visir, notoriamente incaricato di risolvere le cause di maggior importanza, abbia delegato la casta sacerdotale di risolvere le cause di minor peso nelle varie cittadine. Per dare maggior valenza ai responsi dei sacerdoti, si decise di demandare alla divinità del luogo la decisione definitiva. Fu pertanto deciso di far presentare le domande in doppia forma, positiva e negativa, così che la risposta si potesse esprimere con la scelta di una delle due risposte. Ovviamente i sacerdoti conoscevano le domande e potevano condizionare la scelta della divinità, ma la valenza religiosa portava a una maggiore autorità e liberava i sacerdoti dal risentimento di coloro che si rivolgevano all’oracolo.
Il secondo aspetto è più interessante. Alcune scelte politiche, quale la scelta dell’erede al trono, avevano bisogno di una valenza divina.
I primi esempi sembrano trovarsi con la XVIII dinastia. Thutmose I aveva bisogno di far accettare la nomina della figlia primogenita Hatshepsut quale erede al trono. Decise pertanto di ricorrere al giudizio del dio Amon, la cui statua diede un avallo divino alla scelta dell’erede donna. Per motivi che non conosciamo, al momento della successione Thutmose I decise però di nominare il figlio di una concubina, il fratellastro di Hatshepsut, Thutmose II.
Non sappiamo se questa azione, contrastante l’oracolo di Amon, fu presa in accordo con i figli, ma certamente dovette creare un qualche attrito nella casa reale.
Al momento della nuova successione, la scena si replicò. La statua di Amon, in processione nel tempio di Karnak, si rivolse al figlio del sovrano, riconoscendolo come futuro sovrano d’Egitto.
Gli scritti parlano che il dio Amon cercò il bambino nel tempio, ma è probabile che lungo la via della processione si fosse disposta da un lato Hatshepsut con le sue figlie e dall’altro la seconda moglie Isis col piccolo Thutmose.
In tal caso la decisione del dio in favore di Thutmose III si sarebbe espressa con la rotazione della statua verso un lato, o meglio con la rotazione della testa, così da guardare da una parte o dall’altra.
Se non vogliamo credere a un movimento miracoloso della statua, dobbiamo ipotizzare che la decisione fu demandata al clero di Amon e che la rotazione della statua o della sua testa sia stata ottenuta con qualche accorgimento. Ovviamente tutti avrebbero creduto al miracolo e la decisione avrebbe assunto una valenza divina.
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